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Scientology: un Nuovo Movimento Religioso nell'Occidente della secolarizzazione

Tesi del corso di laurea triennale in Teorie e Pratiche dell'Antropologia, Università La Sapienza, Roma. Capitolo Quinto.

© Giacomo Lepri, 2008.

 
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Capitolo V - LA RETORICA DELLA DIANETICA




Capitolo V - LA RETORICA DELLA DIANETICA

Gettate le premesse per uno studio dei meccanismi concreti del funzionamento delle pratiche terapeutiche hubbardiane, voglio ora analizzare la struttura della retorica che, utilizzata già nel testo "Dianetics", ha fatto e fa tutt'ora la fortuna della diffusione dei messaggi proposti in Dianetica e Scientology. Qui retorica non è inteso nell'accezione utilizzata da Csordas [74], ma secondo l'uso comune che la determina come tecnica di comunicazione volta alla persuasione: l'analisi è mirata quindi in particolare alle funzioni espressive, alle scelte lessicali e alle elaborazioni stilistiche dell'autore Ron Hubbard. Con tale indagine si vogliono mettere in evidenza gli strumenti oratori da lui utilizzati, capaci di suggestionare e indurre il pubblico ad accettare le sue convinzioni, a prescindere dai reali e non misurabili impegno intellettivo e buona fede retrostanti l'"avventura" [75] di Dianetica. Apparirà parallelamente evidente come da premesse proclamate assolutamente materialistiche e unicamente terapeutiche Hubbard abbia costruito, più o meno volontariamente, le basi per la virata religiosa grazie ai concetti e ai linguaggi utilizzati.

In generale si può individuare il fulcro della retorica hubbardiana nell'insistenza, puntuale nel testo "Dianetics", sulla scientificità, empiricità, funzionalità delle tesi dianetiche, comprovate da presunti «esperimenti clinici e di laboratorio» [76] perennemente ostentati. Il principio dei proclami interni al libro è però mai fondato sulla presentazione di dati effettivi (statistici o derivanti da interviste e testimonianze), ma sulla fiducia che si può conferire alla parola dell'autore, fiducia che egli tenta di conquistare con le formule che vengono analizzate. Altro elemento cardine è la sempre ribadita concezione di una sorta di conoscenza superiore immanente alla coscienza di ogni individuo, che permette alle tecniche dianetiche di essere naturalmente fruibili da ognuno: la Dianetica «appartiene all'Uomo» [77] ed è in questa apertura totale a chiunque altro elemento di grande appetibilità. Ancora ulteriori mezzi cui accenno e che verranno approfonditi sono: la semplicità del discorso monocausale sull'eziologia di ogni quadro di disturbo psicofisico; la promessa di un benessere mai considerato né raggiunto da nessuno prima, afferente ai modelli di una ricerca di traguardi esistenziali superiori, comune alle correnti New Age come alle aspirazioni sociali connesse alla ricerca del successo e di risultati concreti e realizzanti l'individuo nella società contemporanea.


5.1 - "Dianetics": struttura e introduzione

Il libro si compone di cinque parti: un'introduzione; una prima parte, che introduce ai principali concetti; una seconda parte, che spiega i meccanismi dell'organismo umano e le sue funzioni di risposta a e con diverse tipologie di malattie; una terza parte, che descrive le attività terapeutiche; un'appendice, aggiunta nelle edizioni più recenti, che illustra gli altri testi hubbardiani e comprende un glossario di termini ed espressioni particolari.
La struttura sembrerebbe lineare, ma il testo si mostra essere estremamente ridondante nei contenuti, ripetendo stessi concetti in forme diverse in diverse parti del libro: tale ripetitività è però giustificata sin dall'introduzione.

"Ogni fatto che riguarda la terapia Dianetics viene ripetuto sotto forme differenti e presentato più volte, in tale modo l'attenzione viene indirizzata ai fatti più importanti" [78]
e questo per rendere più semplice la lettura, destinata a
"uomini di qualsiasi ceto sociale e professione". [79]
Hubbard si premura di utilizzare un linguaggio non tecnico, né specialistico di nessun ambito, dal filosofico, al medico, per aumentare la semplicità della comunicazione: sostiene che
"quando si comunicano risposte semplici, la comunicazione non va resa più complicata di quanto non sia strettamente necessario". [80]
Quest'espediente dissimula la volontà sia di accattivare un pubblico privo di variegati mezzi critici e sia di uscire da una valutazione di ambiente accademico con il bell'intento di voler parlare chiaro e a tutti indistintamente, sottolineando il diritto di tutti ad ascoltare la "rivoluzione epistemologica" che Hubbard sembra voler proporre. Secondo un evidente meccanismo di captatio benevolentiae, per catturare l'attenzione del pubblico, stimolare un grado di empatia con esso e porsi sul piano dei lettori, Hubbard, con il suo linguaggio ricco di accenti di comicità e pavoneggiato sarcasmo, condanna ogni forma di espressione complessa e specialistica, mostrandosi alfiere di quello che chiamerei "populismo della lingua":
"Abbiamo usato un "linguaggio essenziale" e gran parte della nomenclatura viene dalla lingua parlata; non solo non abbiamo usato, ma abbiamo addirittura ignorato il linguaggio pedante. [...] Per cui porta pazienza, psichiatra, se noi non facciamo uso della tua struttura, perché qui non ne abbiamo bisogno, e porta pazienza, dottore, se noi chiamiamo un raffreddore un raffreddore e non disfunzione catarrale dell'apparato respiratorio. Poiché questo è un lavoro sostanzialmente d'ingegneria e dagli ingegneri ci si può aspettare qualsiasi cosa. E come tu, "umanista", non ami essere oppresso da simboli di sommatoria ed equazioni di Lorentz-FitzGerald-Einstein, così noi non vogliamo opprimere il lettore meno purista con una grammatica hegeliana, scientificamente impossibile, la quale insiste nel dire che gli assoluti esistono di fatto." [81]
Oltre al linguaggio semplice anche i concetti vengono presentati come totalmente accessibili:
"Niente di tutto questo vi sembrerà particolarmente difficile. Le difficoltà le ha avute colui che l'ha iniziata. Avreste dovuto vedere le prime equazioni ed i primi postulati di Dianetics! Col progredire della ricerca e man mano che il campo si allargava, Dianetics cominciò a semplificarsi. E in una scienza, questa è la più solida garanzia che ci si trova sulla strada giusta. Solo le cose conosciute malamente diventano più complicate via via che ci si lavora sopra." [82]
Sempre allo scopo di lusingare l'ego del lettore insistendo sulla semplicità e naturalezza dei contenuti di questa scienza Hubbard scrive:
"Il vostro primo viaggio nella vostra terra incognita (quella della mente; corsivo mio) avverrà con le pagine di questo libro. Nel leggerlo scoprirete che vi sono spiegate molte cose che "avete sempre saputo che erano così". Vi farà piacere sapere che molte delle idee che avevate sull'esistenza, non erano opinioni, bensì verità scientifiche."
Il lettore comune, demoralizzato dal non comprendere i linguaggi specialistici che ritiene degni di austero rispetto, così si può direttamente sentire valorizzato nella certezza di saper e poter capire verità disponibili già nella propria coscienza, verità addirittura più alte di quelle ricercate dai tanto distanti scienziati.

