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Il Volto Nudo del Messia - Capitolo 2: Viaggiò davvero?

© 1988 Di Russell Miller

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001

 
Fondamentali per l'immagine di L. Ron Hubbard come profeta sono i racconti dei suoi viaggi giovanili. Sembra che all'età di 14 anni il curioso ragazzino vagabondasse da solo in Oriente, avesse indagato su culture primitive e appreso i segreti della vita ai piedi dei saggi di quei lontani paesi, e dei Lama. «Negli anni dell'adolescenza viaggiò diverse volte lungo la costa della Cina, da Ching Won Tow a Hong Kong, e nell'interno, a Pechino e in Manciuria» [1]. In Cina avrebbe incontrato un vecchio mago i cui antenati avevano servito alla corte di Kublai Khan, e un Indù che riusciva ad ipnotizzare i gatti. Sui monti del Tibet avrebbe vissuto con banditi che l'avevano accettato per il suo «onesto interesse per loro, e per il loro modo di vita» [2]. Nei luoghi sperduti della Manciuria occidentale avrebbe fatto amicizia con i locali signori della guerra, dimostrando la sua dimestichezza con i cavalli. Su un'isola senza nome del Sud Pacifico l'intrepido ragazzo avrebbe calmato gli indigeni esplorando una grotta che si pensava fosse «infestata dagli spiriti», dimostrando che il rombo proveniente dall'interno altro non era che un fiume sotterraneo. Nelle «profonde foreste» della Polinesia avrebbe scoperto un antico luogo di sepoltura «permeato della tradizione di eroici re e guerrieri … anche se i suoi amici indigeni temevano per lui, esplorò l'area sacra - perché era mosso dal desiderio di fare tutto ciò che poteva per approfondire la sua conoscenza» [3].

Sembra che non ci fossero limiti alle capacità del giovane uomo: «ricordo che una volta ho appreso l'Igoroti, una lingua orientale primitiva, nel giro di una sola notte. Avevo acceso una lampada a kerosene e preso un elenco di parole stilato da un vecchio missionario che viveva sulle colline di Luzon (Filippine). L'Igorot è una lingua molto semplice. Il missionario aveva fonetizzato il linguaggio e compilato un elenco delle parole più importanti, del loro uso e grammatica. E ricordo che sedevo sotto una zanzariera, con tutte queste zanzare affamate che cercavano di intrufolare il becco nelle maglie della rete, e imparavo questa lingua - trecento parole, ho memorizzato queste parole e il loro significato. E il giorno seguente ho iniziato a metterle in fila, ad usarle con la gente e in brevissimo tempo fui in grado di parlare l'Igoroti.» [4].

Si dice che per tutto quel periodo Ron fosse stato finanziato dal facoltoso e indulgente nonno, e fu proprio durante quei viaggi in Oriente che sviluppò l'interesse per il «destino spirituale» dell'umanità. «L. Ron Hubbard apprese che la vita era molto più di quanto la scienza avrebbe potuto immaginare, che l'Uomo non sapeva tutto quel che c'era da sapere sulla vita, e che né l'Oriente né l'Occidente, lo spirituale e il materiale, avevano risposte complete. Per L. Ron Hubbard esisteva un intero campo di ricerca che implorava di essere esplorato» [5].

Sarebbe sicuramente stato un impressionante punto di partenza per la carriera di ogni giovane adulto, se solo fosse stato vero.

(Il racconto di Scientology sugli anni 1924-1929)

(I viaggi di Hubbard in Asia nel 1927)

Alla fine di marzo del 1924 gli Hubbard lasciarono Washington DC e ancora una volta si spostarono da un capo all'altro del continente. Finito l'addestramento al Bureau of Supply and Accounts School, Harry Hubbard venne promosso al grado di Tenente e destinato nuovamente al Puget Sound Navy Shipyard di Bremerton, nello stato di Washington, in qualità di Funzionario Economo.

Bremerton era una graziosa cittadina sorta intorno al grande cantiere navale, base settentrionale della Flotta del Pacifico, che si stendeva sulle rive del Puget Sound. I gabbiani volavano gracchiando sulla tranquilla strada principale e sulla flotta di pesca, e un intenso aroma di sale, catrame e olio aleggiava nella brezza dello Stretto, dove autocarri dipinti di bianco costituivano il principale collegamento con Seattle, sulla riva opposta. Gli Hubbard trovarono casa a due isolati dal cantiere, e il figlio si iscrisse alla terza media presso la Union High School, sull'angolo tra la Quinta Strada e la Principale.

