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Viaggio nel mondo dell'etica di Scientology (quarta parte)

Di Delfi, con la collaborazione di Martini, agosto 2003.

 
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L'isola che non c'è


Premessa

All'epoca della mia affiliazione ero solito definire l'etica come l'auditing dei poveri - intendendo anche una povertà di consapevolezza o conoscenza. Questa mia espressione lasciava stupiti i miei interlocutori (non tutti, ma la stragrande maggioranza di essi) ed appariva, a molti, come una bestemmia. La verità era molto semplice: un gran numero di scientologist non aveva il benché minimo concetto di "scena ideale" dell'etica, e di come lo stesso LRH l'avesse concepita nei momenti di ispirazione e magnanimità.

Ho deciso di rendere omaggio a qualcosa che non esiste e che probabilmente non é mai esistito, ma... che sarebbe potuto esistere. L'impresa non è facile, essendo consapevole che si sconfinerà in una Scientology di livello superiore che si ricollega al secondo triangolo di Scientology: KRC - Conoscenza, responsabilità, controllo.

Comunque sia, ho molto creduto nell'etica di Scientology e vorrei esprimere tutto il mio rammarico per il fatto che determinati procedimenti che dovrebbero rientrare tra i doveri di un ethics officer siano troppo spesso dimenticati. Certo, il verbo "dimenticare" implica una conoscenza che poi non si ricorda più…e credo che tanti, all'interno di Scientology, non ne sospettino nemmeno l'esistenza.

Vorrei quindi delineare quella ipotetica scena ideale che avrebbe potuto essere l'etica di Scientology, e raccontare di quella "tech di etica" che avrebbe potuto fare da supporto ai progressi del preclear nel suo lungo cammino verso la "libertà totale" - pur consapevole che, parlando di etica nella sua forma più pura, si entra in un ambito immaginario ed utopico. Sono altrettanto consapevole che non sarà facile mantenere imparzialità nella valutazione degli eventuali aspetti positivi o negativi dell'argomento, essendo la sua stessa natura a renderne difficile un'elaborazione obiettiva. Esiste infatti una sostanziale differenza tra un concetto di etica che esiste solo in teoria e l'etica REALE, quella che viene applicata quotidianamente in ogni org.


Anatomia della tech di etica

LRH definì spesso la "tech di etica" come fondamentale per l'intero movimento, indicandola come l'unico efficace rimedio ad eventuali intoppi che un preclear potrebbe incontrare nel suo difficoltoso cammino verso le mete che si prefigge la dottrina di Scientology. Č un po' come la radice di un albero: più penetra e fa presa nel terreno, più quell'albero ha la possibilità di crescere alto, robusto e rigoglioso. Quell'etica intesa come ciclo d'azione di prima dinamica che, in più di un'occasione, LRH ha definito come un impulso innato in ognuno di noi ed essenziale per poter ottenere quei "guadagni di caso" che costituiscono i "fenomeni finali" di ogni procedimento (o servizio) dell'organizzazione. Quella stessa "tech di etica" che Scientology sostiene essere una sua esclusiva e mirabolante conquista, e che costituirebbe l'unica alternativa possibile all'imperfetto sistema di giustizia del mondo wog [1]:

Noi rappresentiamo l'unica strada che si lascia alle spalle misure artificiali di legge e ordine. Ed è soltanto il fatto che ci stiamo occupando dell'aberrazione stessa che ci rende ora necessario essere nella zona di etica. La quantità di azioni necessarie con dei veri OT sarebbe praticamente zero.
[…]
Quindi il problema della giustizia e il problema dell'etica, hanno a che vedere con il problema dell'aberrazione umana. A meno che non si risolva l'ultimo, il primo non potrà mai essere risolto. Tutta la polvere da sparo del mondo non potrebbe forzare la gente ad essere buona, perché la gente è buona di natura, e provano [sic] un rigetto verso la polvere da sparo.
(L. Ron Hubbard, conferenza del 2 agosto 1966, "Soppressivi e GAE")
Pertanto è normale chiedersi su quali principi si basi questa "nuova tecnologia" e in quale modo la "tech di etica" potrebbe contribuire a "deaberrare" il genere umano. Hubbard lo spiega in questo modo:
Recentemente ho fatto una scoperta molto fondamentale sul soggetto degli overt, e vorrei farne rapidamente un appunto che rimanga come documentazione.

