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Sull'essere perfetti: la guerriglia narcisistica contro la realtà

Alla base di certi discorsi e credenze religiosi, anti-religiosi e "antisette", e della ricerca di figure la cui autorità pare essere indiscutibile, può esserci una condizione psicologica definita "narcisismo"? Paul Lutus ci propone le sue interessanti riflessioni.

Tratto da arachnoid.com, di © Paul Lutus, 2006 (rivisto il 25 luglio 2007).

© Traduzione a cura di Simonetta Po, giugno 2013.

 
Attenzione: i link in colore rosso sono stati aggiunti dal traduttore e non erano presenti nell'articolo originale.


Introduzione

Negli ultimi anni mi sono confrontato con molte persone online, gente che mi ha fatto domande e mi ha dato opinioni sulla programmazione, la scienza e diversi altri argomenti. Prima di Internet e nonostante la mia età, non avevo avuto modo di conoscere nemmeno un decimo delle persone conosciute online. Come molti hanno detto, le comunicazioni Internet non assomigliano in nulla agli incontri faccia-a-faccia. Nelle comunicazioni online si tende a essere più sconsiderati, aggressivi e sinceri, convinti di essere protetti dalle conseguenze immediate dei comportamenti scorretti, anche perché è possibile (almeno temporaneamente) assumere qualsiasi identità.

L'anonimato e il potere delle comunicazioni Internet hanno alcuni effetti immediati:

  • Un disturbo di personalità che potrebbe restare celato per sempre viene invece manifestato apertamente, di solito con qualche precauzione di anonimato o almeno una certa separazione geografica dal proprio pubblico;
  • L'impressione creata dalle comunicazioni Internet è che le persone siano più patologiche di quanto non diano l'impressione di essere nelle comunicazioni de visu. Dico "impressione" perché non è Internet a creare la patologia manifestata dai partecipanti, ma rivela solamente ciò che già esiste;
  • Adottando un'identità fittizia, gli internauti possono fingere di essere chiunque desiderino, con poche possibilità di essere scoperti. Un famoso scienziato, un eroe militare, un semidio.
  • Dati questi fattori, un certo tipo di personalità viene attratto da Internet come le falene dalla luce.

Ho deciso di fare ricerche e scrivere questo articolo perché negli ultimi cinque anni ho incontrato online parecchie persone con tratti in comune, al punto che ho cominciato a riconoscere le similitudini. Così ho deciso di scoprire quali fossero queste similitudini: avevano un nome?

Per prima cosa, i tratti. Qualcuno magari mi scrive per discutere... di qualcosa: di uno dei miei articoli o di un argomento che pensa potrebbe interessarmi, oppure senza un motivo specifico. Poi succede questo:

  • Non concordo in pieno con le argomentazioni dell'interlocutore perché per esempio mancano di plausibilità (il fattore New Age), o sono in contraddizione con fatti consolidati oppure, se l'argomento fosse più tecnico o scientifico, le argomentazioni sono prive di evidenze a sostegno.
  • Quando riceve la mia risposta, l'interlocutore abbandona prontamente la discussione originale e si lancia in un attacco personale, invece di cercare evidenze a sostegno delle sue affermazioni.
  • Sperando di recuperare la discussione originale presento evidenze a sostegno della mia posizione, oppure chiedo evidenze della posizione dell'altro, o entrambe le cose.
  • A questo punto l'interlocutore diventa un fuoco di artificio ed esplode in centinaia di direzioni diverse: qualsiasi direzione salvo discutere, con l'ausilio di evidenze, l'argomento originale del dibattito.

Nel tempo ho provato a fare alcune ipotesi su questo tipo di comportamento: la scuola non insegna a pensare per cui alcuni entrano nell'età adulta ritenendo che le questioni si risolvano urlando, punto di vista espresso non perfettamente in questo articolo. O forse i miei interlocutori sono tutti maschi ventenni traboccanti di testosterone e perciò ostaggio delle loro emozioni, quindi non c'è possibilità di discutere in modo ragionato. Ho alcune evidenze per quest'ultima ipotesi, ma esse non spiegano il numero di persone che semplicemente non possono tollerare di sentirsi dire che i loro punti di vista presentano dei difetti.

