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Il Volto Nudo del Messia - Capitolo 17: Alla ricerca di vite passate

© 1988 Di Russell Miller

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001

 
 

Funzionari dell'USIS [United States Information Service] sostengono che Hubbard dirige una "università" galleggiante di carattere morale dubbio - non accreditata da alcuna università americana, ci rappresenta all'estero in modo molto scadente... il college galleggiante fa probabilmente parte di un culto ciarlatano.

Traffico cablo della CIA, giugno/luglio 1968

(Il racconto di Scientology degli anni 1968-69)

Poco dopo l'arrivo del Royal Scotman a Valencia, da Saint Hill giunse un gruppo di studenti per frequentare il "corso di chiarimento" che si sarebbe tenuto a bordo. Una di essi era Mary Maren, graziosa newyorkese dagli occhi scuri: «Uno dei miei compagni del corso di danza di New York era in Scientology, e fu lui a parlarmene. Mi sembrava un gruppo di gente interessante e pensai che sarebbe stato utile avere a disposizione questa esatta tecnologia scientifica. Lessi Dianetics e mi parve avesse senso. Nel 1967 ero a Saint Hill per frequentare il "briefing course", e incontrai gente di ritorno da questo misterioso progetto del mare. Uno dei ragazzi era terrorizzato, veramente stravolto; non avevo idea del perché fosse in quello stato. Due settimane dopo ne tornarono altri. Erano molto dimagriti e sembravano distrutti, come se avessero visto qualche mostro marino. In seguito scoprii che per due settimane avevano ripulito la nave dagli escrementi del bestiame, ma all'epoca ancora non lo sapevo ancora. Dissi a mio marito Artie che non sarei mai entrata nella Sea Org.

«Mi dimenticai di tutto quando salimmo sull'aereo per andare a fare il corso di chiarimento. L'avevano chiamato il Volo di Capodanno della Libertà. Non ero mai stata in Spagna ed era tutto estremamente eccitante. La nave era stata ripulita, era quasi bella. Mi assegnarono una cabina piccola e angusta, ma tutto sembrava a posto. L'atmosfera era molto simpatica. LRH era a bordo e di ottimo umore. Usava trattenersi sul ponte fino a notte fonda, raccontandoci le avventure della sua intera traccia [del tempo] e di quando faceva gare automobilistiche nella civiltà marcabiana. La civiltà di Marcab era esistita milioni di anni prima su un altro pianeta; era simile al pianeta Terra degli anni cinquanta, solo che avevano mezzi di locomozione spaziale. In seguito si scoprì che i marcabiani non erano gran brava gente, quindi paragonare la loro civiltà alla nostra non era un bel complimento. LRH raccontava di essere stato un corridore automobilistico di nome Drago Verde e, prima di rimanere ucciso in un incidente, di aver stabilito un record di velocità. Era poi rinato in un'altra vita con il nome di Diavolo Rosso, ed aveva battuto il suo stesso record, per poi tornare con il nome di Lampo Blu. Alla fine si era reso conto che non stava facendo altro che battere i suoi stessi record, e non si divertiva più. Noi rimanevamo ad ascoltare queste storie per ore, in vero timore reverenziale. A quel tempo condividere queste cose ci sembrava un onore e un privilegio, ascoltarlo parlare di cose accadute milioni di anni fa come se fosse stato ieri. In genere era molto divertente, ma a volte trovavo stressante dover immagazzinare tutte queste cose, questo flusso potente ed esplosivo, ed era difficile sottrarsene. Una sera mi girava la testa e chiesi se potevo andarmene prima. Sentii la mia voce echeggiare nel cosmo mentre dicevo "mi scuserà, signore, ma devo andare a letto." Lui rispose "Ma certo".» [1]

Parlare per ore ad un pubblico soggiogato ed adorante delle sue vite precedenti era una delle attività preferite di Hubbard. Le sue storie, indipendentemente da quanto stravaganti fossero, erano sempre considerate con molta serietà; tutti a bordo erano scientologisti dedicati, convinti della verità delle vite precedenti e dell'immortalità. Mary Maren e i suoi compagni che, sul ponte del Royal Scotman in quelle calde notti spagnole, ascoltavano Hubbard per ore, non avrebbe mai messo in dubbio che fosse davvero stato un pilota automobilistico marcabiano.

Una delle caratteristiche ricorrenti delle vite che Hubbard aveva vissuto su questo pianeta era la passione per la tumulazione delle sue fortune terrene, ed una delle sue frustrazioni nella vita attuale era l'incapacità a ritrovarle. Era rimasto profondamente deluso dal fatto che le crociere intorno alle Isole Canarie, a bordo dell'Enchanter, non gli avessero fruttato i lingotti d'oro con cui intendeva sostituire la deriva dello schooner, ma ora aveva a sua disposizione più tempo, più navi e più personale, e nel febbraio del 1968 chiese che alcuni volontari lo accompagnassero in una missione speciale a bordo della Avon River.

Amos Jessup fu tra i primi a farsi avanti. «Non ci aveva detto quali sarebbero stati i nostri compiti, ma a me non importava, l'avrei seguito in capo al mondo se me l'avesse chiesto. Ero felice di fare qualsiasi cosa per lui, perché pensavo che avesse fatto tanto per aiutare gli altri e si meritava ogni aiuto che potevamo dargli. La gente pensava che fosse in grado di fare miracoli e che avesse dimostrato un livello incredibilmente alto di abilità, ad un livello a cui noi non potevamo aspirare. Essere con lui era terribilmente eccitante e stimolante. Dovevi sempre darti da fare, dare il meglio di te ma era anche sempre molto terapeutico e confortante.» [2]

Per la missione Hubbard accettò trentacinque volontari, e nelle settimane seguenti tenne sedute di addestramento quotidiane sul ponte della Avon River, spesso osservato con invidia dagli studenti della Royal Scotman, ormeggiata a fianco nel porto di Valencia.

Ron L'Insegnante e Marinaio

Cronometro alla mano, il Commodoro faceva eseguire all'equipaggio innumerevoli esercitazioni di recupero di uomo in mare, spegnimento incendi, manovra funi, lancio e recupero di piccole scialuppe ed esercizi per respingere arrembaggi - si diceva preoccupato dai pirati del Mediterraneo e voleva essere sicuro che non si sarebbero fatti prendere dal panico quando fosse arrivato il momento.

All'inizio di marzo la Avon River prese il mare, lasciando la Royal Scotman a fremere nel tentativo di indovinare la natura della missione. Puntò a est, attraversò di nuovo il Mediterraneo e gettò l'ancora in una baia riparata nei pressi di Capo Carbonara, sulla costa sud orientale della Sardegna, dove Hubbard radunò l'equipaggio per le istruzioni. Ergendosi sul portellone della stiva per essere ben visibile, disse di essere in procinto di realizzare un'ambizione che aveva nutrito per secoli, nelle vite precedenti. Per la prima vita era riuscito a mettere insieme un'organizzazione con risorse finanziarie ed umane sufficienti ad affrontare il progetto che stavano per realizzare. Spiegò che nel corso delle sue precedenti esistenze aveva accumulato vaste fortune, che aveva poi sepolto in posizioni strategiche. Lo scopo dell'attuale missione era localizzare e recuperare quei tesori nascosti, con o senza la collaborazione delle autorità.

