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Il processo parigino: parlano lo psichiatra e le parti lese (Parte Prima)

Nel corso del processo che si è concluso il 16 ottobre 2013 con la condanna definitiva di due entità Scientology francesi e di 6 suoi operatori per truffa organizzata e abuso di professione, la corte ha voluto sentire il parere di uno psichiatra in merito alle tecniche di vendita scientologiche. Ecco il resoconto del giornalista che ha seguito tutte le fasi processuali. A seguire, le vicende di quattro persone coinvolte, come da testimonianze rese in tribunale.

Di © Di Jonny Jacobsen, giugno-luglio 2009.

© Traduzione a cura di Simonetta Po,ottobre 2013.

 

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Lo psichiatra

Lo psichiatra Daniel Zagury è il perito nominato dal tribunale chiamato a spiegare che cosa secondo lui era successo ai tre ricorrenti [chi aveva sporto denuncia] durante la frequentazione di Scientology.

Il dottore ha detto che i tre erano stati attratti dal movimento in un momento di vulnerabilità: avevano sperato di ricevere aiuto, avevano visto distrutte quelle speranze e provavano un certo risentimento.

Aude-Claire Malton era arrivata in Scientology ancora vulnerabile per la fine di una storia d'amore, ha spiegato Zagury. Era emotivamente insicura, soffriva di complessi di inferiorità, non le piaceva il suo aspetto; era a disagio con se stessa e con il suo corpo.

Zagury ha parlato in termini di fenomeno di transfert come originariamente delineato da Freud: il trasferimento delle aspettative del paziente - delle sue immagini parentali - sul terapeuta. «Potete osservare lo stesso fenomeno in contesti diversi», ha detto Zagury: per esempio nel rapporto docente-allievo o medico-paziente. Questo processo di traslazione dà un certo potere al ricevente.

C'è la tendenza a fare una caricatura del processo di manipolazione mentale, ha aggiunto Zagury. «In realtà il meccanismo è più sottile e forse più efficace.»

Nella situazione terapeutica convenzionale il paziente cerca un terapeuta: «C'è un'aspettativa di aiuto molto chiara e si pensa che il terapeuta sappia che cosa deve fare per aiutarti. In terapia, la richiesta è attiva, diretta. Esiste un collegamento tra offerta e domanda», ha proseguito. E, nel contesto analitico, l'idea è che il paziente progredirà.

In Scientology il contesto è diverso: laddove in terapia i conflitti vengono analizzati ed elaborati, in Scientology ciò non avviene. Durante la terapia l'effetto transfert deve essere eliminato, in Scientology no. Inoltre, ha detto Zagury, c'è un elemento del processo di transfert che viene spesso sottovalutato: l'elemento negativo del risentimento.

Una volta che la traslazione ha avuto luogo e che le speranze sono state deluse, il sentimento di ostilità può diventare molto forte. E questo spiega perché queste persone uscite da Scientology avevano la fortissima sensazione di essere state manipolate.

Zagury ha delineato sette stadi dell'esperienza Scientology della Malton. Ha sottolineato che sebbene la donna non avesse chiesto esplicitamente aiuto, aveva accettato l'offerta di aiuto dopo aver compilato il test della personalità ed essere andata a un incontro. In seguito si era aperta, aveva raccontato la sua vita personale.

Si era poi sottoposta al protocollo dell'addestramento dianetico, che implica una certa dipendenza psicologica. «Era in cerca di qualcosa di nuovo, perciò stette al gioco.»

E quando i supervisori le proposero altri corsi, data la sua insicurezza era naturale che accettasse. Ma a quel punto cominciava a ricevere pressioni finanziarie. Le pressioni ad acquistare ulteriori corsi giocavano sul suo senso di autostima. «Lo devi a te stessa», le dicevano.

Tuttavia, a un certo punto la donna cominciò a capire che non stava ottenendo i benefici promessi e cominciava a sviluppare una certa tensione tra il nuovo gruppo, gli scientologist, e la sua famiglia. Il movimento la allenava su come parlare ai genitori, ma lei si sentiva indecisa, combattuta tra i due.

Il momento di rottura arrivò quando decise che era stata ingannata: «Non erano interessati a me, gli interessavano solo i miei soldi», aveva raccontato la donna. E quando la disillusione arrivò a questo punto, pensò di essere stata vittima di manipolazione mentale.