Recentemente mi sono reso conto che gli psicologi hanno un nome e una descrizione per il comportamento di cui sono stato testimone. Chi ha qualche nozione di psicologia non si sorprenderà che essa abbia una descrizione - sembra che lo scopo primario della psicologia clinica sia descrivere tutto senza spiegare niente.

Il nome di questo disturbo è narcisismo e descrive chi è bloccato in modo permanente nella visione della realtà tipica di un bambino di sei anni. A rischio di eccessiva semplificazione di una condizione complessa, i narcisisti (e con questo termine intendo il narcisismo grave, di tipo clinico, non quello di tutti i giorni) sostituiscono con delle fantasie sia la persona che realmente sono, sia il loro rapporto con il mondo. Per un bambino di sei anni si tratta di un normale stadio di sviluppo e in seguito i bambini normali si rendono conto di non essere perfetti né onnipotenti, ma che la vita è comunque interessante e meritevole di essere vissuta.

Viceversa i narcisisti, per motivi che nessuno ha chiarito, restano generalmente bloccati per sempre in uno stadio di sviluppo post-infantile e pre-adulto. Il narcisista tipico esibisce per tutta la vita alcuni tratti normali in un seienne, come l'ingenua dipendenza dai punti di vista delle figure autorevoli mentre, in segreto, è irritato dal potere di quelle autorità. Ma i narcisisti adulti mostrano comportamenti che derivano dall'essere rimasti bloccati nel comportamento infantile ed essere contemporaneamente spinti nell'età adulta.

Si pensa che gli adulti possiedano una certa resilienza al disaccordo ragionato e perciò traggano beneficio dalla conoscenza e dall'esperienza di altri adulti. Sfortunatamente però scopriamo che i narcisisti adulti non riescono a elevarsi oltre il circolo letale di affermazioni fantastiche, incapacità patologica all'ascolto e accesso di rabbia, ciclo che si ripete in perpetuo.

Per riassumere, i narcisisti sono persone che non sono cresciute e che probabilmente non cresceranno mai. Di adulto hanno solo l'aspetto. Gli adulti accolgono con piacere la possibilità di imparare qualcosa di nuovo e di correggere credenze errate, mentre i narcisisti, quando posti di fronte alla notizia di un qualche loro difetto, preferirebbero uccidere il messaggero piuttosto che accettare quella notizia.

Io distinguo i narcisisti in due varietà: quelli palesi e quelli dissimulati. I narcisisti palesi proclamano la loro visione fortemente distorta del mondo e ne affrontano le conseguenze, ottima ricetta per un disastro personale dopo l'altro. Molti di noi conoscono i nomi di alcuni narcisisti palesi: Charlie Manson (California, 1969), Jim Jones (Guyana Francese, 1978), David Koresh (Waco, Texas, 1993). Sono persone che preferirono uccidere chiunque li circondasse (compreso se stessi) piuttosto che riconoscere qualche difetto personale. I narcisisti dissimulati sono parimenti svantaggiati, ma utilizzano una strategia che a breve termine cela la loro patologia: invece di affermare l'autorità personale, scelgono figure autorevoli i cui punti di vista corrispondono a grandi linee con i propri.

Adottando la colorazione protettiva del Vero Credente, i narcisisti dissimulati si adattano meglio alla società quotidiana che non i narcisisti palesi. Il narcisista dissimulato seleziona con cura le sue figure autorevoli così da poter condurre una vita apparentemente normale fino a che, e a meno che, qualcuno non metta in dubbio l'autorità delle loro autorità. A quel punto ripiombano nella furia narcisistica classica, seguita dalla selezione di una nuova autorità.

Questi atteggiamenti sono tesi ad evitare ciò che entrambe le varietà di narcisisti temono profondamente: dover riconoscere di avere torto e l'esistenza di qualcosa che ancora non sanno. E questo per un narcisista è occasione di panico e rabbia, non di riflessione e di studio.