Ron si innamorò a prima vista di Bremerton, come avrebbe fatto un qualsiasi tredicenne amante delle attività all'aria aperta. In estate si aggregava invariabilmente ad un gruppo di ragazzini per nuotare, pescare e andare in canoa nelle acque dello Stretto, e nei fine settimana scroccava un passaggio per Camp Parsons, il campo degli scout sulla riva nord-occidentale del Canale Hood. Era un campo permanente nel cuore dell' Olympic National Park e migliaia di ragazzi lo consideravano un vero paradiso. Nel canale si potevano pescare ostriche, molluschi, gamberetti e granchi, che venivano cucinati all'aperto; le aquile risalivano le correnti ascensionali e la fitta foresta intorno al campo era popolata di cervi, castori e orsi neri. L'escursione favorita di Ron, e di innumerevoli altri scouts come lui, era la "Camminata dei Tre Fiumi": iniziava con la "Scalata che T'Ammazza", la lunga salita di uno spoglio pendio, e terminava nel tardo pomeriggio a Camp Mistery, in cima al passo, praterie di fiori selvatici e vedute mozzafiato sulle selvagge montagne Olympic. Si trattò di un idillio infantile che durò appena due anni: nell'estate del 1926 i genitori decisero di trasferirsi a Seattle, di là dallo Stretto. Per Harry fare il pendolare non era un problema, poteva raggiungere il cantiere col traghetto, e pensavano che Ron avrebbe dovuto completare le superiori in una scuola più grande e sofisticata della Union High. Fu così che Ron iniziò il suo secondo anno di liceo al Queen Anne High, un maestoso edificio di brillanti mattoni bianchi sulla collina che domina Seattle.

Aveva da poco iniziato il secondo semestre quando il padre ebbe il primo incarico all'estero. Il Tenente Hubbard avrebbe dovuto prendere servizio come Ufficiale dello Spaccio del Commissariato presso la Base Navale degli Stati Uniti di Guam, una sperduta e montagnosa isola tropicale del Pacifico, 3.000 miglia a ovest delle Hawaii. Più grande e più a sud delle Isole Marianne, Guam era stata ceduta agli Stati Uniti come trofeo della guerra Ispano-Americana del 1898 e, per quanto riguardava la famiglia Hubbard, era talmente lontano che avrebbe potuto essere su un altro pianeta.

May e Hub discussero molto su come avrebbero potuto adattare la loro vita a questo nuovo scompiglio. Guam era un incarico di almeno due anni e naturalmente May avrebbe accompagnato il marito, soprattutto perché non esistevano possibilità di tornare in licenza. Ron era la maggiore preoccupazione, anche se lui già dava per scontato che li avrebbe seguiti. Aveva appena 16 anni ed era eccitato all'idea di scambiare la vita monotona della Queen Anne High con una su un'isola tropicale.

Ma gli ufficiali di ritorno da Guam raccontavano storie truci sull'isola e i suoi abitanti. Molte riguardavano il fascino delle "scure signorine" dell'isola, e dell'entusiasmo disinibito che mettevano nel dare la caccia ai giovani americani, potenziali mariti. Circolavano anche molti pettegolezzi sulle tremende malattie veneree endemiche. I reduci di Guam continuavano a ripetere a Hub che mai e poi mai avrebbero permesso ad un figlio di metter piede sull'isola. Alla fine con molta tristezza decisero di partire senza Ron. May organizzò il suo ritorno al "vecchio mattone" ospite dei nonni, e il compimento degli studi a Helena. Quando gli annunciarono la decisione Ron non nascose il suo disgusto, ma si rilassò un poco alla promessa del padre di organizzargli una breve vacanza prima di tornare a Helena.

Il Tenente Hubbard partì per Guam il 5 aprile 1927; la moglie e il figlio lo seguirono qualche settimana più tardi sul piroscafo passeggeri President Madison, che salpò da San Francisco con destinazione Honolulu, Yokohama, Shanghai, Hong Kong e Manila. Ron portò con sé ukulele e sassofono, due strumenti che stava disperatamente cercando di imparare a suonare, e una manciata di leggende raccontate dagli amici del padre su come, all'arrivo a Guam, chiunque avesse i capelli rossi sarebbe stato istantaneamente proclamato re. Con suo grande dispiacere era già stata prenotata la traversata di ritorno, a luglio, affinché rientrasse in tempo per l'inizio della scuola. May si portò libri sufficienti per fargli studiare storia e inglese durante il viaggio, poiché non sarebbe riuscito a terminare il semestre alla Queen Anne High School.

Considerando che Ron aveva appena 16 anni, le sue osservazioni sul viaggio a Guam sono acutamente colte, anche se occasionalmente la prosa diventa ingenua («I dodicimila cavalli della nave ci trascinavano verso Ovest»). Il suo diario è pieno di informazioni e riflette la forte curiosità di un ragazzo estroverso e indiscreto che per la prima volta viaggia all'estero. Osservando la sagoma del Golden Gate di San Francisco scomparire dall'orizzonte Ron ammetteva un nodo alla gola, anche se si fece ben presto prendere dalle innumerevoli attività di bordo: giochi a carte e partite di golf sul ponte, balli, film e discussioni ossessive su chi soffrisse il mal di mare e chi no. Alcuni membri dell'equipaggio cercarono di fargli venire il voltastomaco con descrizioni di cibi disgustosi come il maiale salato o le viscide ostriche, ma Ron fu orgoglioso di annotare che né lui né la madre avevano ceduto.