«Ciò che le restò fu l'impressione di essere stata ingannata. Vuole ricavare un qualche senso da tutto questo», ha detto Zagury.

"Asservire il soggetto"

Zagury ha sostenuto di non sentirsi qualificato a dire se il modo in cui la donna fu trattata era punibile dalla legge. E nemmeno poteva speculare sulle intenzioni degli scientologist coinvolti. Ma da un punto di vista psichiatrico-psicologico, il processo coinvolto era chiaramente identificabile. «C'è stato un abuso di transfert», ha dichiarato lo psichiatra. «Il transfert non era al servizio del soggetto, ma al servizio dell'asservimento del soggetto.»

Zagury ha sottolineato l'importanza del processo di transfert: «Sei in una fase in cui pensi che i tuoi interlocutori ti porteranno la felicità che stavi cercando da tanto tempo».

Olivier Morice, avvocato dei ricorrenti, gli ha chiesto di commentare un'osservazione attribuita a Alain Rosenberg, uno degli imputati, secondo cui far studiare Scientology a uno psichiatra era come far studiare un ebreo a un nazista.
(L'odio e il timore che gli scientologist provano per la psichiatria è radicato negli insegnamenti del fondatore del movimento, L. Ron Hubbard, il quale scrisse che gli psichiatri erano di fatto alla base di tutti i mali della società moderna).

Zagury, che fino a quel momento aveva presentato le sue conclusioni con l'entusiasmo di uno studioso immerso nella materia, ha sorriso in segno di scusa. Ha detto che nello svolgere il suo studio aveva cercato di attenersi ai processi psicologici coinvolti. «Se cominciamo a parlare di nazisti ed ebrei...», ha sorriso di nuovo; quella era una domanda che esulava dal suo campo di competenza.

Il giudice Château gli ha chiesto come mai le persone arrivavano a spendere tanti soldi, e Zagury ha citato la frase che viene ripetuta durante le vendite: la felicità non ha prezzo.

Eric Aubry, per esempio, gli aveva detto grossomodo la stessa cosa: «Che cosa sono mucchi di soldi quando ti aspetti di avere alla fine la soluzione, la risposta a tutti i problemi che hai avuto in vita tua? Sì, sono un sacco di soldi ma allo stesso tempo alla fine c'è un sacco di felicità... Ma quando poi alla fine quella felicità non c'è, allora...»

Zagury ha poi iniziato a parlare del caso di Eric Aubry. L'uomo sapeva che andando alla polizia, presentando una denuncia, agli occhi degli scientologist sarebbe stato un traditore - era come se a commettere un crimine fosse stato lui.

Era possibile identificarsi con l'aggressore, ha proseguito Zagury: e una caratteristica centrale di alcune esperienze traumatiche è che a volte la vittima si chiede se per certi versi non sia stata colpa sua. Ma questo aiuta a spiegare perché Aubry si era rivolto alla polizia, ha detto Zagury. «Voleva essere vendicato dal tribunale.»

Quando Eric Aubry aveva incontrato Scientology era alla ricerca di qualcosa, di un cambiamento. E quando avevano parlato degli addetti Scientology con cui era stato in contatto, Aubry si era dimostrato straordinariamente suscettibile. «Ei un elemento essenziale del transfert», ha aggiunto lo psichiatra.

«Si vedeva suggestionabile, ma c'era un conflitto: si fidava dei suoi interlocutori anche quando il suo istinto gli diceva che stava facendo un errore. Ma era curioso, così proseguì l'esperienza».

Il ricorrente "non conosceva le regole"

Aubry aveva creduto alla promessa di cambiamento fatta dagli scientologist, quel cambiamento a cui anelava. E se a livello professionale, dove conosceva le regole, aveva molto successo, in Scientology la situazione era completamente diversa. «Era immerso in un processo di cui non conosceva le regole».

Aubry non riusciva ad accettare certi aspetti della sua vita personale ed era in cerca di risposte. E quando alcuni scientologist avevano fatto commenti indiscreti proprio su quell'aspetto della sua vita, si era sentito profondamente ferito. Era molto sensibile a qualsiasi intrusione nella sua intimità, ha detto Zagury. E questo, durante la permanenza in Scientology, diventò un problema.