La società moderna offre al narcisista dissimulato ogni tipo di paradiso: la religione, alcuni ambiti accademici, anche la psicologia clinica. Ognuno di questi rifugi offre il modo di associarsi a un'autorità apparentemente inattaccabile e soddisfa perciò il bisogno del narcisista di essere percepito come nel giusto, ma sollevato dalla fatica di apprendere cose difficili o di impegnarsi nell'elaborazione di un pensiero originale.


Tratti

Per espandere un po' i punti visti in precedenza, tipicamente i narcisisti sono persone piuttosto superficiali bloccate in perpetuo in uno stadio preliminare di evoluzione intellettuale. Il corso normale dello sviluppo individuale attraversa una fase di acquisizione di fatti comprovati da ciò che appaiono come fonti di irreprensibile autorità, seguita da una fase molto più creativa in cui - assemblando in qualcosa di nuovo fatti e idee noti - si possono apportare contributi personali al novero della conoscenza umana. Il narcisista non raggiunge mai questa seconda fase di sviluppo personale. Al contrario, il narcisista resta bloccato nella fase uno, cioè nella totale dipendenza da un'autorità esterna, senza mai rendersi conto dell'esistenza del secondo stadio, indubbiamente più rischioso: quello della creatività personale.

Come avviene di solito in psicologia, nessuno sa perché lo sviluppo personale del narcisista si blocchi in quel modo. Ovviamente l'aggrapparsi a una fonte esterna di autorità offre una certezza assoluta di tipo superficiale. Esistono numerose fonti preconfezionate di tale autorità: la religione, la legge e una percezione ingenua della scienza vista come una collezione di leggi o di fatti (si veda in seguito il motivo per cui questa è una percezione errata della scienza).

Tipicamente i narcisisti si aggrappano alle fonti di autorità più dogmatiche e meno flessibili, fonti con poche probabilità di subire modifiche poiché tutto deve essere assolutamente certo - più certo di quanto la vita sia in realtà - ed esente da possibilità di confutazione o critica. Il che significa che i narcisisti si sentono attratti da vocazioni come la religione, le forze dell'ordine e, ironicamente, la psicologia clinica, perché questi campi hanno un'alta percentuale di contenuti inflessibili e poco spazio per la critica o la confutazione dei loro principi.

L'idea di fondo è che il narcisista vuole proteggersi dalla necessità di dire: «Ok, ho fatto un errore, mi sono sbagliato.» Questo per il narcisista è un destino peggiore della morte; molti narcisisti preferiscono letteralmente la morte, pur di evitare questa possibilità.

Le persone normali sono disposte ad ascoltare chi li ritiene in torto perché farlo rientra nella natura stessa della vita. Pensano che il loro personale processo creativo darà infine i suoi frutti e sono disposte a sperimentare la realtà, a intraprendere percorsi non ancora esplorati, a volte a inciampare e cadere nella speranza di contribuire con qualcosa di nuovo al novero della conoscenza umana.

A rischio di eccessiva semplificazione, per creare qualcosa di nuovo e utile la persona normale è disposta a sbagliarsi 100 volte, mentre un narcisista sacrifica questa possibilità, questo stadio di evoluzione umana, onde proteggersi dalla possibilità di avere torto. Per una persona normale, avere torto è il prezzo da pagare al processo creativo. Per il narcisista, avere torto è un prezzo troppo alto da pagare: meglio rinchiudersi nell'inespugnabile fortezza della mediocrità ed etichettare gli altri come coloro che sbagliano. Sfortunatamente il narcisista sacrifica sull'altare di una infantile sicurezza ogni possibilità di influenzare positivamente il mondo.

Tutto il mondo moderno, tutta la scienza, la medicina e la tecnologia, rappresenta la messe di persone disposte a fare errori e a riconoscere i propri errori. I narcisisti non possono contribuire a questo processo perché esso implica dei rischi, e i narcisisti non vogliono correre rischi. Troveremo di solito il narcisista a braccia conserte, in piedi in mezzo al guado verso il futuro, che esige di avere ragione e spesso ha ragione - ma su qualcosa che non è più rilevante.