Parecchi membri del gruppo non riuscirono a trattenere moti di eccitazione al pensiero, e lui sorrise apertamente prima di continuare. Ricordava che, circa duemila anni prima quando comandava una flotta di galere, in qualche punto di quella costa c'era un tempio. Veniva chiamato il Tempio della Dottrina e la grande sacerdotessa era un'affascinante signora che, disse ammiccando, aveva «scaldato il cuore ai marinai». Il mattino seguente aveva intenzione di mandare a riva diverse squadre per cercare le rovine del tempio e l'ingresso segreto dove aveva sepolto un forziere di calici e piatti d'oro.

«Era un'idea elettrizzante» ha raccontato Jessup. «Tutti pensavamo tutti che fosse una grande avventura. Hubbard era colui che aveva decifrato l'antichissimo mistero della condizione umana, l'aveva scavato in profondità e aveva scoperto ogni aspetto della sua imperfezione, e ora si avviava verso una nuova era, con un pugno di uomini solcava il Mediterraneo alla ricerca di un tesoro nascosto. A me non importava che fosse vero o meno, quello che importava era riuscire a stare al gioco che LRH aveva disegnato. Se per lui era importante, io avrei fatto del mio meglio.»

Sulle prime rintracciare le rovine del Tempio della Dottrina fu difficile, poi Hubbard si rese conto che i suoi ricordi erano basati su carte nautiche antiche, mentre lui aveva individuato l'area di ricerca su quelle moderne. Una volta aggirato l'ostacolo scoprirono le rovine, evento che a bordo dell'Avon River portò un prevedibile fermento, solo in parte offuscato dalla scoperta che il sito era chiaramente indicato come monumento antico - e sarebbe stato più intelligente localizzarlo consultando una guida turistica.

Il fatto che il tempio fosse una rovina famosa rese alquanto difficile setacciare la zona con i metal detectors, per non parlare di scavi, senza sollevare il sospetto dei locali. Nonostante un gruppo avesse riferito di aver trovato quella che sembrava essere l'ingresso nascosto, e una prova furtiva al metal detector avesse dato esiti positivi, Hubbard decise semplicemente di annotare il ritrovamento e procedere oltre.

Mentre le squadre di ricerca scrivevano dettagliati resoconti su tutto ciò che avevano trovato, la Avon River puntò a sud, verso Tunisi e la costa del Nord Africa dove era fiorita la civiltà di Cartagine, prima della nascita di Cristo. Hubbard diceva di aver conosciuto un sacerdote cartaginese che aveva nascosto un tesoro di gioielli e oro in un tempio che pensava di poter ritrovare. Una volta ormeggiati nel porto tunisino di Biserta, il Commodoro fece fare alle sue eccitate squadre di ricerca un modello in creta di quello che riusciva a ricordare della topografia della zona, dicendo di perlustrare la costa in cerca di un paesaggio «somigliante». Rimaneva quasi sempre sul ponte in attesa del rientro delle squadre, impaziente di sapere cosa avessero scoperto. Trovarono sicuramente il sito del tempio proprio come lui l'aveva descritto, ma l'erosione aveva distrutto il tunnel segreto che portava al nascondiglio del tesoro. Hubbard si recò sul posto, confermò che avevano trovato l'ubicazione esatta e indicò il luogo dell'erosione. Nonostante non avessero ancora recuperato alcun tesoro, nessuno era meno che entusiasta delle scoperte fatte fino a quel momento.

La Avon River lasciò Biserta e costeggiò fino a La Goulette, il porto di Tunisi, dove cercarono di esplorare le rovine di una città sottomarina. L'equipaggiamento subacqueo si dimostrò inadeguato, e Hubbard fece un nuovo modello di creta di un altro sito in cui cercare un tempio. Si scoprì però che il sito era occupato da un edificio di uffici governativi.

Mentre si trovavano a La Goulette Joe van Staden, comandante della Avon River, offese in qualche modo il Commodoro che lo licenziò immediatamente e lo sostituì con Hana Eltringham. «Stavo lavorando sottocoperta» ha ricordato «quando LRH mi chiamò e disse "Stai per diventare il nuovo comandante". Ammutolii completamente; ero terrorizzata. Ricordo che mi sedetti alla scrivania con la testa tra le mani mormorando "Oh Dio, Oh mio Dio". Mentre me ne stavo lì seduta mi resi improvvisamente conto che lui era sulla porta della sua cabina e mi faceva cenno di raggiungerlo. Mi alzai e andai verso di lui. Aveva in mano un E-Meter, mi porse le lattine e mi disse "stringi qui". Stavo lì in mezzo alla porta mentre lui armeggiava con il meter e poi mi disse "voglio che ricordi l'ultima volta che sei stata comandante."

«Pur nella confusione e paura del momento, il mio primo pensiero fu che fosse tutto molto ridicolo. Poi iniziai ad avere la vaga impressione di un momento in qualche vita precedente in cui ero comandante di una nave e c'era mare in burrasca. Mi disse "molto bene, molto bene", chiedendomi di andare ancora più indietro ed ebbi un flash molto vivido di astronavi e viaggi nello spazio. Era molto reale, nient'affatto una cosa immaginaria. Gli dissi quel che avevo visto, poi mi ritrovai su un'astronave e stavo ricevendo una chiamata urgente che mi ordinava di tornare alla base terrestre. Stavamo rientrando il più velocemente possibile quando un qualche nemico ci fece esplodere nello spazio. Seguì una grande confusione e movimenti rotatori come se l'astronave si stesse disintegrando. Mi fece ripercorrere l'episodio e gli effetti dell'esperienza si chetarono considerevolmente. "Bene" disse, "molto bene" e fu tutto.

«Salii in plancia e sentii che la paura e il terrore che mi avevano attanagliato lo stomaco erano scomparsi. Improvvisamente mi sentii molto capace, molto preparata ad affrontare qualsiasi cosa fosse accaduta. Il mattino seguente dovevo attraversare il porto di La Goulette da un capo all'altro, per il rifornimento; poi avrei dovuto trovare un pilota che ci portasse fuori. Pensavo che Ron sarebbe uscito per darmi una mano. Nient'affatto. Lo vidi aprire le tende della sua cabina per un momento, sorridere un attimo e poi richiuderle. Pensai "il vecchio stronzo non ci pensa nemmeno a darmi una mano".» [3]

Dopo qualche ora, mentre si trovavano al largo di La Goulette e in rotta verso est e la Sicilia, iniziò ad uscire vapore dai portelli della sala macchine. Cabbie Runcie, capo macchina della nave e unico "wog" (termine gergale per non-Scientologist) a bordo, apparve in coperta pulendosi le mani su uno straccio unto, annunciando che una guarnizione del pistone del cilindro dell'alta pressione era scoppiata e avrebbero dovuto fermarsi per ripararla. Runcie aveva quasi settant'anni, era uno scozzese calvo, senza denti, taciturno e gran fumatore di pipa che preferiva stare per conto suo; Hubbard fu sorpreso e irritato dalla sua temerarietà, in modo particolare perché era un "wog". Il Commodoro ordinò a Hana di mantenere la rotta alla stessa velocità, e Runcie scomparve giù per la scaletta della sala macchine mormorando «questa è follia, è stupidità». Fu l'unico commento che gli sentirono fare durante l'intera traversata.