La prima tappa, dopo sei giorni di navigazione, fu Honolulu dove la President Madison venne accolta in rada da una flottiglia di piccole imbarcazioni governate da scuri monelli flessuosi che si immergevano per recuperare i quarti di dollaro gettati dai passeggeri. Ron annotò laconicamente che un tempo si immergevano per pochi penny, «poi l'hawaiano ha sviluppato il senso degli affari». Durante la sosta gli Hubbard visitarono l'isola assieme agli amici, e Ron ebbe occasione di nuotare e di provare una tavola da surf sulla spiaggia di Waikiki. Le onde erano molto più lunghe di quelle della California, scriveva, e a volte si raggiungeva una velocità di 60 miglia orarie.

Lasciate le Hawaii Ron fece amicizia con l'ingegnere in seconda che lo portò in visita alla nave, compresa la cambusa «con attrezzatura rilucente e sorridenti cuochi cinesi che mettevano in bella mostra i loro denti neri».

A 50 miglia dalle coste giapponesi iniziarono a vedere la «bellezza celeste» del Monte Fuji che perforava le nubi avvolto in una «tunica rosa di neve» che, pensò Ron, suggeriva l'idea di «un indumento regale». La sosta in Giappone durò tre giorni, prima a Yokohama e poi a Kobe. Ron teneva appunti meticolosi su ogni cosa vista, comprese dettagliate descrizioni sull'abbigliamento della gente. Gran parte della devastazione del terremoto di quattro anni prima era ancora evidente - tra cui le rovine di un forte «orribilmente a pezzi» a guardia dell'entrata in porto, e il cui crollo aveva provocato la morte di 1700 uomini. Il Giappone lasciò Ron praticamente impassibile e chiaramente impreparato, come ogni giovane americano ignaro dei modi di vita stranieri, a immagini e odori orientali - malattie e sporcizia, i bassifondi maleodoranti e i mendicanti che dormivano in strada. «Non sembra certo il paese felice dipinto nei romanzi» concludeva. «Credo che in Giappone ci sia bellezza unicamente nel periodo della fioritura dei ciliegi, oppure nelle novelle romantiche».

La vista di Shanghai, il successivo porto di attracco della President Madison, lo elettrizzò molto di più: in parte perché la prima bandiera che vide all'imboccatura dello Yangtze fu quella a stelle e strisce che sventolava dal pennone di un cacciatorpediniere della Marina americana. Il trambusto del traffico fluviale - «milioni di giunche da pesca» - lo lasciò attonito, così come il fatto che i «cenciosi e decrepiti» coolies che scaricavano la nave guadagnassero soltanto quindici centesimi al giorno. Aggiunse, per certi versi inutilmente, che vivevano «in condizioni peggiori di chiunque altro al mondo».

L'ufficiale comandante della nave, anch'egli proveniente da Seattle, accompagnò Ron e la madre a fare un'escursione in auto della città. «Sulla strada principale dove la nostra auto avanzava si aprivano centinaia di stretti e interessanti vicoli brulicanti di vita. Grossi pesci galleggiavano qui e là, e sulle nostre teste incombevano grandi vessilli di carta. I negozi erano stipati di ogni sorta di cianfrusaglia. Pesci secchi appesi a corde sbattevano nel vento. Cibarie e granaglie dall'aspetto strano erano stese ovunque. Dappertutto si vedevano poliziotti Sikh. Sono tipi grossi con la barba scura, turbante in capo e pantaloni corti color cachi, molto pittoreschi. Portano grandi manganelli di rattan e un fucile sulla schiena. Tommy Atkins spiccava tra la folla, così come i marinai americani, inglesi e giapponesi. All'esterno della concessione Britannica ho visto un tizio inglese prendere per il bavero un cinese e scaraventarlo al di là della strada. Su Bubbling Well Road c'è un bellissimo hotel che un tempo era la dimora di un gentiluomo cinese. All'esterno ci sono pergolati e fontane, e all'interno tappezzerie e pavimenti a mosaico».

È evidente che all'arrivo a Shanghai Ron aveva già adottato alcuni dei più ovvi manierismi coloniali: infatti raccontava casualmente che alla fine della giornata si era unito ad altri passeggeri della Madison per un "tiffin" al Palace Hotel, e ben presto iniziò a riferirsi agli abitanti locali con il termine "gook" [giallo, muso giallo].

Da Shanghai fecero rotta su Hong Kong, città «molto britannica in superficie, ma molto indigena nel profondo». May e Ron presero un tram per raggiungere la collina sovrastante il porto, ma trovarono che caldo e umidità erano opprimenti, per non parlare della ressa di coolies «che non badano a dove sputano»; così si sentirono molto sollevati alla partenza della President Madison per l'ultima tappa del viaggio che li avrebbe portati a Manila, nelle Filippine. Qui si sarebbero trasferiti, assieme ad altre quindici famiglie, sul cargo ausiliario della Marina, la USS Gold Star, che li attendeva all'ancora a Cavite, sull'altro lato della baia, per condurli a Guam. Le operazioni di scarico dei bagagli dalla President Madison furono abbastanza confuse, cosa per cui Ron incolpò «i nativi pigri e ignoranti», così occorse diverso tempo prima che i loro bauli fossero messi in salvo e May e Ron potessero rilassarsi con una limonata al Manila Hotel.