«Chi non ha mai commesso un errore non ha mai provato qualcosa di nuovo» - Albert Einstein

Scienza

Poiché la scienza dà precedenza massima all'evidenza e tiene in poco conto l'autorità, a prima vista sembra rappresentare l'antitesi stessa del programma di gioco del narcisista. In senso puro e astratto è vero e se la scienza fosse completamente uniforme e separata dal mondo, i narcisisti la eviterebbero ad ogni costo. Ma la realtà è più complessa.

Ciò può sorprendere chi conosce i fondamenti della scienza e del metodo scientifico, ma alcuni narcisisti dissimulati diventano in realtà degli scienziati, pubblicano relazioni, conquistano ampi riconoscimenti. È deplorevole ma vero, anche se non resta vero a lungo perché... beh, per dirla in parole semplici la verità ha una persistenza che la falsità non possiede.

Un caso pertinente è il recente smascheramento dello scienziato sud-coreano Dott. Hwang Woo Suk, prima osannato come il pioniere della ricerca sulle cellule staminali. Si tratta di un esempio particolarmente buono di frode scientifica, perché indagini recenti rivelano che quasi tutto il lavoro più importante del Dott. Hwang era falso. E, attenendosi al credo del narcisista, durante la sua pubblica umiliazione il Dott. Hwang prima si scusò per l'impostura, poi cominciò ad accusare i suoi colleghi di averlo ingannato (eludere la responsabilità personale è la cartina al tornasole del narcisismo).

Quella frode verrà studiata a lungo perché il Dott. Hwang non stava lavorando in segreto, ma lo faceva in un'arena molto pubblica; nel corso degli anni aveva pubblicato diversi articoli le cui conclusioni sarebbero dovute essere controllate subito da altri scienziati. Il prestigioso Scientific American proclamò il Dott. Hwang come "Ricercatore dell'Anno" mentre il Time Magazine scrisse che «la qualità della scienza di Hwang è inattaccabile.» Quest'ultima affermazione è tipicamente giornalistica; i giornalisti sembrano non voler capire che tutte le teorie e le evidenze scientifiche sono per definizione attaccabili, sempre.

La cosa interessante di questo caso è il tipo di "scienza" fatta dai narcisisti. Per uno scienziato l'unica cosa importante è verificare una teoria confrontandola con la realtà: la natura supporta la mia teoria? Ne consegue che avanzare una teoria è solo il primo passo di un processo che termina con la conferma data dall'evidenza raccolta osservando direttamente la natura. In caso contrario quella teoria va abbandonata. Al contrario, il narcisista ritiene che l'evidenza sia un'avversaria. Ne consegue che una volta avanzata una teoria il processo è destinato a fermarsi. Per comprendere perché questo è vero bisogna tenere a mente che il narcisista non è un adulto ma è essenzialmente un bambino e, nel decidere come continuare, la verifica della realtà non potrà mai vincere sul pensiero magico.

Nonostante questo e altri esempi di frode scientifica, sul lungo termine la scienza è veramente antitetica al narcisismo. Il modo più semplice per spiegarlo è che una volta arrivati sotto i fari della realtà lo scienziato presenta delle evidenze, mentre il narcisista scade nel diniego e nella rabbia. Al loro reciproco meglio, lo scienziato potrebbe creare un vaccino mentre il narcisista creerà probabilmente uno spettacolo imbarazzante.


Pensiero New Age e postmodernismo

Il cosiddetto movimento New Age, e il pensiero New Age, ammesso che la seconda espressione non sia un ossimoro, si rivela essere un campo da gioco ideale per il narcisista. I credenti New Age proclamano la loro indipendenza da tutte quelle idee eccessivamente rigide e noiose dei loro antenati, dalla loro fissazione per l'evidenza, dalla loro sciocca affermazione che gli effetti hanno cause diverse da motivi magici e dall'idea che la scienza è un modo legittimo di valutare la realtà. Ma che idee stupide e fuori moda.