Quando la Avon River gettò l'ancora davanti al piccolo porto di pescatori di Castellammare, sulla costa settentrionale della Sicilia, il vapore stava ancora uscendo dai portelli. Senza preoccuparsi assolutamente dei colpi e del fumo provenienti dalla sala macchine, Hubbard riunì sul ponte un piccolo gruppo e delineò il suo obiettivo successivo - una vecchia torre di guardia appena visibile su un alto promontorio sovrastante il porto. Ordinò che la ricerca iniziasse con il favore dell'oscurità, e quella sera al tramonto la squadra di ricerca si allontanò su un gommone per esplorare la torre.

Il gruppo tornò parecchie ore più tardi in uno stato di grande eccitazione, poiché in un angolo della torre avevano registrato forti letture del metal detector. Si organizzò una spedizione per la notte seguente, questa volta munita di badili. L'equipaggio della Avon River rimase in attesa con i nervi a fior di pelle, ma quando il gommone fece ritorno, sbattendo contro la fiancata della nave, sul suo fondo non c'erano forzieri - la base rocciosa della torre di guardia era troppo per dei semplici badili. Hubbard, deluso come tutti, disse che non era il caso di sprecare altro tempo sul posto. Promise che in seguito avrebbe rimandato la Enchanter per cercare il proprietario del terreno e negoziarne l'acquisto, in modo da condurre scavi adeguati.

Lasciata la Sicilia la Avon River fece rotta attraverso lo Stretto di Messina fino al "alluce" d'Italia, gettando l'ancora davanti alla costa arida e rocciosa della Calabria. Hubbard sosteneva che quella terra era stata sua in una vita precedente, quando faceva l'esattore delle tasse al tempo dell'Impero Romano. Non era però stato un esattore completamente onesto, comunque, poiché rivelò di aver nascosto dell'oro in altari sacri di pietra disseminati lungo la costa, ritenendo che sarebbero stati meno esposti ai vandali.

Vennero inviate a terra due squadre di ricerca, ma non trovarono altari. La Avon River incrociò lungo la costa con vedette munite di binocoli, ma ancora invano. Hubbard concluse che la costa era stata erosa e gli altari, con tutto il loro oro nascosto, portati via dal mare.

Tuttavia a bordo si avvertiva un'aura palpabile di attesa: tutti sapevano che il clou della missione doveva ancora arrivare - una visita alla stazione spaziale segreta in Corsica. Hubbard aveva mostrato a pochi selezionati membri dell'equipaggio, tra cui Hana Eltringham, parecchie pagine di appunti scritti a mano e a macchina, in cui erano descritti esistenza ed ubicazione della stazione, posta in una zona montagnosa del nord dell'isola. Occupava una vasta caverna a cui si poteva accedere solamente appoggiando una specifica impronta di palmo di mano (e l'equipaggio non dubitò trattarsi di quella di Hubbard) su una specifica roccia, il che avrebbe fatto slittare la parete rocciosa che bloccava la caverna e attivato la stazione spaziale. All'interno si trovavano un'enorme astronave madre e una flotta di navicelle costruite in una speciale lega anti-corrosione, ancora sconosciuta ai terrestri, e tutto l'occorrente per il loro funzionamento, comprese riserve di cibo e carburante.

Sfortunatamente la base spaziale còrsa era destinata a rimanere solo un'eccitante lettura, la nostra, poiché verso la fine di aprile arrivò un urgente messaggio radio di Mary Sue che chiedeva al Commodoro di tornare immediatamente a Valencia, dove c'era "agitazione" (l'eufemismo usato per descrivere uno scontro tra scientologisti e "wogs"). Hubbard accondiscese, lasciando l'equipaggio a vaghe congetture su ciò che sarebbe potuto accadere nella stazione spaziale. Il pensiero corrente era che Ron avesse intenzione di usare la "astronave madre" per fuggire dalla terra e continuare altrove il suo lavoro, forse in un ambiente meno ostile. La Sea Org, si suggeriva apertamente, forse non era altro che un passo verso una "Space Org" [Org Spaziale].

Queste considerazioni dovettero comunque essere brevemente accantonate, poiché la Avon River, in rotta verso le coste mediterranee della Spagna, incappò in una serie di burrasche. Il carattere di Hubbard peggiorò al pari delle condizioni atmosferiche. In una notte buia e di forte tempesta Hana, preoccupata che la nave venisse spinta troppo sotto costa, osò cambiare rotta senza chiedere il permesso del Commodoro. Al momento della virata il vecchio peschereccio iniziò a impennarsi e rollare. «Stava andando tutto a posto» ha ricordato Hana «quando dalla cabina di LRH, che si trovava sotto il ponte di comando, arrivò un urlo terrificante. Sentii i suoi passi avvicinarsi e la porta della plancia si aprì. Stava lì come un pazzo, con i capelli arruffati; si guardò intorno urlando "Che diamine sta succedendo?". Mi lanciai verso di lui, lo presi per le spalle e gli spiegai il più chiaramente possibile che cosa avessi fatto. Iniziò un po' a calmarsi e smise di guardarci come una bestia inferocita. Mi ha sempre colpita il fatto che un uomo del suo calibro potesse comportarsi così; pensavo che avrebbe dovuto essere più "divino".»

Arrivati a Valencia, Hubbard si infuriò ulteriormente nell'apprendere che "l'agitazione" era stata provocata dal Capitano della Royal Scotman, il quale aveva ripetutamente respinto le richieste delle autorità portuali spagnole di spostare la nave dal bacino di carenaggio alla banchina. La situazione era degenerata al punto che gli spagnoli minacciavano di trainare la nave al largo e rifiutarle di rientrare in porto. Hubbard mandò a terra una missione che si occupasse di sistemare le cose, e trasferì sei ufficiali dalla Avon River alla Royal Scotman per farsi rilasciare una relazione sulla gestione della nave.

Qualche giorno più tardi la Royal Scotman era ormeggiata in una zona esterna del porto quando venne annunciato l'arrivo di una burrasca. Hubbard, appresa la notizia dalla radio della Avon River, afferrò gli ufficiali disponibili, saltò su una bettolina e si affrettò verso la Royal Scotman, correndo in plancia per prenderne il comando. La nave era assicurata alla banchina con gomene d'acciaio sottoposte a fortissima pressione; se avessero ceduto niente avrebbe più impedito alla nave di essere spinta contro gli scogli. Hubbard riuscì ad accorciare le gomene e ri-ormeggiare la nave, ma non prima di aver danneggiato il timone.