Lo si può chiamare il "Ciclo di un overt".

    4. Un essere sembra avere un motivatore.
    3. Questo perché l'essere ha fatto un overt.
    2. L'essere commise un overt perché non comprese qualcosa.
    1. L'essere non comprese qualcosa perché una parola o un simbolo non furono compresi.

Così tutte le condizioni in cui c'è stato un crollo, delle malattie, ecc. si possono far risalire ad un simbolo malcompreso per quanto strano ciò possa sembrare.

Avviene così:

    1. Un essere non afferra il significato di una parola o simbolo.
    2. Ciò fa sì che l'essere malcomprenda l'area del simbolo o parola (chi lo usava, a qualunque cosa si collegava).
    3. Ciò fa sì che l'essere si senta diverso o provi antagonismo nei confronti di chi usi il simbolo o di qualunque cosa che ad esso si colleghi, e giustifica così il commettere un overt.
    4. Avendo commesso l'overt, l'essere adesso sente di dover avere un motivatore, e così si sente crollato.
Di queste cose è fatto l'inferno. Questa è la trappola. Questo è il motivo per cui le persone si ammalano. Questa è la stupidità e la mancanza di capacità.
(HCO B 8 settembre 1964, "Overt, cosa sta dietro ad essi?")
Alla luce di quanto sopra, malattie ed incapacità assumono una precisa valenza agli occhi dell'ethics officer, e tali sintomi hanno finito per diventare dei precisi indicatori di una situazione da sanare.

Comunque sia, il bollettino tecnico sopra citato riconduce ogni atto overt [2] ad una parola malcompresa che sarebbe da ricercarsi proprio nello specifico ambito in cui quell'atto overt è stato commesso. LRH fa risalire ogni overt direttamente ad un misunderstood, e quindi ad una forma di non conoscenza o conoscenza sbagliata. L'esistenza di un filo diretto tra overt/withhold [2] e la "conoscenza" trova ulteriore conferma in queste parole:

Ecco che cosa sta alla base dell'agire e alla base degli esseri umani. Chi non sa quali sono le sue azioni compulsive o non sa ciò "che è obbligato a fare", non sa di che si tratta e quindi non sa che cosa sta trattenendo. L'assenza di knowningness [conoscenza] di tutti i withhold e tutti gli overt che agiscono sull'individuo.

Ciò che agisce sull'individuo è sempre sconosciuto all'individuo. Un giorno forse riuscirò persino ad insegnarvelo.
(L. Ron Hubbard, conferenza del 16 gennaio 1962, "La natura dei withhold")

Essendo overt e withhold, a loro volta, un prodotto della mente reattiva, appare evidente una correlazione diretta tra l'aberrazione umana e il triangolo superiore di Scientology, anche detto KRC, nel quale la "conoscenza" rappresenta uno dei tre lati.

Il triangolo di KRC è costituito da:

    K che sta per knowledge (conoscenza).
    R che sta per responsibility (responsabilità)
    C che sta per control (controllo).
Come per il più famoso triangolo di ARC, anche in questo caso ognuno dei tre punti interagisce con gli altri due, come ci spiega LRH:
Č difficile essere responsabile o controllare qualcosa se non la si conosce. Č folle cercare di controllare qualcosa o persino di conoscere qualcosa senza responsabilità. Č difficile conoscere pienamente o essere responsabili di qualcosa su cui non si ha alcun controllo, altrimenti il risultato può essere che ne veniamo sopraffatti.
(HCO PL del 18 febbraio 1972, "Il triangolo superiore" (Serie dell'Executive N° 8). [3]
I concetti relativi al "triangolo superiore di Scientology" furono illustrati in una serie di conferenze che LRH tenne a Washington, DC nel gennaio del 1960, e riscossero molto successo nell'ambiente. Si tratta delle conferenze del "Congresso sullo stato dell'Uomo" in cui LRH analizzò minuziosamente il circolo vizioso dell'aberrazione umana, spiegando quali nefasti effetti possano causare overt e withhold sul comportamento dell'essere umano:
Una zona di controllo, in cui il controllo è positivo, contiene una quantità minima di atti overt da parte dell'individuo. Č semplicissimo, vedete: un alto livello di controllo, una bassa quantità di atti overt. […]