Il giorno successivo Ron visitò la città accompagnato dal tenente McCain, della Base di Cavite, un conoscente del padre. I vecchi forti spagnoli di Cavite ovviamente affascinarono moltissimo il ragazzo, amante di storie avventurose di cappa e spada. «Tutti i vecchi cannoni non esistono più, ma rimangono le piazzole. Che posto terribile in cui combattere. Le postazioni erano trappole ed occorrono quattro uomini per aprire una porta. Ci sono gallerie che collegano tutti i forti ad un'antica cattedrale in disuso e piena di serpenti, pipistrelli e immondizia. Molto misteriosa. Dopo che il Sig. McCain mi ha raccontato che in quelle gallerie erano stati sepolti milioni di monete d'oro spagnole l'ho ispezionata con cura. Prima o poi tornerò e dragherò [sic] l'intero posto. Forse».

Quella sera Ron fu portato al "Dreamland", uno dei bar più rispettabili di Manila dove si potevano affittare ragazze per ballare a cinque centesimi al giro. «Naturalmente non abbiamo ballato», aggiungeva Ron un po' dispiaciuto, «perché farlo non sarebbe appropriato. È appena arrivato il charleston, ma è troppo caldo (il clima, intendo)». Due giorni dopo la USS Gold Star salpò per Guam, un viaggio di sette giorni attraverso il Mar delle Filippine che non avrebbe potuto offrire contrasto più stridente con il relativo lusso di una nave passeggeri come la President Madison. Gli alloggi erano spartani, il cibo molto modesto e gli ufficiali si mantenevano alteramente distaccati dagli sfortunati passeggeri, mangiando addirittura ad un tavolo separato. A peggiorare le cose il tempo fu orribile e la nave rollava e beccheggiava nel mare grigio e mosso, con la costante minaccia di un tifone all'orizzonte. Fu, come scrisse Ron, «un cavolo di traversata spaventosa».

Quando in lontananza apparve una striscia di terra, additata come Guam, il sollievo fu palpabile. La USS Gold Star gettò l'ancora al largo dell'isola lunedì 6 giugno, 36 giorni dopo che gli Hubbard avevano lasciato San Francisco. Hub era sulla seconda scialuppa che avvicinò la nave e, nell'annotare sul suo diario «fummo veramente felici di rivederlo», Ron espresse sicuramente sia il proprio che il pensiero della madre.

La prima impressione di Guam, con le sue verdi colline ricoperte di fitta vegetazione e le casette dai tetti di tegole rosse, fu positiva. Anche il nauseabondo aroma dolce di copra che riempiva l'aria era nettamente preferibile al puzzo delle fogne a cielo aperto che aveva caratterizzato tutti i precedenti porti di attracco. Povertà, sporcizia e malattie così prevalenti altrove erano quasi scomparse da Guam, grazie alla massiccia presenza della Marina degli Stati Uniti che spingeva, incitava e pagava i locali indigeni Chamorro per ripulire le strade e mantenere un minimo di igiene.

Ad Hub era stato assegnato uno spazioso bungalow circondato da banani nella cittadina di Agana, a circa cinque miglia dal porto. Quando May e Ron arrivarono non era ancora completamente arredato, ma al ragazzo piacevano quelle stanze fresche dai lucidi pavimenti di legno nero che riflettevano la luce che filtrava dalle cortine di bambù. La famiglia aveva due inservienti e un cuoco, uno stile di vita che mai prima di allora nessuno di loro aveva mai tenuto. May, ad esempio, non aveva mai avuto servitori ed apprezzò molto la novità.

Il padre aveva deciso che Ron avrebbe trascorso parte delle sei settimane di permanenza sull'isola insegnando inglese ai ragazzini Chamorro della scuola elementare locale, gestita dalla Marina. Ron non obiettò, ma trovò il compito praticamente impossibile a causa dei suoi capelli rossi. Nonostante all'arrivo non fosse stato immediatamente incoronato re, scoprì ben presto che il colore dei suoi capelli suscitava molto interesse ed agitazione, sia per strada che in classe. I Chamorro, popolo di pelle scura del ceppo indonesiano, sembravano non riuscire a credere che testa umana potesse germogliare una tale criniera, e gli studenti di Ron trascorrevano tutto il tempo della lezione fissando esterrefatti la sua testa. Quando Ron raccontò la cosa, i genitori scoppiarono a ridere e sua madre, attingendo alla propria esperienza di insegnante, lo consigliò gentilmente di fare del suo meglio.