Interessante anche sottolineare un consiglio ricorrente nel testo: Hubbard suggerisce di leggere il testo «tutto d'un fiato» [83], di arrivare velocemente alla fine per non perdere il filo dell'elaborato. Questo sembra essere un altro escamotage finalizzato a persuadere più facilmente il lettore, che leggendo velocemente il testo non avrebbe così modo di ragionare criticamente sui contenuti, né di discuterli o rapportarli a diverse altre fonti.

Tornando alla struttura del libro, già a primo impatto si nota come sia assente una bibliografia: per quanto Hubbard si sforzi di mettere in evidenza la sua consultazione eclettica e a trecentosessanta gradi di autori eterogenei di ambito medico, storico, antropologico e religioso, non compare il riferimento a nessun testo. Questo è indice di due fattori: il primo è relativo alla conseguente impossibilità di conferire ad Hubbard un intento genuinamente scientifico, quando non si può ricostruire il suo «lavoro d'ingegneria» [84]; il secondo probabilmente vuole segnalare che ci si trova al cospetto di un lavoro che rifonda totalmente il sapere umano, che rigetta ogni sforzo precedente e che quindi non abbisogna di nessuna bibliografia. Hubbard insiste già da ora sull'inesistenza di una conoscenza effettiva e scientifica sulla mente umana, fornita d'ora in avanti dall'ambito considerato in evoluzione della Dianetica.


5.2 - "Dianetics". Prima parte: "La meta dell'uomo"

"Per quanto semplice sia, Dianetics fa ed è tutte queste cose:
  1. È una scienza del pensiero organizzata, fondata su assiomi ben precisi (affermazioni di leggi naturali dello stesso ordine di quelle della fisica).
  2. Contiene una tecnica terapeutica che può trattare tutte le malattie mentali inorganiche e tutte le malattie organiche psicosomatiche, con certezza di guarigione completa in soggetti scelti casualmente.
  3. Crea una condizione in cui la capacità e la razionalità dell'Uomo superano ampiamente la norma, con l'accrescere, invece che distruggere, la sua forza e la sua personalità.
  4. Permette una visione completa delle piene risorse potenziali della mente, che abbiamo scoperto essere molto superiori a quanto supposto in passato.
  5. La natura fondamentale dell'Uomo, in Dianetics, è stata scoperta, invece che presunta o ipotizzata, dato che può essere portata completamente alla luce in qualsiasi individuo. Si è scoperto che tale natura è fondamentalmente buona.
  6. Dianetics ha scoperto e dimostrato, in base ad esperimenti clinici e di laboratorio, qual è l'unica fonte degli squilibri mentali.
  7. Con Dianetics viene stabilita in modo definitivo l'estensione, la capacità di immagazzinare e quella di ricordare della memoria umana.
  8. Con Dianetics sono state scoperte le piene capacità di registrazione della mente giungendo alla conclusione che queste sono ben differenti da quanto supposto finora.
  9. Dianetics mette in risalto la teoria non microbica delle malattie che fa da complemento alla biochimica e all'opera di Pasteur sulla teoria microbica, così da abbracciare tutto il campo.
  10. Con essa termina la "necessità" di distruggere il cervello per mezzo di shock o di operazioni chirurgiche al fine di rendere "trattabile" il malato di mente e "riadattarlo".
  11. Offre una spiegazione funzionale degli effetti fisiologici provocati dalle droghe e dalle sostanze endocrine e risolve molti dei problemi posti dall'endocrinologia.
  12. Fornisce la possibilità di progredire alla sociologia, pedagogia, politica, arte militare e molti altri studi dell'Uomo.
  13. Dianetics è d'ausilio nel campo della citologia così come in altri campi di ricerca.
Questo, dunque, è un profilo scarno di quello che dovrebbe essere il raggio d'azione di una scienza della mente e di quello che è il raggio d'azione di Dianetics." [85]
Così Hubbard, dopo aver definito cosa una scienza della mente dovrebbe essere in grado di fare, descrive gli obbiettivi e le potenzialità della Dianetica. Ancora non religiosa si presenta accostabile a uno dei tanti gruppi guidati dai tanto in voga motivatori di matrice statunitense della caotica società di massa. Gli elementi che li accomunano sono: l'enfasi sul fornire risposte che si presentano come semplici quanto efficaci, lo smantellamento di conoscenze e credenze precedenti ritenute obsolete, l'erezione di una "filosofia pratica" di vita modellata su pochi, solidi e nuovi principi, l'offerta di potenziamento illimitato delle proprie capacità, un linguaggio diretto e teatrale (in Hubbard colorito da espressioni umoristiche e punti esclamativi, come da citazioni "di volata" a grandi nomi di personaggi e a teorie conosciuti per fama da qualsiasi individuo di cultura anche medio-bassa).

Uno degli obbiettivi principali di tutto il testo è la creazione di un linguaggio lontano dalle terminologie specialistiche di ogni ambito che non sia la Dianetica: un linguaggio formato dal mutamento di referenti a termini della lingua comune e da arditi neologismi. D'altronde quando si ha a che fare con una scienza radicalmente nuova, anche il vocabolario di questa deve essere rinnovato. Così Hubbard ricostruisce un meccanismo che poco prima denigrava: elabora egli stesso un linguaggio specialistico ed incomprensibile ai "non addetti ai lavori", allo scopo di fornire un'aura di serietà e tecnicismo alla Dianetica e aprendo la strada all'elitarismo tipico dei NMR, tra le file dei quali dopo poco la Dianetica si inserirà con Scientology. Un linguaggio tecnico, il suo, che vorrebbe essere comprensibile d'impatto, ma che in realtà risulta essere molto rigido nella correlazione tra referenti ben determinati e termini utilizzati. Interessante notare come ai termini specialistici dei gerghi religiosi qui si sostituiscono termini che vogliono apparire come scelti per rispondere ad esigenze razionali e scientifiche: se il linguaggio scientifico servirebbe a rendere efficace la comunicazione all'interno dell'ambito internazionale di ricerca e conoscenza accademica, il linguaggio di Dianetica, con i suoi termini spesso colloquiali e con la sua insistenza bambinesca su improbabili neologismi, non fa altro che alienare chi aderisce ai suoi dettami dalla possibilità di avere una comunicazione con il "mondo esterno a Dianetica/Scientology", regalando all'uomo comune la dignità di possedere egli stesso un linguaggio tecnico-specialistico. L'importanza di questo linguaggio è da Hubbard sottolineata nell'atto di allegare due diversi glossari in fondo al testo: il primo è quello dei "Termini di Dianetics", l'altro è il "Glossario redazionale di termini ed espressioni", in cui sono contenute informazioni su teorie citate, parole desuete, importanti nomi di personaggi storici, formule particolari in uso in "Dianetics".