Non solo i suoi conflitti non venivano analizzati, non solo non riusciva a trovare la pace interiore che stava cercando, ma - al contrario - si sentiva ancora più solo, avvertiva una mancanza di pace. Se prima di entrare in Scientology si era sentito a disagio con se stesso, dopo lo era ancora di più, ha spiegato Zagury.

Aubry era tormentato dai sensi di colpa e di vergogna per i suoi problemi personali. Quando iniziò a criticare Scientology, si sentì tormentato dal dubbio, dalla possibilità che loro potessero avere ragione e lui torto. «Ecco perché aveva così bisogno che a intervenire fosse il tribunale», ha spiegato.

Aubry aveva delle nevrosi che lo rendevano vulnerabile, mancava di autostima (nonostante i suoi successi professionali). «Aveva bisogno di una esperienza terapeutica vera», ha detto Zagury.

Il giudice Château gli ha chiesto perché, dopo la lettera di lamentele di 12 pagine del maggio 1998, avesse comunque continuato ancora per mesi a fare dei corsi. Zagury ha risposto che sebbene l'uomo si sentisse ferito, era determinato a portare a termine l'esperienza.

Nicolas Baïetto della pubblica accusa gli ha chiesto che cosa ne pensasse dell'esperienza di una vita precedente raccontata da Aubry, sull'essere stato un aristocratico rinascimentale molto vicino a Leonardo da Vinci.

Zagury lo considerava una specie di gioco di ruolo: la vita precedente che pensava di avere scoperto - e le conclusioni che ne aveva tratto - si correlavano agli aspetti della vita privata che lo preoccupavano. Ma quello non era il vero problema, ha aggiunto. «A essere più problematiche erano le domande che gli venivano fatte, non le risposte.»

Zagury ha poi parlato di un breve stato delirante sperimentato da Aubry durante il Rundown di Purificazione, quando ebbe delle allucinazioni. («Il che non significa che sia un malato mentale», ha aggiunto subito).

Ma quando Zagury ha parlato di delirio in relazione all'esperienza di vita precedente, la difesa lo ha incalzato. Stava forse sostenendo che la credenza buddista nelle vite precedenti è un delirio? No, per niente, ha risposto Zagury. Allora qual era la differenza tra la credenza buddista nelle vite precedenti e quella degli scientologist?

Zagury ha detto che non poteva rispondere, esulava dalla sua sfera di competenza. Ma a lui sembrava che c'entrasse il contesto culturale. Nella cultura indù, per esempio, parlare in quei termini poteva non essere considerato per nulla delirante; nella cultura occidentale era più problematico.

Non era compito dello psichiatra discutere le credenze religiose altrui. Il problema, disse, sorge quando qualcuno comincia a suggerire certe credenze a qualcun altro. Per quanto riguarda il sistema di credenze Scientology, ha detto: «Non sono un esperto di Scientology e, francamente, non mi interessa diventarlo.»


Aude-Claire, la prima parte lesa

Lunedì 25 maggio [2009], primo giorno del processo, un nugolo di cameraman e fotografi assiepava l'ingresso dell'Aula 12 del Tribunale centrale di Parigi. Situazione sicuramente intimidatoria per i ricorrenti e gli imputati che dovevano sfilare loro davanti. Per Olivier Morice, rappresentante delle parti lese, e Patrick Maisonneuve, che coordina la difesa, era solo lavoro. Già abituati alla presenza dei media, si sono assicurati di far arrivare il loro messaggio prima di entrare nel campo di battaglia.

Morice ha denunciato le pressioni a rimettere querela che a suo dire i suoi assistiti avevano ricevuto. Dei cinque ricorrenti iniziali del caso, tre avevano raggiunto un accordo stragiudiziale con Scientology prima dell'inizio del processo. [Alla fine anche Aude-Claire Malton si ritirerà dal caso - N.d.T.]. Tuttavia, in base al sistema francese le deposizioni rese alla polizia e al magistrato inquirente restano ammissibili.

Maisonneuve, da parte sua, ha respinto ogni accenno alla manipolazione mentale e ha chiarito che le presunte azioni di una manciata di individui non potevano in alcun modo essere attribuite a tutto il movimento.

In quei giorni, infatti, l'esistenza stessa del gruppo in Francia era a rischio, poiché una condanna alle due associazioni Scientology sotto accusa poteva, in linea teorica, portare alla dissoluzione del movimento.