Quando non cercava di fare l'insegnante Ron passava moltissimo tempo tentando di soddisfare la sua naturale curiosità con ricerche su storia e cultura dell'isola. Alcune delle annotazioni su Guam e la sua gente hanno similitudini incredibili con le storie successivamente incorporate nella mitologia di L. Ron Hubbard. Il dialetto Chamorro, ad esempio, che in origine comprendeva approssimativamente duemila parole e idiomi, nel corso del tempo era stato ridotto a circa trecento, con una struttura grammaticale praticamente inesistente - una specie di Igoroti, la lingua che si racconta Ron abbia appreso nel giro di una notte, alla luce di una lampada a kerosene. Uno degli inservienti degli Hubbard raccontò a Ron la storia di un demone fantasma, chiamato "Tadamona", che si credeva infestasse Missionary Point, luogo in cui scorreva un tumultuoso fiume sotterraneo generando misteriosi lamenti…

A Guam, come altrove, Ron fu particolarmente affascinato dai forti; gli suscitavano uno speciale senso romantico e di mistero che cercò di esprimere nel suo diario: «Un forte particolarmente interessante è quello di San Juan de 'Apra [sic], nel porto di Apra. Ha le porte sigillate da anni e i rampicanti lo avvolgono, quasi a nasconderne la struttura. Le mura furono costruire con particolare abilità, soprattutto gli angoli. Gran parte delle celle e delle torrette sono erose e diroccate, ma rimangono ancora la santabarbara e i punti di fuoco. I camminamenti che un tempo battevano al ritmo del cuore della sentinella e del fragore di spari notturni, sono ora piste di gara per le lucertole. È difficile immaginare la solitudine e la depressione che circondano il luogo. Bellezza e imponenza di ieri sono sfiorite, come la rosa che muore, lasciando le spine».

La partenza di Ron era prevista per sabato 16 luglio 1927 a bordo della USS Nitro, diretta a Bremerton. I genitori lo accompagnarono al porto e lo scortarono fino alla nave per aiutarlo con i bagagli, ora zeppi di souvenirs e regali per la famiglia a Helena. I tre fecero una tranquilla colazione a bordo, e alle 8 May e Hub salutarono il figlio tornandosene a terra su una scialuppa, con il cuore gonfio di tristezza per la sua partenza, figura solitaria aggrappata al parapetto della nave. La USS Nitro salpò entro un'ora.

Se Ron provava tristezza non ne accennò nel diario. Il primo giorno si sentì «piuttosto solo», ma i due ragazzi con cui divideva la cabina, Jerry Curtis e Dick Derickson, avevano talmente tanta nostalgia da essere prossimi alle lacrime. Ron fece del suo meglio per rallegrarli. Dick gli piaceva in modo particolare, era di Seattle e lo conosceva dai tempi di Camp Parsons. «Io e Dick abbiamo letto sull'ateismo» scriveva nel diario. «Che argomento terribile. C'è qualcosa alla sua base. Lo scoprirò negli States».

Quattro giorni dopo la USS Nitro fece scalo all'Isola di Wake e l'equipaggio poté concedersi una nuotata e un po' di pesca. Ron si recò a terra su un'imbarcazione per la caccia alla balena e scoprì che l'isola era abitata da molti uccelli strani e bellissimi, apparentemente incuranti dei marinai che si avvicinavano ai loro nidi. Nella laguna, scrisse, i coloratissimi pesci tropicali sembravano «la parata del 4 luglio», e l'acqua era talmente limpida che riusciva a vedere le rocce a 50 metri di profondità.

Senza le attività ricreative offerte a bordo della President Madison, Ron trovò il viaggio di ritorno, offerto dalla Marina degli Stati Uniti, assolutamente noioso. Di notte amava guardare le stelle («mai nella mia vita ho visto tanta bellezza») e durante il giorno gli piaceva visitare la sala macchine; la gran parte del tempo, però, si annoiava.

Ron aveva seriamente discusso col padre la possibilità di una carriera in Marina, anche se non sembrava certo entusiasta dell'esperienza sulla USS Nitro. «Se questa nave è la crema dei compiti navali» scriveva, «preferisco di sicuro il latte. Gli ufficiali lavorano un'ora, poi si siedono e sembrano annoiati. Il personale arruolato subisce il lavoro». Forse però non si scoraggiò del tutto, poiché annotò che lui e Dick sarebbero andati ad Annapolis (sede dell'Accademia Navale) nello stesso periodo.

Al largo delle Hawaii uno degli ufficiali disse a Ron che poteva salire in coffa, dove stava la sentinella. «Dopo un attimo mi sono ritrovato a guardare in su verso l'albero maestro, che sembrava assurdamente alto. Sono riuscito a vincere il tremore nervoso, e mi sono arrampicato alla corda che conduce alla scaletta di ferro… bella prospettiva cadere giù! Poi ho affrontato i primi quindici metri. La scaletta sembrava, e dava l'idea di essere, inconsistente. A circa metà strada ho pensato che non ero mai stato tanto nervoso in vita mia. Dopo la prima, ecco una seconda scaletta, ancora più piccola. Ma questa volta mi sono arrampicato senza problemi. In un momento ho raggiunto la coffa ed eccola lì, la sentinella, intenta a leggere una "Storia Western". Mi ha invitato dentro. Quest'ultima operazione da sola è stata peggio di tutto il resto. Bisogna penzolare nel vuoto e calarsi dall'altra parte. Ho oscillato sul bordo dell'abitacolo, e infine sono entrato. Mio Dio che sollievo!»