Hubbard, nella prima parte, sottolinea spesso la differenza tra l'inizio di una sorta di "nuova età dell'oro", basata sull'espansione dei principi dianetici, e la confusione in cui l'uomo vessava precedentemente, legato com'era alle zavorre dell'aberrazione: il sapere stesso cumulato da secoli di impegno scientifico è ritenuto basato su oscurantismo ed esclusivismo di una casta superba e interessata, guidata, come sarebbe sempre stata anch'essa, dalla cecità engramica. In questa linea storica demarcatoria, parallelamente trova forza la parola di Hubbard e trova conforto il lettore che di quella storia passata potrebbe sapere poco o nulla. Il testo è costruito su meccanismi da fiction libresca: risulta più simile ad un romanzo di fantascienza che ad un libro di divulgazione scientifica. In esso si accavallano epiche descrizioni del vagare senza meta dell'uomo "predianetico", che ripercorrono vicende di grandi imperi e conquiste fondate su irrazionalità e confusione, a descrizioni pseudo-cliniche dei risultati di test effettuati da Hubbard, dei cui dati sappiamo solo lo spoglio, l'analisi e le conclusioni.

Prima di definire l'origine della malattia e le sue terapia e cura, Hubbard si premura di definire l'attraente concetto di Clear [86]. Tale stadio porterebbe verso le presunte proprie più autentiche capacità, allontanando l'individuo frustrato dall'identità normalmente confermata nell'interazione sociale, sottolineando ad esempio che ogni differenza percettiva tra individui diversi (sonora, visiva, tattile e altro ancora) è pura illusione data dal misconoscimento del funzionamento della mente e delle sue alterazioni. Hubbard risponde a tutte le incertezze, ai complessi di inferiorità, ai fallimenti sociali e alle insoddisfazioni con la sicurezza dello scienziato che ha messo in luce regole meccanicistiche e deterministiche del funzionamento di una macchina, quella della mente umana. Viene infatti disegnato un obbiettivo di perfezione raggiungibile con una tecnologia a portata di mano, una perfezione che direttamente può avvicinarsi alla meta della figura buddhista del bodhisattva della tradizione mahayana [87], figura questa di santità raggiungibile individualmente da chiunque segua specifiche regole etiche e morali. Nella Dianetica la santità e l'illuminazione corrispondono al conseguimento di una razionalità senza limiti, che aggira anche la sola possibilità di errore per rafforzare l'appetibilità del traguardo proposto:

"Ora, è curioso che per quanto "tutti sappiano" (e che quantità orribile di cattiva informazione circola a causa di questa affermazione) che "errare humanum est", la parte senziente della mente, quella che trova le risposte ai problemi e che fa dell'uomo l'Uomo [88], è assolutamente incapace di errore. Questa fu una scoperta stupefacente, quando fu fatta, ma non avrebbe dovuto necessariamente esserlo. La si sarebbe potuta dedurre già molto tempo prima perché è abbastanza semplice e facile a capirsi." [89]
A proposito dell'enfasi sul percorso dell'individuo verso l'elevazione della propria condizione, Lanternari parla di sincretismo tra Oriente e Occidente, evidente nella fusione tra gli elementi sopra descritti ed indizi di superomismo [90], adatto questo a soddisfare il pubblico euroamericano ben più della prospettiva dell'annullamento individuale necessaria all'illuminazione buddhista. Si è parlato non a caso per Dianetica/Scientology di "buddhismo tecnologico" [91], a sottolineare la convivenza degli intenti meditativi, formativi ed istruttivi del Buddhismo con strumenti, atteggiamenti e vocabolario che definirei "ingegneristici" di Dianetica. Hubbard infatti, per chiarire concetti sulle virtù della mente analitica, che saranno poi del Thetan, e la sua potenziale incapacità d'errore, si rifà costantemente a metafore tratte dal mondo dell'informatica, dove la mente è paragonabile ad un computer perfetto che può ragionare su dati o erronei (se engramici) o correttamente immessi in essa (se analitici). Ecco un'altra strategia retorica: il linguaggio informatico conferisce puntualità tecnicistica al discorso hubbardiano, rafforzando la proposta della tecnologia dianetica, poi "scienza della conoscenza" in Scientology.

Hubbard in questa parte si spinge a proporre teorizzazioni e interpretazioni degli scopi esistenziali dell'uomo, aprendo così la strada alla religione: delinea l'imperativo dell'esistenza, che altro non è che una rivisitazione delle teorie sugli istinti di conservazione. Il paradigma guida dell'esistenza è la Sopravvivenza [92] e per presentarlo Hubbard propone grafici e denuncia statistiche citando inoltre teorie, come quella haeckeliana [93] (decisamente superata al giorno d'oggi), che aiutano a confermare l'autorità degli studi dianetici: in questo modo si regala al pensiero comune, assetato di verità autorevoli, la possibilità di erigersi ad una comprensione superiore omnicomprensiva, facendo leva contemporaneamente sulla rilevanza di conoscenze innate da risvegliare negli individui. Dissimulate tra linguaggio pseudo-scientifico ed espressioni umoristiche appaiono poi affermazioni che, se la lettura non è tutta "d'un fiato", come Hubbard suggerisce, non possono che risaltare: a proposito della dinamica della Sopravvivenza, il piacere, e del suo soppressore, il dolore, Hubbard sostiene che

"alcuni fatti sembrano indicare che, nel disegno cosmico, il piacere ha un valore molto maggiore del dolore" [94],
frase esemplare questa che, come molte altre, risulta enfatica quanto incomprensibile anche nel suo contesto. D'altronde molte delle formule hubbardiane trovano la loro forza proprio in una oscurità di significati ed in una vaghezza concettuale che lasciano aperta la via a qualsiasi interpretazione, così da aumentare la possibilità di riplasmare i contenuti da parte del lettore che con maggiori probabilità leggerà nel testo ciò che cerca o vuole trovare.

