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Autunno 2015: Scientology a processo in Belgio (8)

E' giunto alla fine il procedimento che ha visto imputati 12 dirigenti e due associazioni della Chiesa di Scientology con accuse che vanno dalla truffa all'abuso della professione medica, fino all'associazione criminale. La sentenza è prevista per l'11 marzo 2016

Cronaca di © Jonny Jacobsen, dicembre 2015-marzo 2016
© Traduzione di Simonetta Po, marzo 2016

Password e nomi in codice

Di Jonny Jacobsen, 19 febbraio 2016

Il giudice Yves Régimont aveva già stabilito che l'imputato, l'inglese Martin W.*, lavorava per OSA, l'Ufficio degli Affari Speciali di Scientology. Ciò che non gli era ancora chiaro, però, è l'attività svolta di OSA.

E' — come ha insistito Martin — solo l'ufficio della chiesa che si occupa di affari esterni, che entra in comunicazione con altri gruppi e si occupa di questioni legali, se e quando si presentano?

Il giudice aveva fatto notare che le prove agli atti del processo suggerivano che OSA fosse qualcosa di più: una specie di servizio di sicurezza della chiesa. Martin W. lo ha decisamente negato e ha affermato — come avevano fatto in precedenza diversi dei suoi co-imputati — che gli atti della pubblica accusa presentano un quadro distorto di Scientology.

Ora dunque il giudice Yves Régimont lo ha messo davanti a fatti specifici, a partire dagli eventi del 30 settembre 1999 quando la polizia fece irruzione nei locali Scientology di Bruxelles. Il giudice ha fatto riferimento a un resoconto che aveva tra le sue carte, un rapporto di polizia su quell'operazione. Al momento dell'irruzione gli agenti avevano trovato Monsieur W. nei locali della Chiesa di Scientology e lo avevano colto nell'atto di cercare di sbarazzarsi di uno o più floppy disc prima che la polizia potesse sequestrarli.

«Non ho idea di che cosa sta parlando», ha risposto Martin. «Non stavo cercando di distruggere nulla.»

C'era stato un evidente problema di comunicazione: il giudice aveva detto che l'uomo aveva cercato di sbarazzarsi dei dischi, non di distruggerli. Ma considerato che Martin si avvaleva di un interprete del tribunale e rispondeva alle domande in inglese, c'era spazio per una certa confusione.

Il giudice Régimont ha provato di nuovo: «Lei stava cercando di passarli a qualcun altro.»

Certo, ha detto Martin. «Non vedo dove sia il problema.» Quando era arrivata la polizia lui stava lavorando nel suo ufficio. Era entrato un agente — ha spiegato — che non si era nemmeno preoccupato di identificarsi come poliziotto. «Mi ha parlato in francese e non capivo che cosa mi stesse dicendo. Mi disse di andare giù, quindi presi il mio disco e andai giù, poi mi chiesero di seguirli per un colloquio.» Era pronto per andare, ma aveva passato il disco a una collega così che si potesse continuare a lavorare.

Il giudice ha consultato di nuovo il verbale della polizia: «Quindi mi sta dicendo che gli investigatori hanno mentito», ha commentato.

«L'agente entra per aiutare i colleghi che cercano di fare una perquisizione...», ha detto il giudice riferendosi al documento, «ma hanno problemi a controllare il personale tra cui Monsieur W., che sta cercando di sfuggire alla sorveglianza. L'agente osserva che W. sta cercando di passare un oggetto a un collega: tre dischi del computer.»

No, ha detto Martin. Successe invece che l'agente aveva detto loro di entrare in una stanza con tutti gli altri membri della chiesa e lui aveva dato i dischi a una collega donna (per confondere ancora di più le cose, ha aggiunto, l'irruzione della polizia era avvenuta quando si trovavano a metà di un trasloco).

«Dunque la descrizione non è corretta», ha commentato il giudice.

«Non sto dicendo che la polizia ha mentito», ha risposto Martin. «Ma questa [descrizione] non è corretta.» Il giudice ha chiesto al cancelliere di prendere nota dell'affermazione, come ha fatto ogni volta che riteneva un punto particolarmente importante.