Il 6 agosto, avvolta da una fitta nebbia, la USS Nitro entrò lentamente nel porto di Bremerton andando ad attraccare ll Molo 4A della Base della Marina. Ron sbarcò senza un secondo di rammarico, grato di rimettere piede sulla terraferma lontano dall'atmosfera limitata e ottundente della nave. Il giorno successivo prese il treno per Helena dove venne accolto come un figliol prodigo dai Waterbury. Al "vecchio mattone", assaporando l'inebriante aroma delle torte della nonna, che ricordava così bene, sommerse tutti con i racconti delle sue avventure e, se anche li abbellì un poco, chi avrebbe potuto fargliene una colpa?

Anche il quotidiano locale evidentemente ritenne che valesse la pena raccontare i suoi exploit; pubblicò infatti un articolo su due colonne intitolato "Ronald Hubbard racconta il viaggio in Oriente e le esperienze in Marina". L'intervista seguiva fedelmente le annotazioni del diario, salvo per la sorprendente affermazione, non citata fra le sue note, di aver assistito, durante la breve visita in Cina, ad un'esecuzione capitale. «Ronald Hubbard» concludeva l'articolo, «si è distinto per essere stato il solo ragazzo del paese ad ottenere il grado di eagle scout all'età di dodici anni». [In realtà di anni ne aveva tredici. Ma questa svista, e la curiosa omissione nel diario della "esecuzione", sconcertano meno del fatto che non è stato possibile identificare il giornale da cui è stato preso il ritaglio [6]. Sembra esistere unicamente come fotocopia conservata negli archivi della Chiesa di Scientology, ed identificata come "ritaglio di un giornale di Helena, Montana, 1929 circa"].

Il 6 settembre 1927 Ron iniziò il suo primo anno alla Helena High School, severo edificio vittoriano di grigia pietra grezza abbellito con timpani e torrette, ad appena cinque minuti di strada dalla casa del Waterbury. Gorham Roberts, un cugino che frequentava lo stesso anno, presentò Ron a diversi dei suoi nuovi compagni; nessuno però quel giorno sembrava in grado di mettersi seriamente al lavoro, distratti dalla frustrante notizia che Charles A. Lindberg era in visita ad Helena. Stava compiendo un trionfanle tour del paese, dopo aver trasvolato l'Atlantico in solitaria a bordo del suo piccolo monoplano Spirit of St Louis, ed essere tornato in patria come eroe nazionale; in città non c'era ragazzo che non desiderasse ardentemente intravederlo.

All'inizio Ron sembrò perfettamente felice di trovarsi alla Helena High, e perfettamente felice di essere di nuovo con i nonni. In ottobre entrò nella Guardia Nazionale del Montana; si arruolò alla State Armory di North Main Street, dicendo di avere diciotto anni per evitare di dover attendere i mesi necessari per far giungere da Guam il consenso dei genitori. Ron percorreva a lunghe e orgogliose falcate le strade cittadine che conducevano al quartier generale dell'Armory, ai suoi prati perfettamente rasati e ai corsi di addestramento, convinto com'era di fare un figurone nella divisa da soldato semplice del 163esimo di Fanteria: berretto bordato, camicia e calzoni alla zuava color cachi e guanti infilati alla cintola.

Intanto a scuola era riuscito ad entrare nella redazione di The Nugget, la rivista bimensile della Helena High. Naturalmente avrebbe preferito essere capo redattore, ma come nuovo arrivato dovette accontentarsi di fare da subalterno a Ellen Galusha. L'annuario della scuola riporta la foto dell'intera redazione immortalata sui gradini dell'edificio: Ron è al centro in abito e cravattino a farfalla, abbigliato in modo ben diverso dagli informali colleghi. «Il Nugget è davvero un buon giornale…» si legge nella didascalia. «La rivista prende il nome dalle grosse pepite d'oro trovate dai cercatori sulla strada principale di Helena».

Anche se Ellen Galusha aveva oscurato i colleghi di redazione classificandosi prima alle finali distrettuali del concorso di Oratoria Estemporanea, Ron pensò di essersi ugualmente distinto poiché un suo tema era stato selezionato per rappresentare la Helena High al concorso dello stato. Aveva inoltre scritto una commedia breve portata in scena dalla compagnia giovanile degli Shrines, ricevendo calda accoglienza.

Il 2 dicembre, dopo la scuola, Ron ed un gruppo di amici si recarono alla locale concessionaria della Ford nella speranza di vedere e lisciare il nuovo Modello A, che si diceva sarebbe arrivato in città quel giorno. Le strade nei pressi dell'autosalone erano affollate da circa quattromila persone che evidentemente aveva avuto la stessa idea. Il Modello A, che doveva sostituire l'amato Modello T, non solo aveva un design completamente rinnovato, ma era anche disponibile in una grande varietà di colori, uno sviluppo che lasciò senza fiato Ron e i suoi amici. Più tardi, davanti alle loro bibite al Weiss Café di North Main Street, i ragazzi discussero animatamente su quale modello - spider, coupé o berlina - o colore avrebbero acquistato appena avuto il sufficiente capitale.

Quell'inverno fu il peggiore nella memoria di Helena. Quando la mattina dell'8 dicembre Ron si svegliò scoprì che la temperatura era precipitata da + 15° a -40°, una delle temperature più rigide mai registrate. Dalle montagne scendeva una pungente tormenta di neve, cancellando la città e la campagna circostante. Le edizioni del mattino dell'Helena Independent erano zeppe di terribili storie di famiglie isolate e morte congelate, di bus scolastici persi nella tormenta e di intere mandrie spazzate via.