Due associazioni Scientology francesi - il Celebrity Centre di Parigi e la sua libreria - sono a processo per truffa. I sei singoli scientologist sono accusati o di truffa, o di abuso di professione di farmacista per aver assunto un ruolo riservato esclusivamente a professionisti qualificati; due imputati, tra cui il direttore del Celebrity Centre Alain Rosenberg, sono accusati di entrambi i reati. Tutti si professano innocenti.

Molti scientologist si sono fatti avanti per dimostrare la loro solidarietà agli imputati, e la stampa ha ricevuto opuscoli informativi patinati sul movimento. Danièle Gounord, capo portavoce di Scientology Francia, era presente per dire a gran voce che quello era un processo per eresia, parte di ciò che ha descritto come una persecuzione che la Francia attua da decenni contro il suo movimento.

Erano presenti anche alcuni critici della chiesa, tra cui un signore che ha insistito a usare un piccolo burattino per spiegare i punti più delicati della cosmologia Scientology - dettagli mantenuti segreti ai fedeli che non abbiano ancora raggiunto gli insegnamenti di livello superiore.

Le prime battute del processo hanno riguardato principalmente schermaglie legali preliminari. La difesa ha obiettato alla richiesta dell'UNADFI, un'alleanza nazionale di organizzazioni che si battono contro Scientology e altri gruppi simili, di costituirsi parte civile. Nel caso ci riuscisse potrebbe avere accesso a tutti gli atti processuali e aver voce durante il processo. La pubblica accusa ha sostenuto la richiesta.

I tre giudici hanno deciso di rimandare la decisione all'emissione della sentenza. Ma fin dall'inizio la presidente della corte, giudice Sophie-Hélène Château, ha chiarito che non erano lì per giudicare delle "questioni sociali", forse un riferimento al dibattito in corso in Francia se Scientology debba essere considerata una religione. [1]

Il processo vero e proprio ha avuto inizio solo il giorno dopo con la deposizione della prima ricorrente, una delle due parti civili rimaste. [2]

"Mi dissero che nella vita avevo delle difficoltà"

Nel giro di qualche mese, nell'estate del 1998, Aude-Claire Malton spese 140.000 franchi (21.000 euro) per beni e servizi di Scientology. Quando alla fine interruppe i rapporti con il movimento, aveva dato fondo ai suoi conti bancari e si era indebitata.

All'arrivo in tribunale la Malton era scortata dal suo avvocato Morice e da Catherine Picard, la presidente dell'UNADFI. Infatti era a quell'organizzazione che la donna si era rivolta dopo aver rotto con Scientology. E fu grazie al loro aiuto e sostegno che il 28 dicembre 1998 andò a sporgere denuncia alla polizia, dando il via all'indagine che poi ha portato al processo.

Quando la donna, minuta e infagottata nella sua giacca di pelle nera, si è alzata per raccontare la sua storia, si è ritrovata davanti i tre giudici. Alla sua destra gli imputati e a sinistra gli avvocati della pubblica accusa.

Dietro di lei, da una parte c'erano la Picard, Morice e i suoi assistenti; dall'altra, una numerosa squadra di avvocati degli imputati. In Francia i processi di questo tipo non richiedono una giuria popolare, riservata solo ai processi per reati gravi. In questo caso sarà il collegio giudicante a determinare se sono o meno colpevoli e, in caso affermativo, quali condanne comminare.

Il giudice principale fa riferimento agli atti processuali e fa domande a chiunque si trovi al banco: ricorrente, imputato o testimone. Poi dà la parola al pubblico ministero, ai vari avvocati e infine, a turno, ai giudici a latere.

Il giudice Château, quello di grado più elevato, ha quindi invitato la Malton a raccontare la sua storia, incoraggiandola con domande quando necessario.

La Malton conobbe Scientology nel 1998, quando all'uscita dell'Opéra della metropolitana parigina qualcuno le consegnò un volantino per un test gratuito della personalità. «Lo presi e lo compilai», ha raccontato. «Due o tre giorni dopo telefonai al numero sul volantino e chiesi di andare al centro. Ci andai e valutarono il mio test. Mi mostrarono un grafico e mi dissero che nella vita avevo delle difficoltà.»

Ed era sicuramente vero: un anno prima aveva rotto con il suo ragazzo e stava ancora lottando con la depressione. Ma il personale del centro le disse che avevano corsi che l'avrebbero aiutata.