Una volta finito, Martin ha proseguito: «Vorrei anche aggiungere che non ero in stato di arresto. Non fui informato se potevo o non potevo fare qualcosa. Mi chiesero semplicemente di andare in commissariato per un colloquio.» Il giudice ha fatto annotare anche questo. «Forse abbiamo visioni diverse dell'accaduto», ha proseguito Martin, «ma io la vedo così.»

Ma il giudice non aveva ancora terminato. «Sulla stessa linea di ragionamento, otteniamo un certo numero di dischi. Li analizziamo e ci rendiamo conto che sono codé — criptati.» (1)

Martin non vedeva il problema. E' normale criptare le comunicazioni quando le devi spedire, ha detto.

«Quando le informazioni non sono particolarmente delicate, che senso ha?», gli ha chiesto il giudice.

«Per mantenere la confidenzialità», ha risposto l'imputato, aggiungendo che «in essi non vi era nulla di illegale.»

«Assolutamente», ha commentato il giudice. «Allora noi decodifichiamo il disco e scopriamo in particolare un file che riguarda le vitamine e il potenziale danno che dosaggi eccessivi possono provocare. E per la chiesa si tratta di una informazione molto delicata. Uno dei molti servizi che la chiesa vende è il Rundown di Purificazione, che implica l'uso di vitamine. Ecco il documento che dice che dovete essere molto cauti con questo», ha fatto notare il giudice riferendosi ai dosaggi prescritti durante il Rundown, (2) e trovando un po' strano che il disco contenente quel documento fosse stato criptato.

«Mi lasci spiegare», ha detto Martin. «Una delle mie responsabilità era verificare quali leggi venivano promulgate così da assicurarmi che le chiese di tutta Europa vi si adeguassero. All'epoca c'era una legge europea relativa alle vitamine e la legge diceva che la comunità avrebbe deciso quali erano i limiti massimi di sicurezza per certe vitamine.»

Ricordava molto bene di aver allegato un rapporto — o un riassunto di un rapporto — di un esperto proprio su questo argomento, «... così che la chiesa comprendesse che cosa stava succedendo. Alla fine non c'è stata decisione su che cosa costituisse un limite sicuro e ancora oggi, dopo 20 anni, non c'è legislazione europea sulla materia.»

In altre parole, ha detto Martin, stava semplicemente facendo il suo lavoro, che comprendeva anche la raccolta di informazioni di interesse per la chiesa: «... per informare chi di dovere di ciò che stava succedendo.»

«Lei comprende», gli ha detto il giudice Régimont, «che quando si nota un certo tipo di comportamento — anche se lei pensa che sia stato frainteso — e si trova un dischetto a crittatura doppia, e dentro ci si trovano informazioni relative a un argomento sensibile, le vitamine, lei comprende che gli investigatori le faranno domande sul ruolo di OSA? Perché queste cose devono rimanere confidenziali?» ha domandato il giudice, riferendosi presumibilmente al rapporto sulle vitamine.

«Non deve restare confidenziale», ha spiegato Martin. «Ma esistono gli hacker dei computer... perciò non volevo che le informazioni fossero rubate.»

«Utilizzate nomi in codice per le persone?», ha voluto sapere il giudice.

«Beh, chiaramente in un'occasione l'ho fatto», ha risposto Martin.

«Perché lo fate?», gli ha chiesto il giudice. «Ci incolpate per le nostre interpretazioni, ma se non avete nulla da nascondere, perché usate criptazione e nomi in codice?»

Il lavoro di ricerca e traduzione di questi articoli e di quelli collegati ha comportato molte ore di impegno volontario. Contribuisci a difendere questo sito e il suo importante ruolo informativo offrendo una pizza a chi ha lavorato anche per te.

«Non sono sicuro di comprendere», ha commentato Martin. «Ma se ho capito bene, lei mi sta chiedendo perché usavo un nome in codice. Perché la persona mi chiese di non mettere il suo nome in un documento della chiesa, perciò rispettai il suo desiderio.»

«In uno dei dischetti abbiamo trovato una richiesta a OSA Copenhagen di pagare la persona con il nome in codice», ha fatto notare il giudice. «Che cosa significa?»

«E' il pagamento per il servizio», ha risposto Martin.