Il barbone dei bassifondi è una dimostrazione di una persona i cui atti overt nei confronti di tutte le zone e aree sono così grandi da negargli il controllo di tutte le zone e aree, compresi il suo corpo e se stesso. Lui fa funzionare la responsabilità su tutti i fronti… ma al contrario.
(L. Ron Hubbard, gennaio 1960, serie di Conferenze sullo stato dell'Uomo, "Zone di controllo e la responsabilità dei governi")

Tale concetto viene riaffermato con argomentazioni di questo tipo:
Volete sapere perché non abbiamo avuto un'influenza maggiore? Volete sapere come potremmo avere un'influenza maggiore? La risposta c'è, ed è nel triangolo di conoscenza, controllo e responsabilità. Per rimettere la cosa a posto, non dobbiamo far altro che tirare fuori i nostri overt nei confronti di qualsiasi area che vogliamo controllare, e la controlleremo nuovamente. Č semplicissimo…[…]

Quando un uomo scopre che sta facendo del male a varie zone di influenza, si ritira da esse. Se scopre che può commettere, nei confronti di certe aree, degli atti overt che in realtà non vuole commettere, si ritira. Deve ritirarsi da quelle zone, tutto lì. Le protegge da se stesso. Protegge gli altri e le altre dinamiche dalla propria influenza. Non appena tira fuori i suoi overt, è in grado di ristabilire il suo controllo e riaffermare la sua responsabilità per quelle aree che in precedenza aveva abbandonato.
(L. Ron Hubbard, gennaio 1960, serie di conferenze sullo stato dell'Uomo, "Zone di controllo e la responsabilità dei governi")

Se nel triangolo di ARC la "comunicazione" assume un ruolo preponderante [4], altrettanto si potrebbe dire per la "responsabilità" nel triangolo superiore di Scientology:
Sapere non è affatto tutto. Si tratta della responsabilità: "responsabilità" sta al di sopra di "sapere" ed è un bottone dal quale il preclear indietreggia come se gli aveste appena presentato un picchiatore infuriato. Lui indietreggerebbe davvero da quello.
(L. Ron Hubbard, Serie di conferenze Il primo postulato, "Causa, responsabilità e clearing")
E ancora:
Volete sapere perché il mondo potrebbe essere distrutto? Perché nessuno se ne sta assumendo alcuna responsabilità. E sapete perché le persone non se ne assumono nessuna responsabilità? Hanno troppi atti overt nei suoi confronti: nel suoi confronti e nei confronti di altri mondi.

Quindi il mondo potrebbe essere distrutto.
(L. Ron Hubbard, Serie di conferenze Congresso sullo stato dell'Uomo, "Conoscenza, responsabilità e controllo") [5]
.

Ne consegue che mancare di assumersi determinate responsabilità vanifica determinati procedimenti di Scientology:
Vi capiteranno dei tipi che confesseranno degli overt con grande loquacità. Diranno: "Ho fatto questo e ho fatto quello e ho fatto questo e ho trattenuto quello, ecc. ecc. ecc. ed ecco qui tutti i miei overt... allegria!". Allegria. Ragazzi, il lavoro più duro per lui ha ancora da venire. Deve trovare una parte di questo della quale possa assumersi responsabilità; una parte piccola piccola della quale possa veramente essere responsabile. E a quel punto cominceranno ad andarsene.
(L. Ron Hubbard, Serie di conferenze Congresso sullo stato dell'Uomo, 3 gennaio 1960, "Il vostro caso")
Ecco allora che l'irresponsabilità diventa il fattore determinante per chi commette overt e withhold:
Gli atti overt derivano dall'irresponsabilità. Perciò quando cala la responsabilità, possono manifestarsi degli atti overt. Quando la responsabilità scende a zero, allora una persona che commette atti overt non li considera più come atti overt.
(L. Ron Hubbard, HCO B del 28 gennaio 1960, "La chiave per tutti i casi: la responsabilità")
A questo punto non è più possibile non ravvisare similitudini tra un "ciclo di etica", inteso come «azione consapevolmente intrapresa su se stesso dal singolo individuo e protesa verso una sopravvivenza ottimale» e il processing di Scientology. Del resto la stragrande maggioranza dei procedimenti di auditing si prefigge di percorrere la "responsabilità" e lo "stare di fronte" allo scopo di aumentare «la consapevolezza e la causatività» del soggetto audito. A tal riguardo nel HCO Bulletin del 28 gennaio 1960, "La chiave per tutti i casi: la responsabilità", troviamo scritto quanto segue:
Tenendo presente questo materiale e ciò che ora si conosce sulla responsabilità e sugli overt, e ciò che causano a livello di caso, un nuovo tipo di giustizia, che rende completamente inutile punire, viene alla luce.