«Compresi che avevo problemi importanti e che potevo risolverli seguendo quei corsi», ha raccontato alla corte.

Per la Malton si trattò sempre di Dianetics in quanto forma di auto-aiuto: i corsi dovevano aiutarla nella vita personale e professionale. Non era interessata a Scientology in quanto religione. Il primo acquisto, ha ricordato, non fu importante: un libro da 100 franchi (15 euro). Ma il libro successivo le costò 950 franchi. E nel giro di poche settimane accettò di pagare 31.590 franchi (4.816 euro) per comprare corsi di Dianetics - un investimento importante visto che il suo stipendio all'hotel dove lavorava era di 8000 franchi al mese. (1.200 euro).

«Dissi che non potevo permettermi tanti soldi», ha raccontato. Ma alla fine accettò. Le chiesero di firmare anche un documento in cui dichiarava di non essere una poliziotta, una giornalista o un agente segreto; solo una formalità, le dissero.

Quando arrivò per iniziare i primi corsi - Riparazione della Vita e Corso di Comunicazione - scoprì che nella stanza c'erano diverse persone e che si lavorava a coppie. «Alla fine, per superare il corso devi scrivere una lettera in cui dici che sei soddisfatto di ciò che hai fatto. Per accedere al corso successivo dei scrivere quella lettera», ha ricordato.

E dopo aver terminato il corso si sentiva meglio? Le ha chiesto il giudice Château. Sì, ha risposto lei. «Mi sentivo meglio perché ero ancora presa dall'entusiasmo.»

Tra giugno e la fine di luglio fece questi primi corsi, di giorno lavorava all'hotel e la sera studiava. Poi, dopo diverse ore di studio, la portavano all'ufficio vendite. «Non riesci a uscire da quell'ufficio senza aver firmato un assegno o attinto alla carta di credito, anche se sono parecchi soldi», ha proseguito. Se opponeva resistenza le dicevano: «sono solo dei soldi, ed è per il tuo bene.»

Un giorno cercò di andare al centro senza libretto degli assegni e carte di credito, in modo da non dover spendere ancora. «Siccome non avevo denaro con me, mi accompagnarono a casa per compilare un assegno.»

La scortarono in tre, tra cui uno degli imputati, Jean-François Valli. «Mi propose lui di accompagnarmi, altrimenti avrei rischiato di perdere l'offerta su quel pacchetto.»

Dopo gli acquisti iniziali, Valli l'aveva affiancata in ogni gradino del percorso, le aveva venduto in anticipo pacchetti di materiali e corsi perché, le diceva, in quel modo avrebbe risparmiato.

"Hanno sfruttato la mia debolezza"

In agosto la Malton aveva già acquistato il pacchetto di Purificazione e un E-meter, l'apparecchio utilizzato nei corsi di auditing di Scientology - un dispositivo che lei non sapeva ancora nemmeno usare.

Il pacchetto le costò 68.000 franchi (circa 10.000 euro) - ma li valeva tutti, le dissero. «Mi informarono che sarebbe costato molto di più, ma siccome era un pacchetto allora potevano darmelo a prezzo scontato.»

Il Rundown di Purificazione, corso ideato personalmente dal fondatore di Scientology L. Ron Hubbard, prevede l'assunzione di alti dosaggi di vitamine, esercizio fisico e diverse ore al giorno in sauna. Per come l'aveva capita, la Malton doveva purificarsi corpo e mente per poter accedere al gradino successivo degli insegnamenti Scientology. «Al mattino prendi le vitamine e poi corri in modo che esse agiscano sul corpo, poi fai due o tre ore di sauna», ha spiegato.

Poiché il procedimento sarebbe dovuto durare una decina di giorni, la donna si prese le ferie. «Quando iniziai le vacanze pensai che sarebbe stato riposante.» In realtà, ha detto alla corte, avvertiva un senso costante di affaticamento. Non riusciva più a dormire; aveva crampi allo stomaco; ebbe eruzioni e macchie cutanee. Ma dopo 13 giorni di vitamine, corse a piedi e ore di sauna, sentì di aver raggiunto una illuminazione, una realizzazione. Stava bene e aveva anche perso 4 chili.

Quando rifece il test della personalità, quello che l'aveva portata inizialmente al centro, era convinta che la sua trasformazione sarebbe risultata evidente. Invece il test mostrò solo un leggero miglioramento. E si sentì completamente demoralizzata.