Il giudice ha fatto annotare la spiegazione, ciononostante si è detto sorpreso che un'organizzazione che parla tanto di trasparenza usi poi nomi in codice per le persone. «Come le sembra?», ha chiesto in modo retorico. «E dite di essere totalmente trasparenti.»

« Pas de problème », ha poi aggiunto il giudice in ciò che è sembrata un'alzata di spalle verbale.

Note dell'autore:

*. Mentre durante il processo quasi tutti gli imputati non sono stati identificati, Martin W. è uno dei pochi citati dai media: il suo ruolo di portavoce della chiesa lo aveva già reso una figura pubblica. Ciononostante adotto la stessa politica usata per tutti gli altri imputati e rispetto la convenzione dei media belgi di non identificare gli imputati prima di una condanna.

1. Non è stato del tutto chiaro quale tipo di criptazione fu usata, ma l'impressione che ho avuto in tribunale è che si trattasse più che altro di semplici password.

2. Il Rundown di Purificazione è un trattamento messo a punto dal fondatore di Scientology L. Ron Hubbard che comprende ginnastica aerobica — di solito la corsa — ore di sauna e dosi di vitamine e minerali sempre più elevate. Le accuse del rinvio a giudizio comprendono anche l'abuso di professione medica.
Il Rundown è stato criticato da alcuni esperti medici come potenzialmente pericoloso. Ciò che gli investigatori trovarono è un documento che sembra riportare quelle riserve.


Rapporti falsi

Di Jonny Jacobsen, 21 febbraio 2016

Il giudice Yves Régimont aveva già interrogato l'imputato inglese Martin W. sui floppy disc che gli investigatori avevano detto avesse cercato di occultare alla polizia che aveva fatto irruzione negli uffici di Scientology nel 1999. Martin aveva categoricamente negato l'accusa.

Il giudice era anche rimasto colpito che quei dischetti fossero protetti da password, e che almeno una delle persone con cui l'imputato aveva avuto a che fare per il suo lavoro nell'Ufficio degli Affari Speciali (OSA) di Scientology fosse identificato solo con un nome in codice.

Martin aveva spiegato che le password erano una semplice precauzione contro gli hacker, e il nome in codice era stato usato su richiesta del suo contatto. Aveva anche negato il suggerimento che OSA operasse come una specie di servizio di sicurezza per Scientology. Ciononostante il giudice aveva trovato strano che una organizzazione che parla così tanto di trasparenza si comporti poi in quel modo.

«Lasci che le spieghi», ha detto Martin. Il grosso del suo lavoro consisteva nello stabilire contatti, come per esempio il lavoro di pubbliche relazioni e le attività dei diritti umani. «Deve capire il contesto in cui lo facevo; all'epoca la chiesa stava subendo attacchi su più fronti.»

«Per farle qualche esempio», ha continuato, «avevo letteralmente a che fare con centinaia di casi di discriminazione religiosa, non solo contro la mia chiesa ma anche contro altre minoranze religiose, soprattutto in Germania e Francia, ma anche in Belgio. (1)

«Per esempio, so di una persona, una insegnante di pianoforte, che fu licenziata perché era una scientologist. So di bambini a cui fu rifiutata l'iscrizione all'asilo semplicemente perché i loro genitori erano scientologist.

«Alcuni dipartimenti governativi chiedevano alle persone di firmare un documento in cui dichiaravano di non essere scientologist, altrimenti non venivano assunte. Una persona che lavorava in una centrale nucleare fu licenziata solo perché era scientologist... quella gente non faceva proselitismo per la propria religione, ma è stata cacciata solo perché fedele di Scientology.

«Come ho detto, tutti questi casi — assieme a centinaia di altri — sono degli esempi palesi di violazione dei diritti umani commesse da qualche parte. Qualcuno stava generando rapporti falsi sulla mia chiesa e su altre religioni di minoranza.

«Spesso le cose venivano estrapolate dal loro contesto, rappresentate in modo falso, dunque se mi chiede perché tenevo confidenziali certe cose è perché sapevo che c'era gente che faceva quel tipo di cose.»

«Ma lei è nella Chiesa di Scientology del Belgio», ha commentato il giudice. «Per quanto ne so lei lavora in un ufficio in Belgio e per quanto ne so, a nessuno in Belgio viene richiesto di firmare quel tipo di documento.» Dunque perché avrebbe dovuto sospettare una fuga di notizie in Belgio?