In conclusione, ciò che vuol essere scientifico, presentandosi in veste di legge, sembra più essere figlio di una speculazione filosofica, se non metafisica, o, al meglio, di una serie di ipotesi, di carattere socio-antropologico o blandamente psicologico: questo emerge ad esempio nelle spiegazioni delle motivazioni dell'agire individuale e sociale e dei percorsi cognitivi che dirigono modelli di comportamento, plasmati tutti su teorie della Sopravvivenza e assiomi dianetici presentati alla fine della Prima parte.


5.3 - "Dianetics". Seconda parte: "L'unica sorgente di tutte le malattie mentali inorganiche e di tutte le malattie psicosomatiche organiche"

Nella seconda parte di "Dianetics", Hubbard presenta le sue teorie sulla composizione e sul funzionamento della mente, della memoria e dell'organismo, delineando la spiegazione dell'origine delle malattie psicosomatiche e dei disagi psichici.

I processi della memoria e della mente come descritti appaiono di una semplicità e di un'intuitività immense, solo in parte giustificate dall'esigenza proclamata di semplificazione dei concetti: non compare nessun approfondimento eventuale agli argomenti presentati, né grazie all'utilizzo di note esplicative né, ripeto, con riferimenti bibliografici.

Le metafore informatiche la fanno ancora da padrone nel delineare i meccanismi di archiviazione dei percetti nei bank standard ed engramico: l'utilizzo della metafora dispensa l'autore dallo spiegare l'effettiva consistenza di ciò che descrive. Abbondano semplificazioni di concetti come formule del tipo «pare che», o «è scientificamente dimostrato che», «può anche darsi», «varie prove indicano che» che preannunciano elucubrazioni sulla comunicazione tra non meglio collocate aree funzionali della mente (non si parla mai di sistema nervoso, per ora).

"Può darsi benissimo che la mente reattiva sia la somma dell'intelligenza cellulare. Non c'è nulla che ci obbliga a fare una simile supposizione, ma è una teoria strutturale utile, vista la mancanza di un lavoro serio nel campo della struttura. Il bank engramico reattivo può essere materiale immagazzinato nelle cellule stesse. Non è importante che ciò sia credibile o meno. Bisogna pur dire qualcosa a questo proposito per afferrare mentalmente cosa succede durante i momenti di "incoscienza"." [95]
Questa citazione contiene espressione della vaghezza concettuale hubbardiana e la teorizzazione della composizione del bank engramico. Hubbard sostiene infatti che la memoria reattiva sia contenuta nelle cellule stesse definendo queste «in qualche modo senzienti» [96]:
"In Dianetics si è scoperto con sorpresa, durante le osservazioni fatte in laboratorio, che le cellule sono evidentemente senzienti, anche se non si è riusciti ancora a spiegare come. [...] Entrando in un nuovo campo con postulati che funzionano dovunque [...] è inevitabile che emergano dati contrari a teorie del passato. Quando questi dati sono scientifici [...] non si può fare a meno di accettarli. Abbandonare teorie del passato può danneggiare fedi preziose e l'amore nostalgico di qualcuno per il gagliardetto della vecchia scuola, ma un dato di fatto è un dato di fatto." [97]
In questo modo Hubbard trova una collocazione concreta alla mente reattiva, e giustifica la possibilità di recezione del dolore nei momenti di incoscienza, nei quali il corpo, per quel che si sa fuor della Dianetica, avrebbe in realtà percezioni sopite. Per prendere distanza dalle conoscenze scientifiche, Hubbard millanta altrettante conoscenze scientifiche, puntando sul fatto che il lettore medio, consideranto al di fuori della conoscenza medica, non ha probabilmente conoscenze adatte a smentire le sue ardite affermazioni.

Sempre con tale atteggiamento Hubbard delinea in questa parte l'eziologia dianetica di ogni male. Già dal titolo della seconda parte si intuisce l'enfasi sulla semplicità assolutamente monocausale del disturbo psichico e psicosomatico. Al modello assoluto dell'engram, che qui fa la parte dell'unico "virus" alla radice del male, può essere così ricondotto ogni disagio, ogni esperienza personale traumatica, ogni fallimento sociale ed esistenziale di individui che sono alla ricerca di un motivo alle loro sfortune. Il meccanismo è semplice quanto efficace: investendo l'engram del ruolo di capro espiatorio, si deresponsabilizza l'individuo smarrito dai propri insuccessi, si dà "pace" alla coscienza dell'ipocondriaco, si dà speranza al malato cronico, si permette di trovare una chiave di lettura ad ogni non precisato disagio a chi subisce il peso di una coscienza malleabile o poco avvezza al giudizio critico. Hubbard risponde alle ansie e ai disagi della contemporanea società di massa, con il suo entusiasmo da innovatore, il suo linguaggio spigliato, e la frivolezza tipica di una "cultura pop" che condanna la seriosità dell'accademia, della scienza ufficiale e di ciò che ritiene obsoleto. Alla mente reattiva è attribuito il ruolo di produrre tutto ciò che nel mondo è considerato negativamente, riconoscerla come tale destorifica l'individuo che misconosce altre interpretazioni del male al di fuori di quella, come il cristiano attribuisce al diavolo l'origine del peccato. Combattere gli effetti della mente reattiva diviene così uno scopo esistenziale:

"Che cosa fa questa mente? Occlude le rievocazioni uditive. Colloca dei circuiti vocali nella mente. Rende le persone balbuzienti. È la causa di tutte quelle cose che si possono trovare in una lista di malattie mentali: psicosi, nevrosi, compulsioni, repressioni... Che cosa può fare? Può provocare artriti, asma, borsiti, allergie, sinusiti, disturbi alle coronarie, pressione alta e così via per l'intero catalogo delle malattie psicosomatiche, con l'aggiunta di qualche altra malattia che mai prima d'ora era stata classificata tra quelle di origine psicosomatica. [...] Questa è la mente che fa sì che la guerra rimanga una minaccia costante, che rende irrazionale la politica, che fa ringhiare gli ufficiali superiori, che fa piangere di paura i bambini lasciati al buio. Questa è la mente che costringe l'Uomo a soffocare le sue speranze, che lo mantiene apatico, che causa la sua indecisione quando dovrebbe agire e che lo uccide prima che abbia cominciato a vivere. Se mai c'è stato un demonio, lui l'ha inventata. [...] Questi sono dati di fatto scientifici. Reggono invariabilmente il confronto con tutte le esperienze osservate. La mente reattiva è l'unica sorgente dell'aberrazione. Si può provare ed è stato ripetutamente provato che non ce n'è un'altra, poiché quando il bank engramico viene scaricato, tutti i sintomi indesiderati svaniscono e l'uomo comincia a operare secondo il suo modello ottimale." [98]
Molte teorie hubbardiane non reggono a semplici confutazioni di ordine logico, dove non ci sarebbe nemmeno il bisogno di confutazioni di carattere medico o scientifico, eppure la sicurezza con cui Hubbard le esprime e le speranze che offrono hanno fatto guadagnare a "Dianetics" la fortuna testimoniata dal numero di copie vendute. Tra le contraddizioni rilevate ne riporto ad esempio una particolarmente evidente. Per quanto non abbia i mezzi per confutare con assunti citologici le affermazioni sulle "registrazioni cellulari", Hubbard in ogni caso distingue queste dalle registrazioni mnemoniche in fasi coscienti: nonostante ciò egli parla, a proposito delle registrazioni gametiche prenatali, della sorpresa dei pazienti della Dianetica «ritrovandosi a nuotare in un canale oppure in attesa di essere fecondati» [99], applicando così una matrice di ricordo cosciente e dettagliato, espresso, descritto ed elaborato nella lingua, nella coscienza e con i sensi dell'uomo "già formato", ad un ricordo che dall'autore stesso non è definito come ricordo, ma come engram, accumulato già dai gameti. Si fa quindi, con tutta la buona volontà, davvero fatica a non notare goffe sconnessioni nel discorso dianetico: se si legge il testo «tutto d'un fiato», come in un romanzo, ci si potrebbe immedesimare a tal punto nelle parole lette da far fatica a discriminare ciò che è evocato nella fantasia del lettore dal giudizio critico altrimenti da applicare a passaggi tanto sensazionalistici.