Si può conoscere una persona dal suo livello di caso. Fa progressi, o no? Elegge le altre persone ad orchi quando è stata lei a commettere degli overt, o Scientology sprizza da ogni poro?

Questo è un modo del tutto nuovo di vedere le cose e può creare una Terra del tutto nuova. Abbiamo iniziato gli anni '60 col piede giusto, come penso scoprirete.

Siamo nel 1960 e rivolgendosi agli auditor (e aspiranti tali) dell'organizzazione, dopo averli eruditi sull'anatomia dell'atto overt LRH accenna all'introduzione di un nuovo sistema di giustizia, ben cinque anni prima dell'introduzione dell'etica in Scientology, ricollegandolo direttamente alla materia trattata in quel bollettino tecnico che, non a caso, s'intitola: "La chiave per tutti i casi: la responsabilità".

Ritornando ai concetti che accomunano "tech di etica" e auditing, nel HCO B del 3 feb. 1979, "La tech dello stare di fronte deve far parte del foglio di verifica dei TR", possiamo leggere:

La nuova scoperta qui è che una persona che ha overt e withhold su un soggetto non può operare in quell'area e introduce delle complessità poiché, naturalmente, non può starci di fronte. Se una persona non sa prendersi responsabilità per i propri withhold e non sta ricevendo beneficio a livello di caso dal fatto di rivelarli, è mezzo morto come individuo. È un circolo vizioso…
[…]
E quando lo stare di fronte crolla ed entrano in gioco i withhold, uno ha iniziato, come individuo, la discesa verso la morte.
In conclusione si potrebbe affermare che un ethics officer e un auditor si ritrovano a fronteggiare lo stesso soggetto: la mente reattiva.

Logicamente un ethics officer non può fare più di tanto, a differenza di un auditor che dovrebbe essere un professionista superaddestrato ed è coadiuvato da uno strumento tecnologico che, stando a quanto si dice nell'ambiente, dovrebbe rivelarsi infallibile.

Ma non è questo il punto, non spetta certamente ad un ethics officer produrre dei Clear, né tanto meno far acquisire particolari abilità ad un preclear. A lui toccherebbe un compito diverso ma non per questo meno importante: aiutare l'individuo quel tanto che basta affinché possa rimanere in qualche modo "sulla retta via", poi spetterebbe al processing (o al training) fare il resto.

Di sicuro non si tratta di un compito facile, a volte potrebbe sembrare addirittura impossibile… ma nessuno gli chiederà mai dei miracoli. L'ambiente dell'org non è dei più facili. Ci sono persone con un passato difficile, altre che in quell'ambiente hanno trovato quel "sentirsi un po' in famiglia" di cui non hanno mai beneficiato altrove, altre ancora vedono in quella dottrina un'occasione per riscattare un'esistenza tribolata e spesso pesantemente segnata da cocenti sconfitte personali.