«Non so dove poteva essere la fuga di notizie, ma io parlavo di hacker che accedono a un computer da non si sa dove», ha replicato Martin. «Perciò ritengo di essere stato del tutto giustificato nel mantenere la confidenzialità.»

Il giudice è tornato alle accuse della polizia secondo cui l'uomo aveva cercato di nascondere i dischetti durante l'irruzione del 1999, cosa che Martin aveva già categoricamente negato. Aveva insistito di averli semplicemente passati a una collega così che lei potesse continuare a lavorare mentre lui andava in commissariato per essere interrogato.

«Perché li diede a quella persona?», gli ha chiesto il giudice.

«Perché non volevo portarli con me.»

Perché?

«Perché non sapevo che cosa stava succedendo, quindi ho preferito lasciare i dischetti a una persona di cui mi fidavo», perciò li aveva affidati a Anita, un'altra fedele.

Il giudice trovava ancora strano che avesse lasciato del materiale così sensibile a qualcuno con cui in realtà non lavorava. «L'incarico della mia collega non aveva nulla a che fare con il motivo per cui li lasciai a lei», ha risposto Martin. «Era un'amica.»

«Quindi si fidava di lei», ha commentato il giudice. Ma ciò che ancora voleva sapere era perché non aveva voluto che qualcuno gli trovasse addosso i dischetti, per giunta protetti da password.

«Perché vedevo che stavano portando via un sacco di cose e quelle erano attività correnti su cui stavo lavorando, perciò volevo essere sicuro di poter continuare a lavorare.»

«Perciò non era perché non voleva che scoprissimo che cosa c'era su quei dischi?», gli ha domandato il giudice.

A questo punto Martin ha cominciato ad avvertire la pressione. Alcuni dei suoi co-imputati erano scoppiati a piangere quando il giudice li aveva pressati per avere risposte più chiare: non Martin, che però ha cominciato a mostrarsi sempre più esasperato.

«Il motivo — come ho detto — è che volevo continuare a lavorare. E stavo assistendo a una perquisizione nella mia chiesa, alla cessazione delle sue attività e non volevo che anche il mio lavoro fosse interrotto.»

Il giudice Régimont è tornato ai contenuti dei dischetti in questione. Gli investigatori avevano trovato un documento su una parlamentare europea che stava cercando una segretaria. Martin W. si era adoperato per trovare una scientologist per quell'incarico, ha fatto notare il giudice.

«Così è giusto?», gli ha chiesto, «oppure è solo una interpretazione inverosimile degli investigatori?»

«Adesso spiego», ha risposto Martin che non voleva essere frainteso. «Posso spiegare la situazione.» Quella parlamentare europea aveva anche scritto degli articoli sull'Olocausto e aveva incontrato una collega di Martin negli Stati Uniti.

«Conosceva il nostro lavoro di denuncia degli abusi dei diritti umani e delle discriminazioni e chiese alla mia collega se conoscesse qualcuno interessato ad aiutarla al Parlamento Europeo. Lei a sua volta chiese a me se conoscessi qualcuno. Alla fine trovai questa donna che cominciò a lavorare come sua segretaria.»

E questa autrice, questa parlamentare europea, sapeva che la neoassunta era una scientologist? Gli ha chiesto il giudice.

«Assolutamente», ha risposto Martin. «E se mi è concesso, vorrei aggiungere che non comprendo perché questa cosa è agli atti del processo. Se ci sono stati degli illeciti perché la Procura non ha sentito la parlamentare europea o la sua assistente?»

Il giudice ha accettato la spiegazione di Martin, ripetendo però che ciò che aveva colpito gli investigatori — e l'ufficio del procuratore — come strano era che quando la polizia era arrivata negli uffici di Scientology, Martin aveva in suo possesso tre dischetti del computer, dischi protetti da password. Poi risultò che quei dischetti contenevano informazioni abbastanza delicate.

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«Lei dice di non vedere il problema», ha aggiunto. «Non riesce a capire come mai ci si potrebbero fare domande sul vero ruolo di OSA?» Il giudice non aveva ancora capito che cosa fa esattamente OSA, «Lei non ci ha dato una spiegazione chiara.»