Altro elemento a rendere convincente lo spesso contraddittorio manuale della Dianetica è l'utilizzo di un principio blandamente empirista ribadito più volte. Hubbard sostiene che, a prescindere dalla fondatezza teorica di talune proposte terapeutiche e delle loro spiegazioni, se un metodo funziona allora è da considerarsi scientifico:

"Dianetics, in quanto studio delle funzioni e scienza della mente, non ha bisogno di ipotesi strutturali. L'unico test è: questo fatto funziona oppure no? Se funziona lo si può usare e allora diventa una realtà scientifica." [100]
In tal modo Hubbard contemporaneamente dà con sicurezza per scontata l'efficacia della sua terapia, rivestendola dell'aura della puntuale sperimentazione clinica attraverso i principi di un rozzo strumentalismo. Il procedere della ricerca dianetica va in una direzione probabilistica, statistica ed empirica come d'altronde certa parte della medicina ufficiale, ma a questa aggiunge speculazioni completamente ipotetiche quando non evidentemente fantasiose.

Interessanti, anche perché coinvolgono direttamente le mie conoscenze, le astruse teorie antropologiche proposte da Hubbard sul tema delle «società primitive», che Hubbard intende come le altre rispetto alle «popolazioni civili». Hubbard definisce «contagio dell'aberrazione» la perpetuazione di engram in seno e grazie la cultura e la comunicazione sociale. In relazione a ciò, giustifica al lettore, probabilmente digiuno di dibattiti accademici antropologici, l'arretratezza tecnologica delle società semplici in questo modo:

"Che i primitivi siano molto più aberrati delle popolazioni civili è una stima accurata e basata su esperienze più valide di quelle compiute da coloro che traggono conclusioni sugli "uomini moderni" studiando le razze primitive (allude credo agli antropologi; corsivo mio). La loro arretratezza, il loro modo di vivere selvaggio, la frequenza delle malattie riscontrate non derivano dalla loro personalità innata, ma piuttosto dai loro modelli reattivi. [...] Sia il contagio dell'aberrazione, molto più diffuso nelle tribù primitive, sia la falsità dei dati superstiziosi contenuti negli engram di tali tribù, conducono ad una conclusione che, verificata sul posto, è suffragata dai fatti." [101]
La spiegazione di Hubbard a tale diffusione dell'aberrazione tra i «primitivi» è la seguente:
" Le società primitive, essendo soggette in maggior misura alla furia degli elementi, hanno molte più occasioni di ricevere danni delle società civilizzate. Inoltre tali società primitive brulicano di dati falsi e la medicina e le cure mentali praticate in esse sono molto aberranti. Il numero di engram riscontrabili in uno Zulù è impressionante. Se venisse tolto dall'area restimolativa in cui vive e gli venisse insegnato l'Inglese, potrebbe sfuggire dalla maggior parte delle conseguenze provenienti dai dati reattivi che possiede; ma nel suo paese natio si trova al di fuori di un manicomio solo perché la sua tribù non ne possiede uno." [102]
Se questo è il rigore di Hubbard nell'utilizzare terminologie e nell'avanzare tesi in ambito antropologico, che a causa dei suoi numerosi viaggi è altra conoscenza millantata nelle "agiografie hubbardite", si può dedurre che lo stesso impegno e la stessa conoscenza egli abbia in tutte le altre materie scientifiche toccate e discusse in "Dianetics". Tale esibizionismo di grandi generalizzazioni potrebbe essere alla radice della fortuna che il testo ottiene in un pubblico perlopiù ignorante, non in grado spesso di valutare la plausibilità delle parole hubbardiane: è su questo pubblico che Hubbard evidentemente punta per ottenere un seguito.

In questo passaggio compare inoltre un'altra particolare caratteristica del complesso Dianetica/Scientology: a differenza di molta New Age e di molti NMR, fondati su fascinazioni di marca primitivista, Hubbard si scaglia contro i «popoli primitivi» tra cui l'aberrazione dilagherebbe, dall'altra parte sostenendone la saggezza, o almeno riconoscendo loro una certa "intuitività naturale" su alcuni aspetti legati al riconoscimento dell'importanza dell'unità soma-psiche. In questo modo Hubbard glorifica i fasti della società occidentale, ancora, senza Dianetica, non progredita al suo massimo, aggiungendo l'ulteriore strumento retorico dell'esaltazione del Progresso, ora in procinto di essere pienamente raggiunto grazie ad Hubbard stesso: questi infatti si mostra essere erede della scienza d'Occidente e della filosofia d'Oriente, messe a disposizione per migliorare il destino del genere umano schiavo di una nuova forma di peccato originale, l'engram, da redimere con la tecnologia di Dianetica/Scientology.