Un ethics officer non dovrebbe mai dimenticarlo, come non dovrebbe scordarsi le seguenti parole del fondatore di Scientology:

E voi, che siete nell'ambito dl Scientology, avevate assolutamente ragione: la punizione non ha mai fatto approdare nessuno a nulla. La persona è giunta a quel punto a causa di withhold imposti e questi withhold imposti hanno finito col fargli eseguire tutte le azioni in modo completamente automatico, e se gli vengono fatte eseguire tutte le azioni in modo completamente automatico, non esiste più qualcosa come "giusto" o "sbagliato", "criminale" o "buono" o altro. Egli diventa un meccanismo automatico che vive una vita da robot commettendo azioni criminali. E voi volete punire quell'uomo? Volete punirlo per farlo diventare buono? Oh, no.
(Serie di conferenze Congresso sullo stato dell'Uomo, gennaio 1960, "L'espansione di un essere").
Un ethics officer, prima di adottare qualsiasi sanzione disciplinare, dovrebbe sempre adoperarsi affinché sia la persona ad "originare" [decidere, pensare] un "ciclo di etica". Potrebbe aiutarla a realizzare cosa dovrebbe fare, ma senza mai prevaricare la sua effettiva volontà. Comprensione, ARC e una corretta comunicazione possono veramente fare andare le cose per il verso giusto, e sarebbe la dimostrazione che… Scientology funziona. Ma un ethics officer, soprattutto, dovrebbe sempre essere consapevole che non è lì per fronteggiare Tizio, Caio o Sempronio, ma sempre e solo le loro aberrazioni. È la mente reattiva il suo vero nemico.


Note:

1. Wog (dalla locuzione dispregiativa anglosassone Worth Oriental Gentleman, riferita agli abitanti delle colonie): con questo termine Hubbard si riferisce al mondo non-scientologist, che sarebbe composto da «umanoidi» che «non ci stanno nemmeno provando». L'acronimo si rinviene in tutta la letteratura hubbardiana per porre un preciso limite tra lo scientologist (detto anche "Homo Novis") e il resto del mondo, collocabile sicuramente ad un gradino inferiore e composto da disprezzabili "homo sapiens". Il termine viene comunemente usato nel gergo scientologico quotidiano, quasi sempre con forti connotazioni negative.

2. Per overt si intende una "azione contro sopravvivenza" e, per withhold, la sua non rivelazione. In pratica si tratta di "peccati" e di mancata "confessione" degli stessi.

3. Vedi anche:

Conoscenza, controllo e responsabilità vanno di pari passo. Vanno tutte insieme.

Per conoscere qualcosa bisogna esercitare un certo controllo su di essa… un po' di controllo… per conoscerla. Per esercitare del controllo su qualcosa, bisogna essere responsabili, in una certa misura. Per esserne responsabili, bisogna conoscere qualcosa di essa. In un certo senso, abbiamo un triangolo nuovo di zecca, composto da tre angoli "conoscenza", "controllo" e "responsabilità".
(L. Ron Hubbard serie di conferenze Congresso sullo stato dell'Uomo, "Zone di controllo e la responsabilità dei governi").

4. Che la "comunicazione" sia più importante si evince dal Dizionario Tecnico di Dianetics e Scientology: «La comunicazione non è solo il modus operandi, è il nucleo stesso della vita ed è al mille per cento più importante dell'affinità e della realtà». Il concetto è poi ribadito nel PAB N° 1 del 10 maggio 1953, "Commenti generali, processing di gruppo e sommario del lavoro recente: certezze".

5. Vedi anche conferenza N. 35 del corso di dottorato di Filadelfia, 11 dicembre 1952, "Gli stivali nel cielo":

C'era questo gran bel paio di stivali e si trovava nel bel mezzo di questo universo. Erano stivali incredibilmente grandi e avresti potuto vederli con dei telescopi. Avreste potuto percorrerli in lungo e in largo senza trovare assolutamente nulla che li abitasse.

Su questi stivali c'era semplicemente scritto: "Questi sono gli stivali che portano su una strada che porta fuori da questa galera." Altre persone li avevano attraversati con navicelle spaziali e ci giocavano il gioco della campana…[…]

Si trovavano sulla soglia di ogni porta segnata a lutto. Si trovavano sulla soglia di ogni banca che si sia mai tirata indietro dopo aver dato un accordo o che abbia mai rifiutato un prestito a qualcuno che era disperato. Si trovavano sulla soglia di ogni chiesa…[…]

Erano degli stivali molto, molto semplici. Ma guarda un po'… questi stivali hanno un trucco. Non sono gli stivali per una persona solamente. Erano gli stivali di ogni uomo. […]

E questi stivali si chiamano responsabilità.

 
 
 
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