A emergenza finita l'infuriato Commodoro ordinò una "corte di etica" per scoprire chi avesse "pasticciato", assegnando frattanto l'intera nave alla "condizione di rischio". Erano davvero poche le persone di cui si fidava, così assegnò il comando della Royal Scotman alla moglie Mary Sue, ordinandole di trasferire la nave a Burraria, a nord di Valencia, per essere riparata, e quindi incrociare davanti alle coste spagnole per addestrare l'equipaggio. Mary Sue sarebbe dovuta rimanere in mare finché nave ed equipaggio non fossero stati sufficientemente presentabili e addestrati per salire alla "condizione" superiore; fino ad allora la Royal Scotman sarebbe rimasta in "rischio".

Fu così che durante le settimane successive i pescatori spagnoli che tiravano le reti al largo della costa di Valencia assistettero ad uno spettacolo indimenticabile - una grande nave passeggeri che incrociava al largo, la ciminiera avvolta in sporche cerate grigie. Se ai pescatori fosse stato permesso salire a bordo sarebbero rimasti ancora più sorpresi nel vedere che tutto l'equipaggio, compresa la piccola signora Comandante, avevano un cencio grigio legato al braccio sinistro. Si è anche detto, ma forse è solo una battuta, che addirittura Mixie, il cagnolino di Mary Sue, fosse stato obbligato a portare il cencio grigio annodato al collo.

Hubbard, rimasto sulla Avon River, fece rotta verso Alicante, dove gli studenti che prima si trovavano a bordo della Royal Scotman erano stati alloggiati in un hotel che fungeva da "base terrestre". Il progetto di andarli a trovare venne ritardato dalla scoperta che la Avon River era troppo grande per entrare in porto. Ci furono momenti di smarrimento ma Hubbard, dopo aver studiato le carte nautiche, decise di puntare su Marsiglia, la seconda città più grande della Francia e suo principale porto nel Mediterraneo. Come sempre nessuno osò chiedere perché stessero andando dove stavano andando.

In rotta verso nord la Avon River incontrò la triste Royal Scotman, all'ancora per la notte. Aveva ancora la ciminiera avvolta nelle cerate grigie. Hubbard ordinò alla sua nave di manovrare a distanza di voce, prese il megafono e urlò: «Bene bene, qui abbiamo una nave in "rischio" che pensa di poter gettare l'ancora per la notte, prendendosela comoda.» Si sentì arrivare la voce di Mary Sue, ma l'equipaggio del peschereccio non fu in grado di capire che cosa stesse dicendo. «Sarebbe sicuramente un miglior addestramento tenere la tua nave in movimento anche di notte» gridò Hubbard «o hai paura di muoverti al buio?» La risposta di Mary Sue rimase incomprensibile, ma sembrò molto irritata a Hana Eltringham, in plancia con Hubbard.

Amici di Hana che si trovavano sulla "crociera in rischio" le raccontarono in seguito che le condizioni a bordo erano terribili. L'equipaggio aveva lavorato al limite dell'esaurimento, il cibo era scarso e nessuno aveva il permesso di lavarsi o cambiarsi. Mary Sue manteneva regole rigide ma condivideva le privazioni con l'equipaggio, era giusta fino allo scrupolo e molto amata.

A Marsiglia Hubbard affittò una villa sulla spiaggia, e vi si trasferì in attesa che il motore della Avon River venisse revisionato. Nella villa fu installato un telex, così da poter rimanere in contatto con Saint Hill da dove arrivavano notizie di crescenti e rumorose opposizioni a Scientology, sia da parte della stampa che dell'opinione pubblica. Hubbard venne informato che erano attese ulteriori interrogazioni parlamentari sulle sue attività.

All'inizio di giugno Mary Sue inviò un messaggio radio dicendo che la Royal Scotman era pronta per una nuova valutazione. Il marito accondiscese con clemenza ad innalzare la nave al livello successivo - "non esistenza"- e le diede il permesso di fare rotta per Marsiglia. L'avrebbe ispezionata e deciso se poteva riprendere le operazioni ostacolate dal marchio infamante della condizione inferiore. La Royal Scotman arrivò nel porto di Marsiglia con un aspetto migliore di quanto avesse mai avuto dall'entrata in servizio nella Sea Org - era stata riverniciata da cima a fondo di un bel colore bianco, gli ottoni brillavano e l'intero equipaggio era stato dotato di uniformi nuove fiammanti. Hubbard, tutto sorrisi, presiedette alla cerimonia di cancellazione delle condizioni inferiori e si trasferì immediatamente a bordo, nella sua cabina. Qualche giorno più tardi la Royal Scotman fece rotta per Melilla, nel Marocco Spagnolo, distante ottocento miglia. Nessuno ne conosceva i motivi.

Ma la buona disposizione del Commodoro non doveva durare a lungo. La Avon River fu trattenuta nel porto di Marsiglia da uno sciopero generale che aveva paralizzato l'intera Francia e bloccato i lavori di riparazione. Dalla Royal Scotman Hubbard iniziò a mandare messaggi a Hana Eltringham ingiungendole di fare qualcosa per terminare i lavori, perché aveva bisogno di lei con urgenza.

Una sera l'operatore radio disse ad Hana che LRH voleva parlarle privatamente; lei sgombrò la plancia e chiuse le porte. «Feci come mi aveva detto» ha raccontato, «e quando presi la radio lo udii singhiozzare apertamente. Piangeva di frustrazione per quello che stava succedendo sulla Royal Scotman. Disse che il nuovo Comandante era così incompetente che aveva dovuto rimuoverlo, e non ce la faceva più. Rimasi colpita come mai prima di quel momento. Lui era tutto per me. Lo amavo come un padre o un fratello, era parte della mia famiglia. Gli volevo bene a tal punto che per lui avrei fatto qualsiasi cosa, e lui stava lì alla radio a piangere e mi pregava di fare qualsiasi cosa in mio potere per riprendere il mare e raggiungerlo. "Ho bisogno di te qui, come Comandate " mi disse. Rimasi sconcertata. Non pensavo di esserne in grado, ma sapevo che avrei dovuto provarci. Parte del suo essere brillante stava nel fatto che riusciva a motivarti a fare cose straordinarie.»

Due giorni più tardi, quando il ponte che bloccava l'ingresso del porto fu aperto per un'emergenza, la Avon River si lanciò in mare aperto senza aver completato la riparazione del motore. Arrivò fino a Barcellona prima che la guarnizione del pistone scoppiasse di nuovo. Fatto rifornimento, procedette faticosamente fino a Valencia dove fu sottoposta ad ulteriori riparazioni; qui arrivò un messaggio che ordinava a Hana di raggiungere la Royal Scotman a Biserta.

Il vecchio peschereccio giunse nel porto tunisino qualche ora prima della Royal Scotman. John Mc Master, che si era assentato per un giro promozionale e si era imbarcato sulla Avon River a Valencia, assistette all'arrivo a Biserta dell'ammiraglia della Sea Org.