Parlando di contagio dell'aberrazione Hubbard elabora una teoria che va a ricondurre al male universale dell'engram anche ogni tipo di problematica non più solo individuale, ma legata alla società tutta. Si apre la strada ad un universalismo che poco attiene all'ambito medico-terapeutico, ma che molta parte ha nella costruzione di fondamenta religiose. Ad ogni modo la società è da Hubbard concepita come organismo simile all'uomo, con una metafora tanto cara alla sociologia del passato:

"L'organismo sociale ha un comportamento simile a quello di un singolo organismo, in quanto anche la società contiene delle aberrazioni che potremmo chiamare sociali. Questa si sviluppa e può deperire proprio come fa un organismo costituito, in questo caso, da individui piuttosto che da cellule." [103]
Essendo considerata l'aberrazione contagiosa, dove engram drammatizzati si trasmetterebbero da individuo ad individuo, la società reitererebbe tale contagio attraverso punizioni fisiche o psicologiche, guerre, dittature, ma anche rivoluzioni. Emerge fortemente qui un atteggiamento di misconoscimento di complesse cause storiche ai disagi sociali dell'uomo, una visione assolutamente lontana dal concepire disuguaglianza e ingiustizia sociale come analizzabili attraverso le strutture di un materialismo storico e che va nella direzione di una ricerca di una causa prima, unica ed assoluta ad ogni male, sia individuale che universalmente umano [104]. Ad una visione astorica del male di questo genere l'unica soluzione ammessa ed efficace non può che partire dall'individuo, o meglio, nell'individuo, attraverso un'egocentrica ri-determinazione cognitiva che esalta potenzialità infinite del singolo e capacità creative vere e proprie nella determinazione della realtà che si desidera e che si crede possibile vedere attuata. I mezzi per tale rivoluzione fittizia piovono ovviamente nell'abbandono alla tecnologia dianetica/scientologica verso il traguardo dello stato di Clear, la strada è segnata dall'eloquio hubbardiano e dalle sue promesse scientifiche e "assolutamente dimostrabili".
Si legge facilmente la ricerca di una condizione assolutamente perfetta attraverso un metodo omnicomprensivo che inciderebbe di più e sopra ogni altra terapia. Il metodo dianetico infatti esclude, sia per le nevrosi che per le malattie considerate psicosomatiche, ogni altra origine se non quella engramica, riconoscendo all'ambiente esterno l'individuo l'unica valenza di restimolare tramite il key-in i ricordi reattivi. In tal modo si sostiene che le uniche esperienze formative, essenziali, positive, costituenti l'autentica personalità dell'individuo siano solo quelle non traumatiche, legate alla «natura dell'Uomo [...] fondamentalmente buona» [105], dove tale concezione buonista dell'umanità si mostra in linea con uno dei leitmotiv della New Age. I dolori e i traumi non vengono accettati né razionalizzati, non possono costituire esperienza positiva, sono assolutamente da escludere, da cancellare in quanto engram. All'individuo sono tolte consapevolezza, responsabilità ed errore, dell'individuo rimane un paziente galvanizzato dalla promessa dianetica. Interessante notare come in un paradossale gioco di specchi deformanti Hubbard sottolinei in realtà l'assenza totale del libero arbitrio nell'individuo non "dianeticizzato": se il libero arbitrio è la possibilità di scegliere il male o il bene da parte dell'uomo, l'engram assolutamente priva della possibilità di scelta e stimola non azioni, ma vere e proprie reazioni incondizionate, non a caso essendo archiviato nella mente chiamata reattiva. La caratteristica fondante dell'uomo, la creatività, è inibita totalmente dal comando engramico. L'engram diviene enfaticamente quindi artefice del destino:
"L'engram, fra le altre cose, determina il destino. L'engram dice ad un uomo che non riuscirà a sopravvivere e così lui architetta svariati modi per non sopravvivere. L'engram gli comanda di provare piacere solo fra i membri di un'altra razza e così lui va tra loro e abbandona la propria. Esso gli comanda di uccidere per vivere e lui uccide. E, in modo ancor più subdolo, l'engram si propaga come un'onda da un episodio all'altro per causare la catastrofe che ordina." [106]


5.4 - "Dianetics". Terza parte: "Terapia"

Questa parte si occupa dell'insegnamento delle tecniche dell'auditing, ed in essa l'autore più che mai insiste sulla semplicità delle tecniche proposte.

"Chiunque abbia letto una volta per intero questo libro [...] conoscerà, circa la mente, più di quanto abbia mai conosciuto prima d'allora ed avrà maggior competenza ed abilità, nel curare la mente, di qualunque altra persona (indipendentemente dalla sua reputazione) che abbia cercato di fare altrettanto pochissimo tempo fa. [...] Ripetiamo ancora che Dianetics non è stata affidata ad una specifica professione, poiché nessuna professione potrebbe racchiuderla. Non è abbastanza complicata da giustificare anni ed anni di studi universitari. Appartiene all'Uomo e dubitiamo che qualcuno possa riuscire ad arraffarne anche una minima parte, dal momento che non ricade sotto nessun tipo di legislazione esistente qui né altrove e se davvero venisse fatta una legge per regolamentare Dianetics come professione che richieda una licenza per poter essere esercitata, allora ci sarà da temere che bisognerà avere una licenza professionale anche per ascoltare storie, barzellette e confidenze personali." [107]
Sappiamo come tale apertura, a seguito di scismi interni alla Dianetica sulle questioni metafisiche introdotte da Hubbard e a seguito della sua diffusione selvaggia, sarà poi in Scientology più che irreggimentata: insegnata a pagamento e fregiata di licenze, diplomi e riconoscimenti, si trasformerà sempre di più in un sapere esoterico e religioso, decisamente lontano dalle premesse sopra riportate. Avanzo un'ipotesi del tutto personale che interpreta tale disponibilità iniziale come rispondente all'esigenza di commercializzazione del testo, più che ad un intento lodevolmente umanitario: l'ipotesi è stimolata dall'osservazione degli esiti di Scientology, vera e propria multinazionale religiosa, che per le sue caratteristiche imprenditoriali e di marketing ha attirato su di se critiche, manifestazioni e denunce di ordine legale.

Del testo di Hubbard, al punto in cui la mia analisi è arrivata, siamo alla metà; per il lettore che, arrivato a questo punto, fosse già in parte suggestionato dalle teorie presentate, vengono forniti modelli di comportamento volti a chiudere la mente ad ogni teoria esterna alla Dianetica, a fondare le basi dell'esclusivismo delle culture religiose. Le conoscenze scientifiche, come la resistenza che potrebbe opporre un individuo non succube dell'auditing e lo stesso scetticismo nei confronti delle "verità dianetiche", sono ormai ricondotte esse stesse al diabolico comando engramico. La stessa inefficacia dell'auditing su menti meno suggestionabili è tacciata di essere causata da engram molto forti. In tale modo si previene ogni critica esterna ed ogni possibilità di dialogo col mondo da parte di Hubbard:

"L'uomo che "non può essere sicuro", che "non sa" e che è scettico nei confronti di qualunque cosa, parla sotto l'impulso degli engram. L'uomo certo che una cosa "non può essere vera", che "non è possibile", che "bisogna vedere cosa dicono le autorità in materia", sta parlando sotto l'impulso degli engram. [...] L'auditor può essere certo, specie se sta parlando di Dianetics, che la maggior parte delle risposte che otterrà deriverà dal contenuto degli engram, poiché le discussioni dettate dalla mente reattiva generalmente sono espresse nel linguaggio contenuto in essa. [108][...] Nella diagnosi, la regola è che qualunque cosa l'individuo offra all'auditor come reazione negativa alla terapia, è engramica e si rivelerà come tale nel corso del procedimento; [...] perciò l'auditor, quando incontra opposizioni, teorie avverse a Dianetics, critiche personali, ecc., non sta ascoltando dati analitici, ma engram reattivi e deve procedere tranquillamente, sicuro della propria conoscenza [109]."
L'unica conoscenza ammessa come valida è quella dianetica: questa è considerata nel testo in perpetua evoluzione, essa può migliorare. E si evolverà, ma divenendo sistema religioso e conoscenza esoterica, mirando a sempre più alti obbiettivi e a gradini ben superiori dello stato di Clear. Ciò avverrà solo grazie all'accumulo delle opere e delle conferenze di Hubbard stesso, ma non grazie ad un ambito di ricerca aperto a contributi esterni. Come già citato la parola hubbardiana si porrà sotto l'ombra di un rinnovato ipse dixit fino ad essere fissata su tavole in acciaio inossidabile gelosamente immutabili e di proprietà della Chiesa di Scientology. Ma di tutto ciò, di questi aspetti, Hubbard non aveva ancora bisogno alla data di uscita di "Dianetics", almeno se sperava di accattivare un pubblico di zelanti seguaci con stratagemmi retorici che lo mostrano dotato di una personalità aperta e modesta, assolutamente non autocratica:
"Non è che le arti e le tecniche attuali (di Dianetics; corsivo mio) debbano considerarsi perfette solo perché rispondono allo scopo. Nuove tecniche, o un accresciuta abilità nell'applicare le vecchie, possono abbreviare il tempo impiegato e rendere più facile il lavoro. Inseriamo questo inciso perché ci si renda conto che Dianetics, a differenza della logica aristotelica e delle scienze naturali, è una scienza soggetta a cambiamenti, in continuo progresso. Abbiamo aggiunto questa parentesi per mettere ben in chiaro che nessun auditor deve starsene lì limitandosi a seguire questa routine, senza mai cercare di migliorarla. Benissimo, questa è la routine. Funziona, ma non la si migliorerà mai abbastanza quanto a rapidità ed efficienza." [110]
Si noti in particolare l'accusa alle scienze naturali di non essere soggette a cambiamenti, dove in realtà sulla falsificabilità stessa si costruiscono le fondamenta e la validità di queste; inoltre le scienze sono accumunate alla logica aristotelica, che storicamente si applicò in una serie di principi non contraddicibili riassunti nella formula ipse dixit, usata nei confronti di Aristotele e da me poco fa applicata proprio alla figura di leader religioso di Ron Hubbard. Questo è un meccanismo che Hubbard, qui come altrove, utilizza con particolare enfasi: colpevolizza ed allerta contro un atteggiamento particolare in maniera tale da scagionarsi dallo stesso, quando, al contrario, si utilizzano più o meno consapevolmente, proprio i paradigmi che si vogliono confutare. Come fatto per la presunta immutabilità nel progresso della conoscenza scientifica, così Hubbard si scaglia in genere contro ogni tipo di assolutizzazione (proprio lui che fonderà una religione). In tal modo, con l'abbracciare un relativismo più ostentato che praticato, Hubbard si fa alfiere di un altro atteggiamento della weltanshauung post-moderna:
"L'Uomo si accontenta di approssimazioni e, allegramente, le chiama esattezze. Non esiste nessun Assoluto eccetto che nei termini astratti stabiliti dalla mente per trovare la soluzione ai problemi esterni e per giungere a delle approssimazioni. [...] Il matematico è ben consapevole di lavorare con approssimazioni analogiche e digitali organizzate in sistemi che non erano necessariamente qui prima della venuta dell'Uomo e che non saranno necessariamente qui dopo la sua scomparsa. [...] Di matematiche se ne possono inventare quante se ne vogliono. Non esiste nessun autentico Assoluto, esiste solo qualcosa che vi si avvicina. Solo i nostri grammatici, molto arretrati rispetto ai tempi, probabilmente in memoria della metafisica, insistono sulla Realtà e Verità Assolute. [111]"
In questa presa di distanza dalla scienza e dalle conoscenze accumulate ad oggi dall'essere umano (che, ricordo, sono considerate perlopiù costruite sotto la mala stella dell'engram) Hubbard riafferma tatticamente il suo candido empirismo, non soggetto a dogmi, né a convenzioni superate, figlio del libero intelletto che solo è capace di rifondare una conoscenza ormai divenuta obsoleta e inefficace, dando in pasto a individui affamati di conoscenza gratuita e ottenibile senza sforzo quelle che egli stesso poco prima chiamava «Verità Assolute». Così Hubbard parla della storia dell'uomo e della rinnovata saggezza dianetica:
"In breve, per ogni dato che si approssimava alla verità ve ne erano miliardi che non erano veri. [...] È impossibile selezionare alcune gocce speciali, in un oceano fatto di gocce anonime. Si poteva risolvere il problema dello scoprire dati veri solamente gettando a mare tutte le precedenti valutazioni sul genere umano e sulla mente e tutti i "fatti" e le opinioni di qualsiasi tipo e ricominciando da zero, iniziando a sviluppare l'intera scienza da un nuovo e più alto denominatore comune (ed è vero che Dianetics non prese nulla a prestito, ma fu dapprima scoperta e organizzata; solo dopo aver completato l'organizzazione e sviluppato una tecnica si comparò il tutto alle informazioni già esistenti [112]). [...] Le opinioni non valgono nulla, l'autorità è inutile, i dati sono secondari; la cosa principale sta nello stabilire le importanze relative. Se si hanno il mondo e le stelle come laboratorio e avendo una mente per valutare le importanze relative di ciò che percepisce, nessun problema può rimanere insoluto." [113]
Hubbard, in specie in queste affermazioni finali, sembra far propri i principi di un positivismo ottocentesco, dove solo il mondo è il teatro della scienza e l'interrogazione diretta di quello è la chiave della conoscenza.