«Mi scusi», ha ribattuto Martin in tono indignato. «Pensavo di aver risposto a quella domanda.» In effetti era stato così, anche se forse il giudice non era rimasto soddisfatto.

Martin ci ha provato di nuovo: OSA doveva presentare il lavoro della chiesa alle organizzazioni governative e non governative, lavoro importante perché Scientology doveva correggere le «false informazioni sulla chiesa». OSA spiegava anche le attività di riforma sociale della chiesa, «e questo è il suo ruolo primario», ha insistito.

«Se non comprende, lasci che le faccia un esempio», ha aggiunto con un briciolo di irritazione. Ma il giudice lo ha interrotto: aveva già degli esempi.

Note dell'autore:

1. Si tratta dei casi che Scientology citò negli anni '90 in Germania e Francia. Si veda qui per approfondimenti sulla posizione di Scientology su ciò che diceva essere discriminatorio in Germania, e qui la relazione di Scientology all'OSCE in merito alle sue affermazioni di discriminazione religiosa da parte delle autorità francesi.


Propaganda nera

Di Jonny Jacobsen, 26 febbraio 2016

Martin W. aveva avuto qualche problema a convincere il giudice Yves Régimont che L'Ufficio degli Affari Speciali (OSA) di Scientology non è altro che ciò che aveva detto che fosse. Aveva insistito che l'unica attività di OSA è cercare di dare informazioni su Scientology a organizzazioni governative e non-governative, e promuovere i programmi di riforma sociale della chiesa. Tutto ciò che fa, aveva ribadito, è lavorare per correggere tutte le false informazioni che circolano sulla chiesa.

Tuttavia, in base a quanto è presente agli atti del procedimento, il giudice non poteva astenersi dal pensare che OSA è un servizio di sicurezza di Scientology, cosa che Martin ha assolutamente negato. Ma in questo caso, ha voluto sapere il giudice, qual è esattamente la differenza tra OSA e l'Ufficio degli Affari Pubblici e Diritti Umani di Scientology con sede a Bruxelles?

Martin ha cercato più di una volta di riformulare la sua risposta per spiegare le sottili differenze. Ma ogni volta si è scontrato con la stessa obiezione del giudice Régimont. Per quanto Martin negasse il suggerimento del magistrato che OSA opera come servizio di sicurezza di Scientology, era pur sempre lì che i documenti agli atti puntavano, ha detto il giudice. «Quando si trovano intere serie di documenti che vanno tutti nella medesima direzione... ci si chiede quale sia il ruolo di OSA.»

C'erano tre floppy disc protetti da password che, secondo gli agenti di polizia presenti durante l'irruzione nei locali di Scientology del 1999, Martin aveva cercato di nascondere. Cosa che lui aveva negato con veemenza.

Il giudice Régimont lo aveva già interrogato su diversi documenti trovati nei dischetti in questione:

— Una perizia che metteva in guardia Scientology sui pericoli dell'uso eccessivo di vitamine (particolare rilevante nel contesto del Programma di Purificazione Scientology);

— Un contatto misterioso che era stato pagato per dare informazioni e che veniva identificato unicamente con un nome in codice;

— Un documento che dettagliava il ruolo di Martin per trovare uno scientologist da fare assumere come assistente di una parlamentare europea.

Martin aveva già fornito spiegazioni per ognuno dei documenti citati e discusso sul fatto che gli investigatori e la Procura avevano insistito a dare l'interpretazione più sinistra di attività del tutto innocenti.

Ma il giudice aveva chiarito di essere ancora perplesso sul fatto che nei dischetti protetti da password fossero stati trovati tanti documenti sensibili. E a questo punto ha citato un altro esempio di ciò che la polizia aveva trovato: un file sul magistrato inquirente che stava dirigendo il caso.

Adesso capiva perché gli inquirenti avevano pensato che OSA fosse qualcosa in più di quanto aveva dichiarato? Gli ha chiesto il giudice. Era un po' strano, no? «Che cosa significa?»