«Non lo dimenticherò mai» ha raccontato. «Eravamo stati avvertiti del suo arrivo via radio, e più o meno all'orario presunto d'arrivo una nave da crociera della Lloyd Triestina entrò nel fiume. Sembrava un cigno bellissimo, splendente, si avvicinò e attraccò senza difficoltà. Perfetta! Poi arrivò sferragliando la nostra bagnarola arrugginita, e iniziò le manovre troppo presto. Qualcuno dal ponte lanciò una gomena senza la più piccola speranza di arrivare alla banchina, e la gomena cadde in acqua. Era quasi il crepuscolo, e riuscivo a sentire la voce del Grassone che arrivava sull'acqua. Era in piedi sul ponte di comando e urlava "Sono stato tradito! I bastardi mi hanno tradito di nuovo!" Gli arabi in attesa di afferrare le gomene sulla banchina devono essersi chiesti che diavolo stesse succedendo.» [4]

Quando la Royal Scotman riuscì infine ad ormeggiare, per prima cosa Hubbard assegnò la Avon River a una condizione di "rischio" per avere impiegato tanto tempo ad incontrarsi con lui. Si rifiutò di parlare ad Hana Eltringham e non volle sapere come avesse rischiato di essere arrestata per essere sgusciata via dal porto di Marsiglia, in pieno sciopero, per raggiungerlo; o di come avesse fatto una traversata di oltre cinquecento miglia con il vapore che usciva dai portelli della sala macchine, minacciando di grippare in qualsiasi momento. «Non si parlò più di promuovermi Comandante della Royal Scotman» ha raccontato Hana.

Circondato da traditori e incompetenti, Hubbard sentì il bisogno di introdurre una nuova punizione per il personale Sea Org che commetteva errori. Chi offendeva le regole iniziò a venire confinato nel buio alloggiamento delle catene e ricevere il cibo da un secchio, oppure, secondo il suo capriccio, a essere mandato nelle sentine a raschiare vernice per ventiquattro o quarantotto ore consecutive. Una terza variante si presentò quando Otto Roos, un giovane olandese, lasciò cadere una delle gomene di prua mentre stavano spostando la Royal Scotman lungo la banchina. Viola di rabbia, Hubbard ordinò che Roos fosse gettato fuori bordo.

Nessuno criticò l'ordine del Commodoro. Due membri dell'equipaggio afferrarono immediatamente l'olandese e lo gettarono in mare. All'impatto con l'acqua ci fu un sonoro tonfo, seguito da un momento di orrore quando Roos sembrò essere scomparso tra i flutti, e da nervose congetture che cadendo potesse aver urtato la fiancata corrosa. Ma il ragazzo era un buon nuotatore e quando, gocciolante, risalì lo scalandrone fu sorpreso nel trovare tutto l'equipaggio che ancora si sporgeva nervosamente dai parapetti della nave.

«In realtà non era possibile esprimere critiche su quando accadeva» ha spiegato il neozelandese David Mayo, membro della Sea Org per lungo tempo, «perché non sapevamo mai di chi potevamo fidarci. Criticare qualsiasi cosa Hubbard facesse o dicesse era considerata un'offesa, e non sapevi mai se ti avrebbero o no fatto rapporto. Gran parte dell'equipaggio temeva che se avesse espresso disaccordo sarebbe stato cacciato da Scientology, e per la maggioranza di noi era una cosa assolutamente intollerabile, non potevi neppure prenderla in considerazione. Era qualcosa di molto più terrificante di qualsiasi cosa potesse accaderti nella Sea Org.

«Cercavamo di non pensare troppo al nostro comportamento. Il più delle volte non era razionale, ma anche il solo pensare una cosa del genere era un pensiero indegno e non potevi permettere a te stesso di avere pensieri indegni. Una delle domande delle "verifiche di sicurezza" [si tratta di un "ciclo di etica"] era "Hai mai avuto pensieri poco gentili verso LRH?", e se li avevi avuti potevi trovarti in seri pasticci. Così ti sforzavi di non averne.» [5]

Il 25 Luglio 1968, mentre Hubbard era ancora a Biserta, il governo britannico decise infine di intraprendere azioni contro Scientology. Kenneth Robinson, Ministro della Sanità, annunciò alla Camera dei Comuni il divieto di ingresso nel Regno Unito agli studenti stranieri di Scientology. «Dopo aver valutato tutte le possibili evidenze» disse «Il Governo ritiene che Scientology sia socialmente pericolosa. Separa i membri dalle famiglie e accusa di moventi sordidi e ignobili chiunque la condanni. Le sue pratiche e i suoi principi autoritari sono una potenziale minaccia per la personalità e il benessere di chi è così illuso da divenirne seguace; in particolare, i suoi metodi sono un serio pericolo per la salute di chi vi si sottopone.»

Qualche giorno dopo il Ministro dell'Interno annunciò che L. Ron Hubbard era stato classificato "straniero indesiderabile", e gli sarebbe stato quindi rifiutato l'ingresso in Gran Bretagna. La decisione spinse Hubbard a mandare un telex a Saint Hill lamentandosi che «l'Inghilterra, una volta luce e speranza del mondo intero, è diventata uno stato di polizia e non è più degna di fiducia.»

Questi sviluppi spinsero i quotidiani britannici a rinnovati sforzi per trovare e intervistare l'elusivo Hubbard. Il Daily Mail, che poco tempo prima aveva avuto il piacere di pubblicare i numeri dei conti correnti bancari di Hubbard in Svizzera, fu il primo a rintracciarlo a Biserta. Hubbard ostentò una indifferente nonchalance agli eventi britannici e fece del suo meglio per affascinare gli inviati del Daily. Invitò i reporter a bordo, mostrò loro le sue sedici medaglie di guerra disposte in bell'ordine in una teca dietro la scrivania e rispose educatamente alle loro domande per più di due ore.

Affermò di non avere più il controllo di Scientology, disse che si trovava all'estero per problemi di salute e insistette di essere ancora il benvenuto in Gran Bretagna. «Il mio nome ispira fiducia» asserì, «Sono persona gradita ovunque. Se volessi tornare in Gran Bretagna entrerei dalla porta principale, e il funzionario della Dogana mi direbbe "Salve Mr. Hubbard". Così è sempre stato, e così sarà sempre.»

Fu un vero tour de force di pubbliche relazioni; alla fine la cosa peggiore che i giornali trovarono da dire su di lui fu che fumava sigarette al mentolo di continuo, e «si agitava nervosamente» [6]. Si comportò con la stessa sicurezza anche il giorno seguente, all'arrivo di una troupe della televisione britannica, e non la perse neppure quando uno degli intervistatori gli chiese «non ha mai pensato di essere completamente pazzo?» Hubbard sorrise apertamente, rispondendo: «Ma certo! L'unico al mondo che non pensa mai di essere matto è il pazzo furioso.»

Spiegò che gran parte delle sue ricchezze veniva dagli anni in cui aveva lavorato come scrittore, non da Scientology: «Quindici milioni di parole pubblicate e film di grande successo non è che non contino niente.» Disse di trovarsi nel Mediterraneo per studiare le civiltà antiche e cercare di scoprire i motivi del loro declino [7].

Dopo l'intervista televisiva, Hubbard decise che non era il caso di restare a Biserta e intrattenere ulteriormente i rappresentanti dei media. La Royal Scotman levò rapidamente l'ancora e riprese il mare, lasciando i ritardatari a bocca asciutta a riflettere sulle spese del viaggio, nella polvere delle banchine tunisine.