5.5 - Gli esiti e il futuro di "Dianetics": osservazioni

Arrivato alla fine della descrizione della sua Dianetica, Hubbard si lancia in proclami che rendono finalmente chiara la natura dei suoi scopi ultimi. Egli esplicita che la Dianetica e le sue strabilianti scoperte sono solo un primo passo per nuove rivelazioni di ordine superiore e per un'organizzazione più strutturata e pianificata della conoscenza ottenuta. Si apre la strada a Scientology per tutti coloro che, letto "Dianetics", hanno ritenuto valide le parole hubbardiane, presentate con una abilità oratoria sicuramente non indifferente, degna delle più recenti strategie di marketing. Ecco, con le sue parole, gli scopi di Hubbard già nel 1950:

"Istruzione, medicina, politica, arte e, in realtà, tutti i settori del pensiero umano vengono chiariti grazie a Dianetics. E non è tutto. La storia di Dianetics è per ora breve; la sua giovinezza è impetuosa; ci fa prevedere un domani migliore. Non ci vorrà molto perché includa persino altre cose nella sua sfera d'azione. La storia di Dianetics è appena cominciata. Il Piano A includeva il perfezionamento della scienza, la sua verifica su pazienti di ogni genere e, infine, la divulgazione di Dianetics come terapia. Tale piano termina qui con la pubblicazione di questo libro. Il Piano B comprende ulteriori ricerche nel campo della forza vitale, un tentativo di risolvere alcune malattie a cui non ci si è ancora dedicati, come il cancro e il diabete ed il perfezionamento e la divulgazione delle tecniche scoperte. Ciò porterà a termine il Piano B. Il Piano C comprende il tentativo di scoprire un livello più elevato di origine e di punto d'arrivo universale, se di origine e di punto d'arrivo si tratta, e i fattori e le forze implicati al fine di assicurare una migliore comprensione e un'utile applicazione della conoscenza così ottenuta, se verrà ottenuta, e, se sarà ottenuta in tal modo, la sua divulgazione. Parte del piano B è anche l'organizzazione di una fondazione che permetta di condurre le ricerche con maggiore rapidità." [114]
Appare l'essenza di Scientology: la religione "non rivelata" ad Hubbard, ma da lui scoperta come fosse materia scientifica; religione rivelata solo in un secondo momento, da Hubbard ai seguaci; religione organizzata come «fondazione», a dissimulare attraverso gli scopi della ricerca pura un'organizzazione finalizzata al lucro.

La parte finale del libro contiene dei sottoparagrafi che illustrano le potenziali applicazioni delle scoperte della Dianetica ad ambiti altri rispetto quello terapeutico. Tali intenti, si noti, sono esplicitati solo alla fine del testo, e accennati già nell'ultimo capitolo: da una terapia per malattie organiche e inorganiche di ordine psicosomatico, si è passati attraverso la delineazione del concetto di Clear, arrivando infine ad un attivismo a tutto campo basato sui principi scoperti da Hubbard. Da un ambito assolutamente materialista, la ricerca della salute, passando per la meta del benessere assoluto e dell'elevazione di inaudite potenzialità sopite dell'essere umano, si è quindi infine arrivati alla ricerca della salvezza, una salvezza totalizzante ed utopica, fondata su un'escatologia ancora per poco solo terrena e che inizia a guardare verso «un livello più elevato di origine e di punto d'arrivo universale».

Ma ecco il primo dei paragrafi finali che mostra tutta la sua potenzialità destorificante, quando non pericolosamente ed ideologicamente totalizzante:
"Dianetics giuridica".

"Dianetics giuridica si occupa del problema della giustizia in seno alla società e tra le società umane; [...] stabilisce definizioni ed equazioni per l'istituzione dell'equità. È la scienza del giudizio. La giurisprudenza e il suo giudizio poggiano sui principi basilari di giusto e sbagliato, bene e male. La definizione di tali concetti è insita in Dianetics; grazie a queste definizioni si può giungere ad una soluzione corretta per ciascuna delle azioni dell'Uomo. La prova principale della razionalità è la capacità di distinguere il giusto dallo sbagliato. I fattori fondamentali che permettono di stabilire il giudizio sono il bene e il male. Senza una definizione assolutamente precisa di questi quattro fattori, ogni struttura legale o giudiziaria è resa impotente e diventa intricata, a causa dell'introduzione di fattori arbitrari che cercano di giudicare introducendo errori per annullare errori. Si potranno scrivere codici penali adeguati a tutti i bisogni solo quando esisteranno delle definizioni precise e scientifiche di questi quattro termini, e solo allora si potrà stabilire e formulare una giustizia civile che non porti all'ingiustizia." [115]
Quando si parla di scientificità nello stabilire il giusto e lo sbagliato, il bene ed il male, quando si allude ad «equazioni» per stabilire l'equità, gli esiti divengono prevedibili quanto terribili e aprono la strada ai principi di un'infallibilità del giudizio, impossibile se non basato questo sul dialogismo, che porta alle mete conosciute della dittatura e dell'assolutismo. Hubbard si spinge oltre, arrivando a delineare una società retta dai superiori Clear, dove si riconferma a pieno l'attribuzione di superomismo al credo hubbardiano applicata da Lanternari:
"Una società ideale sarà una società di individui non aberrati, una società di Clear che conducono la loro esistenza all'interno di una cultura non aberrata: infatti sia le persone sia la cultura possono essere aberrate. [...] Forse in un lontano futuro i diritti civili di fronte alla legge saranno concessi solo alle persone non aberrate. Forse la meta sarà raggiunta in qualche momento del futuro quando solo le persone non aberrate potranno godere e beneficiare della cittadinanza. Queste sono mete desiderabili che produrrebbero un notevole aumento delle capacità di sopravvivenza e della felicità dell'Uomo." [116]
C'è però da aggiungere che il motivo di tale estremismo è dato dall'impossibilità, secondo Hubbard, di giudicare crimini e buone azioni in individui aberrati, in quanto questi sarebbero determinati non da una volontà malvagia o autodeterminata, ma da comandi engramici esterni la volontà dell'individuo. Inoltre le punizioni che venissero date a tali criminali, vittime a loro volta dell'engram, non farebbero che aumentare e perpetuare l'aberrazione. Il criminale, come la società tutta, per essere riabilitato dovrebbe essere liberato dall'influsso della mente reattiva. Tale nobile scopo sarebbe quindi potenzialmente valido, incidendo su problematiche sociali come lo stabilire la responsabilità e il rendere efficace la riabilitazione del criminale contro il principio della punizione; sarebbero valide se fossero realmente basate su principi, se davvero possibile, scientifici: ma presto questi si dispiegheranno nell'elitarismo religioso e in meccanismi che rendono succubi individui imprigionati tra le notevoli richieste di denaro per l'ottenimento delle promesse scientologiche e spesso incapaci di tornare ad una vita libera dai dettami assoluti della dottrina hubbardiana. Intenti a parte, se si proclamano verità scientifiche nell'ordine della realtà sociale, morale ed etica ci si priva del valore del relativismo (che aprirebbe la strada alla tolleranza della diversità e all'ammissibilità di comportamenti diversi da quelli ritenuti "giusti"), verso risultati culminanti o nel totalitarismo politico, o nell'intolleranza religiosa, o nell'esclusivismo culturale.
 
 
 
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