Nell'ufficio di Martin avevano trovato ritagli di giornale relativi al magistrato che gestiva l'indagine su Scientology. «Lei come lo spiega? Che cosa ci facevano lì quei documenti?» (1)

Il giudice stava parlando già da parecchio e Martin è apparso un po' sopraffatto. «In realtà, a essere onesto non ricordo bene perché avevo qual file», ha detto dopo un paio di false partenze. Ha spiegato che aveva ricevuto il file da un altro scientologist, tale Jacky Vaquette. (2) Non era nemmeno sicuro di che cosa contenesse. «Ho letto i titoli, ma non ricordo di che cosa parlavano. Erano semplicemente articoli di giornale, niente di più.»

«Ha detto che non capiva», ha ribattuto il giudice. «Ma [gli articoli] erano accompagnati da riassunti in inglese.»

«Sì, può darsi», ha risposto Martin. «Ma in ogni caso erano soltanto articoli di giornale.» (Martin, originario dell'Inghilterra, non è sembrato conoscere bene il francese nonostante gli anni passati con Scientology in Francia e Belgio. Per tutto il processo si è rivolto alla corte in inglese servendosi degli interpreti del tribunale per seguire il procedimento.)

Il giudice Régimont ha cambiato di nuovo tattica. «Nella Chiesa di Scientology che cos'è la "Propaganda nera"?»

«La Propaganda nera è quando si diffondono informazioni false, disinformazione, menzogne ecc. su qualcun altro», ha risposto Martin. «E' un'azione che la chiesa non tollera», aggiungendo che i riferimenti che la letteratura Scientology fa alla Propaganda nera sono «... osservazioni di ciò che viene fatto non solo alla chiesa, ma anche ad altre chiese.»

«Ma che la chiesa non fa?», gli ha domandato il giudice.

«Assolutamente no», ha risposto Martin. «Vorrei aggiungere che una delle direttive più importanti della chiesa è quella di non fare mai nulla di illegale.»

«Il procuratore dice che a questo proposito la chiesa e alcuni degli imputati hanno violato la legge», ha commentato il giudice in riferimento alle disposizioni belghe sulla privatezza, «... e chiaramente lei si è interessato al problema.»

Ormai il giudice stava interrogando Martin da quasi due ore, perciò la corte ha fatto una breve pausa. Quando l'udienza è ripresa, Régimont ha cominciato a fare domande su altre questioni. Ha verificato ciò che l'imputato gli aveva già detto: che nonostante lavorasse in un ufficio della Chiesa di Scientology del Belgio, lui faceva parte di una cosa completamente diversa, l'Ufficio Europeo degli Affari Pubblici e Diritti Umani di Scientology. Martin lo ha confermato.

Ma l'auto che usava era intestata alla chiesa, gli ha fatto notare il giudice. C'era confusione anche nei conti bancari.

L'auto era una cortesia che gli veniva offerta, proprio come l'ufficio, ha risposto Martin. Per quanto riguarda la banca, sarebbe stato meglio aprire un conto diverso, ma all'epoca non aveva pensato che potesse costituire un problema. A ogni modo, non aveva dato né ricevuto denaro dalla Chiesa di Scientology del Belgio. Il grosso dei suoi finanziamenti proveniva dalla chiesa di Copenhagen.

E l'accertamento fiscale sulla chiesa? Gli ha domandato il giudice. Se non faceva parte della Chiesa del Belgio, se non era un suo problema, perché si era interessato a rispondere alle indagini del fisco?

Quell'informazione proveniva da un documento agli atti — un procès-verbal — che rappresentava in modo errato i fatti, ha risposto Martin. «In realtà successe che gli ispettori del fisco erano venuti negli uffici della chiesa chiedendo di vedere me nello specifico», ha spiegato. Gli avevano fatto una serie di domande, lui aveva risposto e loro se ne erano andati, continuando il loro accertamento. «Vorrei aggiungere che in quei documenti sono veramente rappresentato in modo erroneo — e so che agli atti ci sono un sacco di cose.»

Ma perché, ha insistito il giudice, gli ispettori del fisco avevano voluto vedere proprio lui?

«Non ne ho idea», ha risposto Martin. Aveva spiegato a quegli ispettori che non faceva parte della Chiesa di Scientology del Belgio, ma che lavorava per l'ufficio degli Affari Pubblici. I funzionari però avevano voluto parlare con lui e con (il suo co-imputato) Marc B., che quel giorno non c'era. Non sapeva nemmeno spiegare perché avessero dedicato a lui un'attenzione speciale. «Devo dire che l'ho trovato strano.»