L'arrivo della Royal Scotman sull'isola greca di Corfù, due giorni dopo, sollevò poco interesse locale. Corfù era un popolare e indaffarato porto di ritrovo delle navi da crociera, che entravano ed uscivano continuamente. La Royal Scotman non aveva niente di speciale a parte, forse, il fatto che batteva bandiera della Sierra Leone; si sparse la voce che si trattasse di una di quelle scuole galleggianti che negli ultimi tempi andavano di moda, e questo soddisfece la scarsa curiosità dell'ambiente portuale.

Emissari della nave andarono a rendere omaggio al capo-scalo, Marius Kalogeras, e gli spiegarono di essere rappresentanti della "Operation and Transport Corporation Limited", un'organizzazione internazionale di gestione aziendale. Lo informarono che presto sarebbero arrivate altre due navi, e intendevano trattenersi qualche tempo a Corfù mentre gli studenti frequentavano corsi a bordo. Gli fecero notare che le loro necessità logistiche avrebbero fornito all'economia dell'isola una notevole iniezione di fondi, senza contare i contributi derivanti dalle spese libere degli studenti.

Il capo-scalo afferrò al volo il messaggio, e predispose un buon ormeggio per le navi della "OTC" in una sezione appartata del porto recentemente ristrutturato, promettendo di provvedere a tutto l'occorrente. Compiaciuto da questo caldo benvenuto, il Commodoro iniziò a guardare l'isola e i greci con particolare favore, fino al punto da concedere un'intervista al Ephemeris ton Idisseon, uno dei quotidiani di Corfù, a proposito del recente colpo di stato portato a termine in Grecia da un gruppo di militari conosciuti come "I Colonnelli".

L'ossequiosità dell'intervistatore fu superata solo dall'ovvio desiderio di Hubbard di ingraziarselo, e a domande adulatorie seguirono risposte adulatorie:

Domanda: «Mr. Hubbard, in qualità di personaggio internazionale quale lei è, sta seguendo la nuova situazione greca, e che cosa pensa del lavoro dell'attuale Governo Nazionale?»

Risposta: «Il Governo è lo specchio della gente. Ovunque io e i miei studenti si vada, la gente continua a dirci quanto si senta sicura. La decisione di fondare un'impresa e stabilirne qui il suo quartier generale dimostra la nostra fiducia nella Grecia.»

D. - «Mi è stato detto, Mr. Hubbard, che ha letto per intero la nuova Costituzione Greca. Se è vero, che cosa ne pensa?»

R. - «Sì, l'ho letta con molto interesse. In essa viene data grandissima importanza ai diritti dell'uomo. Ho studiato molte Costituzioni, fin da quelle seguite dalle diverse tribù sprovviste di leggi scritte, e l'attuale Costituzione rappresenta la più brillante tradizione della democrazia greca. Tra tutte le moderne costituzioni, la nuova Costituzione Greca è la migliore...»

L'interpretazione di democrazia che Hubbard dava alla giunta militare al potere non era proprio in linea con l'opinione internazionale, ma l'intervistatore evitò di approfondire.

Quando alla fine la Avon River raggiunse l'ammiraglia a Corfù, Hubbard era così innamorato della Grecia da aver deciso di ribattezzare tutte le sue navi in onore dei nuovi ospiti. La Royal Scotman prese il nome di Apollo, la Avon River divenna Athena e la Enchanter, che se ne era andata a zonzo per il Mediterraneo in varie missioni per il Commodoro, ed era rimasta spesso in panne, fu ribattezzata Diana.

Alla fine di agosto arrivarono a Corfù i primi studenti di Saint Hill, e molti di essi contrabbandarono ingenti somme di denaro (il governo britannico aveva da poco introdotto restrizioni sull'esportazione valutaria che avevano causato problemi di liquidità alla Sea Org, che normalmente pagava in contanti). «Mi diedero da portare sulla nave circa 3.000 sterline in banconote di grosso taglio» ha raccontato Mary Maren, «Le nascosi negli stivali.»

Il contrabbando era in linea con il disinvolto disprezzo che la Sea Org mostrava per le noiose regole del mondo "wog". Leon Steinberg ad esempio, sovrintendente al carico della Avon River, era l'esperto riconosciuto nella falsificazione dei documenti di autorizzazione richiesti dagli appetiti voraci della burocrazia marittima, e usava pezzi di patata per riprodurre i timbri richiesti. I suoi falsi venivano quasi sempre accettati, con grande gioia degli Scientologist che li chiamavano "Documenti Steini" [8] .

Il corso offerto a Corfù era indirizzato a Scientologist avanzati: si trattava dell'addestramento a "thetan operante" Livello OTVIII, il più alto che all'epoca si potesse raggiungere. Diventare un auditor di Classe VIII era l'ambizione di ogni Scientologist di rispetto, anche se nessuno era preparato alla nuova autocrazia sviluppatasi all'interno della Sea Org. «Al nostro arrivo l'atmosfera era molto rigida» ha raccontato Mary Maren. «Uno del nostro gruppo una volta eccedette un po' col bere, e venne afferrato da uno degli ufficiali che lo strapazzò parecchio, urlandogli "Questa è una nave della Sea Org ed è diretta da L. Ron Hubbard..." mi resi conto che sarebbe stato diverso da Valencia, e non mi piacque.»

Agli studenti veniva fornita un'uniforme verde piuttosto raffazzonata, cintura e sandali marroni, e non si perdeva occasione per umiliarli. «Ci dicevano che eravamo meno che scarafaggi, e che non eravamo degni di audire nemmeno il cagnolino di Mary Sue.» Ha ricordato la Maren. La giornata lavorativa iniziava alle sei di mattina e finiva alle undici di sera, dopo una lezione di novanta minuti tenuta da Hubbard nella sala da pranzo prodiera sul Ponte B. «Avevamo sempre il terrore di addormentarci. LRH si lasciava andare a drammatizzazioni su diversi argomenti e noi ci pizzicavamo a vicenda per rimanere svegli. Eravamo terrorizzati; stress e severità erano continui.»

Ben presto Hubbard si rese conto che gli studenti commettevano troppi errori di auditing, e annunciò che, in seguito, chi avesse fatto errori sarebbe stato gettato in mare. Tutti risero alla sua battuta.

Al rapporto successivo, durante la regolare adunata sul ponte di poppa, vennero chiamati due nomi. Non appena gli interessati si fecero avanti furono afferrati per gambe e braccia da due ufficiali della Sea Org e scaraventati oltre il bordo della nave, mentre il resto del gruppo guardava con stupore e sgomento. Hubbard, Mary Sue e la figlia sedicenne Diana, tutti in uniforme, osservavano la cerimonia dal ponte di passeggiata. I due "fuoribordo" nuotarono intorno alla nave, si arrampicarono sui gradini di pietra della banchina e salirono grondanti lo scalandrone, cercando di riprendere fiato. Giunti in cima ricevettero l'ordine di salutare e chiedere il permesso per tornare a bordo.