«Per me prendermi le ferie e fare il Rundown di Purificazione era stato un grande sforzo, e sentire che c'era stato solo un "leggero miglioramento" fu davvero deludente.»

Ora, però, aveva altri problemi. «Dovetti chiudere i miei conti bancari», ha raccontato scoppiando a piangere. E una volta svuotati i conti - il conto corrente, il libretto di risparmio, anche parte del denaro dell'assicurazione sulla vita - chiese un prestito alla banca. Ma anche quei soldi finirono subito. Valli era sempre al suo fianco per consigliarla.

«Quando gli comunicai che non avevo più un soldo, lui mi disse: "nessun problema, troveremo una soluzione".» Valli telefonò a una sua conoscenza di una filiale della banca SOFINCO e prese accordi per un prestito. L'accompagnò addirittura in banca.

A quel punto, il personale del centro Scientology insisteva affinché la Malton lasciasse il lavoro, lasciasse il suo appartamento e andasse a lavorare con loro. Il salario era di molto inferiore a quanto guadagnava all'hotel, ma le dissero che avrebbe potuto fare i corsi gratuitamente. I suoi conduttori la incoraggiarono anche a raccontare di Scientology alla famiglia, la allenarono su ciò che avrebbe dovuto dire. Ma quando a settembre andò a trovare i genitori, saltò fuori che loro si erano informati in proprio. Erano stati avvisati dal suo ex ragazzo, a cui lei aveva inviato una copia del libro Dianetics.

«Fu lui a dirmi "Hai idea in che cosa ti sei ficcata?"», ha raccontato alla corte. I genitori le mostrarono articoli critici del movimento. «Alla fine mi accorsi che ero caduta in un sistema che non era necessariamente ciò che sembrava... non mi ero resa conto che sarebbe costato così tanto.»

I genitori la convinsero a rompere con Scientology. «Telefonai per informarli che non ero intenzionata a continuare. Mi chiesero perché, ma dissi che non ne volevo parlare.» Sebbene gli addetti del centro continuassero a telefonarle e avessero cercato di convincerla a incontrarsi in un caffè, su consiglio dei familiari rifiutò di andare. I genitori la misero in contatto con l'UNADFI, che da quel punto in poi le dispensò consigli.

Ripensando alla sua esperienza, la Malton ha detto che nel momento in cui era iniziato il coinvolgimento in Scientology stava attraversando un brutto momento. «Ero depressa. Avevo sofferto per la fine della mia storia. Non stavo bene. Hanno sfruttato la mia debolezza, il mio stato psicologico... per me lo scopo [di Scientology] è usare la gente, usare le loro debolezze per prendersi i loro soldi.»

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E dopo quell'esperienza, adesso come stava? Le ha chiesto il giudice Château. Totalmente indebolita, ha risposto la donna: stanca, oppressa, costantemente seguita. Si sentiva svuotata, esausta, distrutta.

Perché non riuscì a resistere alle pressioni? Le ha chiesto il giudice. «Vieni preso in un sistema in cui sei immerso nella gloria di Scientology e non puoi far altro che continuare», ha risposto.

Nel descrivere i problemi del dopo Scientology è quasi scoppiata a piangere. «Ho avuto problemi nel ricostruirmi una vita. Prima ero solo insicura, dopo mi sono sentita completamente distrutta... non riuscivo più a fidarmi di nessuno.»

E perché, dopo tutti questi anni, è ancora una ricorrente al processo?

«Penso di rappresentare le persone che non riescono a venire davanti a una corte, perché ti rendi conto che sei stato manipolato e bisogna dire basta: indipendentemente dal fatto che Scientology sia o meno una setta, è manipolazione mentale, e deve smetterla.»

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Note dell'autore:

1. La sentenza d'appello di un caso precedente che coinvolse Scientology a Lione provocò molta polemica perché sembrò riconoscere a Scientology uno status religioso. La cosa spinse l'allora Ministro dell'Interno Jean-Pierre Chevènement a rispondere per le rime: la decisione non spettava al tribunale. La Corte di Cassazione, la più alta corte di Francia, in seguito annullò quella parte della sentenza d'appello.

2. Una delle due parti civili superstiti; anche l'Ordine dei Farmacisti francese si è costituito parte civile in merito all'accusa di abuso della professione.

 
 
 
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