Quando il giudice gli ha fatto domande su come venisse finanziato il suo lavoro, Martin ha spiegato che il suo incarico non era pagato, ma che la chiesa di Copenhagen — e quella di Francia dove stava prima — provvedevano a qualche sua spesa. Per arrivare a fine mese faceva anche un altro lavoro: aveva un impiego in una rivista di spedizioni e lavorava anche per le aziende belghe U-Man e Hydrex in qualità di consulente alle pubbliche relazioni e consulente legale. (3)

Il giudice Régimont ha fatto domande sulla portata di quel lavoro, perché aveva trovato diverse fatture della U-Man per il lavoro legale e di pubbliche relazioni.

«La U-Man utilizza la tecnologia di Mr. Hubbard», ha risposto Martin. Nello specifico, operava come un'azienda in linea con Scientology e aveva sperimentato la discriminazione. «Fu in quel ruolo che feci delle consulenze.»

«Per cui risolveva i problemi legali», ha commentato il giudice. «Lei è avvocato?»

No, ha risposto Martin. Ma la U-Man non aveva nessuno che si occupasse di quelle faccende, «Forse dovrei aggiungere che in Inghilterra mi occupavo di questioni legali. Un sacco delle attività di OSA riguardano questioni legali.»

«In che cosa consisteva questa consulenza legale che dava alla U-Man? Era collegata alle regole Scientology?», gli ha chiesto il giudice.

No, niente del genere. «Forse sarebbe più corretto chiamarli collegamenti legali.»

Il giudice è tornato ai documenti trovati nei floppy disc. Tra di essi c'era un'intera serie di dati sull'applicazione della legge belga in tema di privacy. «A che scopo? Per informare la chiesa?», ha domandato il giudice aggiungendo che fin dall'inizio del processo gli imputati avevano ripetuto che non erano consapevoli di infrangere la legge. «Il procuratore sostiene che la chiesa e alcuni degli imputati hanno infranto la legge in questo senso, e chiaramente lei si interessò al problema.»

Faceva parte del suo lavoro, ha spiegato Martin. «Come ho detto prima, uno dei miei incarichi consisteva nel verificare se c'erano leggi europee di interesse per la chiesa. Quindi domandai a un esperto di fare un'analisi delle leggi europee e un'analisi di come vengono applicate nei diversi paesi». Non ricordava quanti di preciso, forse 8 o 10.

Una volta preparato il rapporto sulle leggi a protezione dei dati, le conclusioni furono inviate alle chiese di quei paesi per assicurarsi che provvedessero con le misure necessarie.

«Dunque la Chiesa di Scientology — e lei in particolare — era consapevole che esistono delle leggi che vanno rispettate», ha commentato il giudice. «Lei informava le chiese locali ma spettava a loro gestire in loco la questione.»

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Sì, ha risposto Martin. «Ed è stato fatto anche per il Belgio». Quando il giudice gli ha chiesto in che periodo lo avesse fatto, dopo essersi consultato con il suo avvocato Martin ha concluso che era stato in giugno 2000. (4)

Il giudice Régimont è tornato ai floppy disc. In un altro documento avevano trovato un elenco di eurodeputati. «A che cosa serviva? Per le sue campagne?»

«Che elenco?», ha domandato Martin. «Non mi fa venire in mente niente.»

Il giudice non ha insistito sulla questione e ha ceduto la parola al pubblico ministero Christophe Caliman.

Note dell'autore:

1. Il magistrato inquirente di quelle prime fasi dell'indagine era Jean-Claude Van Espen. Ciò che dallo scambio in tribunale non è risultato chiaro è se il giudice stava parlando esclusivamente di un file con dei ritagli di giornale su Van Espen o se c'erano altri documenti.

2. Il nome di Vaquette è stato fatto più volte durante il processo. Non è tra gli imputati.

3. Sia la U-Man, sia la Hydrex erano, almeno negli anni '90, gestite da scientologist. Compaiono in almeno una edizione dell'annuario del World Institute of Scientology Enterprises (WISE).

4. Se la consulenza legale sulla protezione dei dati fu fatta in giugno 2000, come è sembrato dire la difesa, allora è avvenuta dopo le irruzioni della polizia del settembre 1999.

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