Hai sbagliato? Fatti una nuotata e se non sai nuotare, POSTULA!

Da allora il "fuoribordo" divenne un rito quotidiano. Il nome di chi doveva essere lanciato fuori bordo era allegato agli ordini del giorno, e quando il Maestro d'Armi [ufficiale di etica della Sea Org] durante il giro della sveglia delle sei gridava «Adunata sul ponte, Adunata sul ponte!» tutti sapevano ciò che sarebbe successo. «Venivano chiamati avanti quelli che dovevano essere lanciati fuori bordo» ha raccontato Ken Urquhart «e il cappellano recitava qualche formula su come l'acqua avrebbe lavato via i peccati, poi i malcapitati venivano afferrati e buttati giù. Noi accettavamo tutto perché eravamo assolutamente convinti che il mondo avrebbe beneficiato delle azioni di Ron. Era il nostro leader e sapeva quel che faceva meglio di noi tutti.» [9]

«Pensavo fosse una pratica terribile, disumana e barbara» ha raccontato Hana Eltringham. «Sui corsi c'erano anche alcune donne di mezz'età. Julia Salmon, capo continentale dell'Org di Los Angeles, aveva cinquantacinque anni ed era malata, quando fu lanciata fuori. Toccò l'acqua piangendo e urlando.

«LRH lo trovava indubbiamente divertente. A volte l'ho sentito scherzarci sopra. In quei momenti arrivai molto vicina a chiedermi che cosa stessi facendo lì, e se fosse veramente per il bene più grande.»

Anche Diana Hubbard sembrava divertirsi alla cerimonia, e ordinava spesso dei fuori bordo. «Ricordo che un giorno uscii sul ponte» ha raccontato Amos Jessup, «ero capo ufficiale e scoprii che i quattro o cinque della mia divisione stavano per essere gettati in mare. Non ne sapevo nulla e dissi "Che diamine sta succedendo?" Poi notai Diana che mi guardava dal ponte superiore e pensai "Cristo!".»

Dei quattro figli di Hubbard presenti a bordo solo Diana, fino a quel momento, era stata promossa ad ufficiale della Sea Org. A sedici anni era "tenente comandante" e indossava un'uniforme composta da minigonna e cappello con la visiera, che solitamente lasciava pendere sulla schiena per non scompigliarsi i lunghi capelli ramati. Quentin, allora quattordicenne, si diceva fosse un auditor, ma in realtà non sembrava molto interessato; nutriva una passione adolescenziale per gli aeroplani: lo si vedeva spesso camminare a braccia aperte sui ponti, impegnato in qualche immaginaria battaglia aerea, le labbra vibranti che simulavano il rumore dei motori. Suzette e Arthur, rispettivamente di tredici e dieci anni, sembravano assolutamente soddisfatti di quella strana vita e godevano dell'influenza del nome che portavano.

Dei ragazzi Hubbard probabilmente Diana era la meno amata, almeno per quel che riguarda John Mc Master. Mc Master, che lavorava ancora come mozzo di cambusa sulla Apollo, venne gettato in mare ben cinque volte, e coltivava un profondo risentimento verso Hubbard e la sua invadente figliola. «L'ultima volta mi chiamarono dicendo "John, ti vogliono sul ponte di poppa, il Commodoro vuole darti un premio speciale". Ebbi un brutto presentimento ma salii comunque. Quando uscii sul ponte di poppa mi resi conto che si trattava di un brutto tiro. L'equipaggio era schierato al completo, e sul ponte di passeggiata c'erano Grassone e la sua "famiglia reale", e tutti gli ufficiali di fresca nomina. Hubbard si sporgeva dal parapetto con quella sua espressione dispiaciuta tipo sono-stato-tradito-di-nuovo.

«Ribollivo di rabbia. Mi collocarono direttamente sotto la "famiglia reale", Diana scese, mi si piazzò di fronte e lesse un elenco dei miei reati, cose tipo aver cercato di prendere il potere e aver insidiato questo e quello. Erano tutte bugie. Ero così arrabbiato che stavo quasi per afferrarla e buttarla in mare. Poi scandì "lanciamo i tuoi errori e peccati alle onde, nella speranza che tu possa riemergere come thetan migliore".

«Stavo per dire "Andate a prendere quel ciccione bastardo lassù! È lui il disonesto! Buttate lui fuori bordo." Avrei dovuto farlo, vorrei averlo fatto, avrebbe rotto l'incantesimo che avvolgeva tutti. Fui afferrato da questi quattro energumeni e lanciato oltre il parapetto, e iniziai a ridere a crepapelle. Pensavo "Cristo, me ne andrò da questo manicomio galleggiante a costo di dover nuotare fino in Yugoslavia".» [10] Se ne andò qualche mese dopo.

Come era prevedibile, una "nave scuola" che ogni mattina gettava in mare i suoi studenti avrebbe attirato una certa attenzione. Gli operai del porto di Corfù riuscirono a stento a credere ai loro occhi quando i primi volarono oltre i parapetti dell'Apollo, anche se ben presto l'intera faccenda venne considerata come uno scherzo, qualcosa da osservare con divertimento. Ma l'interesse tocco anche sfere diverse.

Il Normarch (sindaco) di Corfù chiese al Maggiore John Forte, vice console onorario britannico sull'isola, che cosa sapesse di questa strana nave. Forte, un ufficiale dell'esercito in pensione che aveva fatto di Corfù la sua seconda patria, ne sapeva molto. Aveva informato il Foreign Office di Londra dell'arrivo Royal Scotman, deducendo a giusta ragione, secondo le sue stesse parole, che si trattava della «sinistra nave di Scientology.»

Era stato incaricato di consegnare ad Hubbard una lettera per informarlo che in Gran Bretagna veniva considerato "persona indesiderabile". Il compito si era rivelato sicuramente difficile. «Un ragazzino mi accolse sulla passerella» ha raccontato. «Doveva avere all'incirca dodici anni e sembrava molto deciso, ma con un volto inespressivo; educatamente ma con fermezza mi chiese che cosa volessi. Domandai dove potevo trovare il Capitano e lui, molto seriamente, insistette "Sono io il Capitano." Pare che sulla nave i ragazzini facciano a turno per recitare la parte di ufficiali di grado diverso, e vengono indottrinati a credere di essere veramente il personaggio che stanno interpretando in quel momento. Dopo un'interessante conversazione con il ragazzino, un rappresentante dello staff mi accompagnò velocemente verso lo sporco e puzzolentissimo ventre della nave, dove venni presentato ad un donnone conosciuto come "supercargo" che assomigliava a una guardiana di riformatorio dei romanzi di Dickens.

«"Supercargo" mi firmò una ricevuta della lettera e promise di farla avere a Hubbard che, a quanto pareva, era in crociera sulla Avon River. Dopo circa un mese la lettera, rozzamente aperta e risigillata, mi fu resa con una nota di supercargo che diceva che Hubbard non poteva essere rintracciato, essendo i suoi spostamenti sconosciuti.» [11]

Hubbard era rimasto a bordo per tutto il tempo, tenendosi in disparte in attesa del momento propizio per sbarcare. Nonostante le chiacchiere sulla "nave misteriosa", i commercianti locali avevano dato il loro spudorato benvenuto ai circa $50.000 che la Sea Org spendeva mensilmente a Corfù, e il 16 novembre Hubbard fu invitato ad un ricevimento tenuto in suo onore all'Achilleon Palace, un lussuoso casinò dell'isola. Dal suo arrivo in agosto era la prima volta che Hubbard lasciava la nave, e il suo ingresso nell'edificio venne accolto da una standing ovation.