La neve non era ancora completamente sciolta quanto Ron iniziò i preparativi per l'annuale Parata dei Vigilanti, momento clou dell'anno scolastico che si teneva il primo venerdì di maggio. Nonostante il tema della parata rievocasse sempre l'epoca dei pionieri, Ron scelse un ruolo meno convenzionale e decise di vestirsi da pirata. Riuscì a convincere altri cinque amici dubbiosi, due ragazzi e tre ragazze, liquidando disinvoltamente le obiezioni sull'ovvia assenza di pirati nella storia del Montana. Zia Marnie collaborò alla creazione dei costumi fornendo ai ragazzi orecchini adeguati al Mar delle Antille: gli anelli di ottone delle sue tende.

Fu così che il pomeriggio del 4 maggio 1928 la Parata dei Vigilanti, preceduta dalla Banda della scuola superiore di Helena, si fece largo per le vie cittadine: coloni, cowboys, cowgirls, minatori, cacciatori di pelli, cercatori d'oro, indiani e sceriffi inspiegabilmente accompagnati da un piccolo gruppo di feroci pirati con bende sull'occhio, barbe dipinte e spade di legno. Al ballo che seguì la parata i "Pirati di R. Hubbard" vinsero uno dei tre premi in palio per "I Più Originali". Il giorno seguente l'Helena Independent riportò con orgoglio: «Quest'anno la parata è stata la più ingegnosa, spettacolare, singolare e fantasiosa da molti anni a questa parte. Gli studenti della scuola superiore si sono ancora una volta coperti di gloria - divertendosi immensamente e comunicando gioia agli spettatori … la Parata dei Vigilanti è stata un successone, e ancora una volta ha fatto sapere al mondo che la Helena High School e la Last Chance Gulch mettono in scena ogni anno uno spettacolo senza paragoni al mondo».

Una settimana più tardi Ron scomparve. Quando il 14 maggio non si presentò a scuola si diffusero chiacchiere eccitate sulla sua espulsione. «Eravamo certi che fosse scappato di fretta, inseguito da un grosso temporale» ha ricordato Gorham Roberts. «Ron si era arrabbiato con un insegnante e gli aveva dato uno spintone, facendolo finire seduto nel cestino della carta straccia. Il vecchio preside A. J. Roberts, tedesco di Heidelberg, era molto attento alla disciplina. Ron sapeva che non si sarebbe dovuto comportare in quel modo, così pensò fosse meglio non ripresentarsi a scuola» [7].

Zia Marnie ha dato una versione diversa: «Iniziarono a prudergli le piante dei piedi, ecco tutto. Voleva vedere qualcosa di nuovo. Nel cuore era un avventuriero. Aveva uno spirito vagabondo e non sopportava l'idea di restare nella piccola Helena quando c'erano tante avventure altrove. Andò a Seattle da mia sorella Midgie e suo marito Bob, che cercarono di convincerlo a rimanere con loro, ma lui andò a sud, saltò su una nave e tornò a Guam» [8].

Quale che sia la verità, Ron non tornò più alla Helena High. Un paio d'anni dopo scrisse due coloriti racconti sugli eventi che lo avevano spinto a lasciare Helena. Anche se sul diario sono separati da appena poche pagine, molti dettagli non concordano: in realtà alcuni passaggi riportano sospettosamente alla mente le storie di avventura che scribacchiava di continuo nel tempo libero.

Pare che il giorno della Parata dei Vigilanti stesse accompagnando a casa gli amici sulla sua «potente Ford» (presumibilmente la Model T del nonno) quando venne colpito alla testa da una palla da baseball lanciata da qualcuno. Aveva fermato la macchina e sistemato i colpevoli, colpendoli così duramente da rompersi quattro «marcarpals» [Marcab?] della mano destra. «Fu l'inizio della fine. Non potevo più aspettare, e la scuola scompariva dalla mia visuale. La mano mi venne riaggiustata quattro volte, e la vita perse tutta la sua gioia. Vendetti la Ford e andai verso Ovest, accettando il consiglio di Horace Greely [sic]».

Annunciò al nonno di aver deciso di «cambiare aria» e saltò sul primo treno per Seattle, fermandosi un paio di giorni dagli zii. Il 7 giugno, ingigantendo il suo "prestigio di scout", si trasferì a Camp Parsons dove trascorse circa una settimana. Poi il campo divenne troppo affollato e se ne andò. «Partii a mezzogiorno incamminandomi veloce, con un pesante zaino sulle spalle, verso i nobili e vergini Monti Olympics. Alle nove di sera montai il campo circa due miglia sotto il sentiero dello "Shelter Rock". Dodici ore più tardi venivo colpito e azzoppato da una frana di massi, fortunatamente lo zaino mi evitò la frattura della spina dorsale. Vedendo il sangue uscire copioso dal polso, decisi che era veramente il caso di fare visita al Herr Docteur.» Non vengono fornite spiegazioni sull'incidente e su come fosse riuscito, in un tale stato pietoso, a raggiungere Bremerton dove, mentre veniva curato dal medico della Marina, apprese che nel giro di una settimana (nel primo racconto) o due settimane (nel secondo) la USS Henderson sarebbe salpata da San Francisco diretta a Guam. Quella notte stessa (nel primo racconto), otto giorni dopo (nel secondo) prese il treno notturno della Shasta Limited diretto in California, con l'evidente intento di raggiungere i genitori a Guam.