Estremamente gratificato, Hubbard ricambiò l'ospitalità invitando i dignitari locali a bordo dell'Apollo per la cerimonia del cambio di nome. Tutti gli ufficiali della Sea Org, nelle loro migliori uniformi, si disposero in bell'ordine sulla banchina mentre Diana Hubbard, una volta tanto con il cappello nella posizione giusta, salita sul podio ruppe una bottiglia di champagne contro la chiglia della nave, annunciando: «Battezzo questo yacht con il nome "Apollo".» Quando venne scoperto il nuovo nome, scritto a caratteri d'oro, Hubbard raggiunse la figlia e disse «Desidero ringraziarvi per essere qui e per averci onorati della vostra presenza, oh Cittadini di Corfù...»

Ma dietro questo scenario di apparente cordialità stavano ribollendo i problemi. Il governo greco, attraverso la sua Ambasciata di Londra, aveva disposto un'inchiesta su Scientology. Agenti di sicurezza al servizio dei Colonnelli avevano avuto l'ordine di controllare la nave, ma il capitano del porto aveva assicurato che gli scientologisti erano persone innocue, rispettose della legge, e che non davano problemi. «Ho visto gente lanciata in mare» ammise «ma mi hanno detto che fa parte del loro corso di addestramento.» Il Maggiore Forte lamentò di essere assediato da persone che gli esprimevano forti obiezioni sul fatto l'isola desse ospitalità agli scientologisti, e il più importante quotidiano di Corfù, il Telegrafos, aveva pubblicato un articolo fortemente critico su Scientology; un veloce accenno alla "magia nera" aveva sollevato i sospetti dei Corfioti.

Nel gennaio del 1969 i commercianti di Corfù erano ormai così allarmati dalla prospettiva di possibili azioni contro gli scientologisti che una loro delegazione inviò un telegramma al Primo Ministro Papadopoulos, sottoponendogli una «calda preghiera» affinché fosse permesso alla «Scuola di Filosofia del Professor Hubbard» di restare a Corfù. Il Segretario Generale del Ministero della Marina Mercantile rispose che «non c'erano mai state obiezioni» al fatto che l'Apollo restasse a Corfù.

Intanto Hubbard prometteva ulteriori ricchezze all'isola. In un manifesto intitolato "Ricerca Sociale ed Economica su Corfù", nel tipico stile ampolloso prevedeva la costruzione di hotels, strade, fabbriche, scuole, un nuovo porto, tre campi da golf, sette moli per gli yacht e varie altre strutture, oltre alla fondazione di una Università Greca di Filosofia creata dalla Operation and Transpost Corporation. Il giorno successivo l'Ephemeris ton Idisseon titolò «L'AFFLUENZA A CORFU' CONOSCERA' GIORNI MIGLIORI.»

Il Vice Primo Ministro Patakos emise un frettoloso comunicato enfatizzando che «Agli scientologisti non è stato ancora concesso alcun permesso di stabilirsi sul suolo greco.» Hubbard rispose annunciando che la sua Scuola di Scientology di Corfù avrebbe aperto «nel giro di due o tre settimane.»

In quel periodo il Maggiore Forte si era ormai convinto che Hubbard fosse intenzionato a prendere il parziale controllo dell'isola per stabilirvi il quartier generale di Scientology, e stava facendo forti pressioni affinché non gliene fosse data l'opportunità. Hubbard, dal canto suo, come al solito era convinto di essere vittima di un complotto, e che Forte fosse un agente dell'intelligence britannico al servizio della sezione di "propaganda nera". Più tardi avrebbe accusato il maggiore di aver diffuso voci malevole su riti di magia nera tenuti a bordo dell'Apollo, su scientologisti che avvelenavano i pozzi e facevano sortilegi sul bestiame dell'isola [12].

In realtà le decisioni furono prese a livello molto più alto dell'insignificante vice-console onorario; il Ministro degli Esteri greco aveva avanzato una richiesta ufficiale di informazioni ai governi Australiano e Britannico circa lo status di Scientology nei loro paesi.

Il 6 marzo gli oppositori di Hubbard ricevettero l'inaspettato aiuto della Sesta Flotta USA; era giunta a Corfù una sua unità operativa, e un distaccamento di Marines fu posto a sentinella intorno agli ormeggi delle navi della Sea Org, presumibilmente per evitare che il personale della Marina USA entrasse in contatto con gli scientologisti. «Sembrava che si trattasse in qualche maniera di un'operazione accuratamente studiata per attirare l'attenzione delle autorità sul grave pericolo di contaminazione di questa indesiderabile setta» ha raccontato il Maggiore Forte.

Nonostante si tratti di una teoria veramente improbabile, meno di due settimane dopo il Normarch di Corfù ordinò ad Hubbard e alle sua navi di lasciare la Grecia nel giro di ventiquattr'ore. «Quando gli portarono la notizia il vecchio ebbe quasi un attacco di cuore» ha raccontato Kathy Cariotaki, membro della Sea Org che in quel momento si trovava in plancia con Hubbard «Lo shock lo fece davvero sbiancare.» [13]

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Alle cinque del pomeriggio del 19 marzo 1969, con il porto pieno di polizia, la Apollo mollò gli ormeggi e scivolò nel Mar Egeo.

Sul molo ad osservare la partenza era presente anche il Maggiore John Forte, che si rese conto di avere vicino uno dei più famosi Lotharios [dongiovanni] dell'isola. Forte disse che gli dispiaceva di veder partire tante belle ragazze. «Non è che io ne sia poi così dispiaciuto» rispose l'uomo. «Erano un branco di rompiballe. Quando si arrivava al dunque, tutto quello che sapevano dirti era che avevano il permesso di avere rapporti sessuali solo con i loro compagni scientologisti.»

Forte scoppiò a ridere. Si trattava, pensò, di un interessante aspetto della filosofia della Chiesa di Scientology.

 

Note:

1. Intervista a Mary Maren, Los Angeles, Agosto 1986.

2. Intervista a Jessup.

3. Intervista a Hana Eltringham.

4. Intervista a John Mc Master.

5. Intervista a David Mayo, Palo Alto agosto 1986.

6. Daily Mail, 6 agosto 1968.

7. Scientology: The Now Religion, George Malko, 1970.

8. Intervista a Jessup.

9. Intervista a Urquhart.

10. Intervista a Mc Master.

11. The Commodore and the Colonels, John Forte (pub. Corfu Tourist Publications and Enterprises, 1981)

12. Lettera di Mary Sue Hubbard a Sir John Foster, 6 novembre 1969.

13. Intervista a Kathy Cariotaki, San Diego, luglio 1986.

 
 
 
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