Raggiunto il porto di San Francisco Ron scoprì che la Henderson aveva già salpato l'ancora. Con soli venti dollari in tasca investì un nickel in un giornale, da cui apprese che il piroscafo Presidente Pierce, diretto in Cina, era ormeggiato al Molo 28. Un'ora più tardi faceva la fila per farsi assumere come marinaio comune. Fumando una sigaretta per calmare i nervi, decise improvvisamente che avrebbe dovuto chiamare il Dodicesimo Distretto Navale per scoprire dove si trovasse la Henderson. Forse non era ancora in viaggio per Guam e si era semplicemente spostata in un altro porto lungo la costa. L'intuizione fu giusta - infatti un ufficiale lo informò che la nave si trovava a San Diego. Nel giro di mezz'ora - sembra fosse davvero fortunato con le coincidenze - era su un autobus per San Diego, 500 miglia più a sud.

Quando infine raggiunse la nave, «sul punto di svenire per mancanza di cibo e di sonno», lo informarono che la sua richiesta di passaggio per Guam doveva essere approvata da Washington. Sfrontato come sempre, Ron si appellò al Vice-Comandante che fu molto disponibile e accettò di telegrafare immediatamente la sua richiesta a Washington. Convinto che al momento non ci fosse altro da fare, Ron scese in una pensioncina nei pressi del porto e dormì diciotto ore filate. Al risveglio apprese che Washington aveva risposto facendo presente che, prima dell'imbarco, sarebbe stata necessaria l'approvazione di suo padre.

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«Tremante di paura feci inviare un messaggio radio a Guam… camminai l'intera giornata per le strade di San Diego, tormentato dalla possibile reazione del Grande Vecchio. Papà avrebbe risposto "No", o avrebbe detto "Sì"? Avevo motivo di preoccuparmi. Sarebbe stato il primo segnale del mio preannunciato ritorno…». Senza dubbio il Tenente Hubbard, laggiù a Guam, doveva essersi chiesto che diavolo stesse succedendo quando gli consegnarono il messaggio che lo informava che il figlio era a San Diego in attesa di imbarcarsi. Inviò comunque il suo assenso che, secondo Ron, giunse a San Diego appena un'ora prima della partenza della nave. Il che non concorda con il giornale di bordo della Henderson da cui risulta che «L.R. Hubbard, figlio del Tenente H.R. Hubbard della Marina degli Stati Uniti, è salito a bordo con destinazione Guam» alle ore 16,20 di Sabato 30 giugno. La nave partì soltanto alle 13,30 del giorno successivo. Non concordano nemmeno le date del fascicolo d'archivio del Tenente Hubbard da cui risulta che fin dal 10 maggio Ron aveva scritto al Ministero della Marina, chiedendo informazioni sui trasporti diretti a Guam; il 28 maggio aveva avanzato formale richiesta di passaggio sulla Henderson [9].

Ron, comunque, non aveva mai pensato che fosse giusto permettere alla pura verità di rovinare una bella storia; così descrisse il modo in cui, una mano serrata sulla valigia e l'altra sulla passerella della nave, aveva ricevuto il cablogramma di autorizzazione all'imbarco. Nel tragitto tra San Francisco e San Diego aveva perso il baule, ma sembrò non preoccuparsene: «L'Henderson salpò con me a bordo» annotò trionfalmente sul diario. «I miei effetti personali si limitavano unicamente a: due fazzoletti, due paia di mutande, un paio di scarpe, un abito liso, un impermeabile leggero, uno spazzolino da denti, due paia di calzini e due penny. Niente guardaroba, niente denaro…». Terminava il capitolo con un brioso piccolo poscritto indirizzato al lettore: «Vi racconterò il segreto di questa mia strana vita. Ssssstt! Sono nato di venerdì tredici».

Sfortunatamente non corrispondeva alla piena verità. Il 13 marzo 1911 era caduto di lunedì.

 

Note:

1. Facts About L. Ron Hubbard - Things You Should Know, Flag Divisional Directive, 8 Mar 1974

2. What Is Scientology?, 1973, p. xiii

3. ibid., p. xiiv

4. Scientology: A New Slant on Life, L. Ron Hubbard, 1965

5. Facts About L. Ron Hubbard - Things You Should Know, Flag Divisional Directive, 8 Mar 1974

6. Lettera all'autore dal Montana Historical Society, 24 marzo 1986

7. Intervista con Gorham Roberts, Helena, Montana, Aprile 1986

8. Intervista con la Sig.ra Margaret Roberts, Helena, Montana, Aprile 1986

9. Fascicolo della Marina su H.R. Hubbard.

 
 
 
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