La maggioranza dei credenti New Age è troppo poco istruita per rendersi conto di che cosa sta gettando alle ortiche, oltre al rigore intellettuale. Ma c'è anche chi in ambito accademico, e che perciò in linea di principio dovrebbero saperne di più, ha adottato una nozione che è l'equivalente cerebrale dell'ordine del giorno New Age marcatamente blue-collar [operaio, poco istruito - N.d.T.], qualcosa chiamato "postmodernismo". A rischio di eccessiva semplificazione, il postmodernismo è l'idea che non esistano verità condivise ma che tutta l'esperienza è soggettiva. Pertanto (ed è solo un esempio di ciò che direbbe un postmodernista) la scienza e la logica, che proclamano la legittimità di esperienza e osservazione condivisa, sono solo dei modi per rendere schiavi degli spiriti che sarebbero altrimenti liberi.

La bancarotta intellettuale al cuore del postmodernismo sembra sfuggire alla maggioranza dei suoi sostenitori (salvo naturalmente ai nichilisti, a cui non importa nulla). In parole povere, se la tesi postmodernista è vera allora è inutile rimarcarla poiché le idee condivise non hanno legittimità, nemmeno l'idea condivisa di postmodernismo. O, come disse Cedric Watts della University of Sussex rivelandone molto chiaramente l'ironia: «Postmodernismo: la Grande Narrazione che nega la Grande Narrazione.»

Nel rapporto speciale e distorto che i narcisisti hanno con la realtà, le idee del postmodernismo e della New Age sono una semplice conferma dei comportamenti che essi hanno già adottato (o meglio, a cui li hanno costretti le circostanze). Un'altra cartina al tornasole del narcisismo è la menzogna patologica ma, adottando una visione postmodernista, il narcisista può razionalizzare il suo mentire perché comunque non esistono vere verità. Visto che il postmodernismo è quel che è il narcisista non deve persuadere nessuno, ma la cosa è irrilevante perché i processi cognitivi del narcisista sono a uso interno - di solito il narcisista si preoccupa delle reazioni altrui a ciò che pensa o fa solo quando è troppo tardi, proprio come il bambino di sei anni che in realtà è.

Centrale alla personalità narcisista c'è un fatto triste, un fatto che spiega la preferenza accordata alle bugie piuttosto che alla verità. C'è che anche la falsità più assurda che tale personalità riesce a costruire è generalmente più attraente di qualunque verità su se stesso e sulla sua condizione. La vita del narcisista è un continuo concorso di bellezza in cui il falso riflesso restituito da uno stagno fangoso entra in competizione con la brutta verità della luce del giorno.


L'incontro con il Perfetto

Gli psicologi sono molto bravi a descrivere i disturbi mentali, ma non riescono a spiegarli. Il che impedisce il raggiungimento di qualsiasi cosa possa somigliare a una teoria onnicomprensiva dei disturbi mentali, e questo è il motivo per cui la psicologia clinica non è una scienza, argomento di cui mi sono occupato in questo articolo. Frattanto, nel fare ciò che gli riesce meglio, gli psicologi stimano che i narcisisti, e con questo intendo i narcisisti veri, patologici, assommino allo 0,5-1% della popolazione statunitense. Si tratta di un numero impressionante di narcisisti - un tre milioni, se si dà credito alla stima più alta.

Numeri a parte, nelle mie conoscenze online la proporzione tra narcisisti e persone normali è di gran lunga superiore allo 0,5-1% della popolazione statunitense globale. In parte è sicuramente dovuto all'effetto candela-falena citato in apertura: i narcisisti vedono Internet come un campo giochi sicuro. Un altro fattore è che sul mio sito pubblico parecchi articoli, articoli che favoriscono un certo tipo di confronto, confronto che attira in via preferenziale i narcisisti.

Tutto bene, salvo per la difficoltà pratica costituita dal fatto che i narcisisti non accettano il dialogo [confronto]. Il dialogo è per definizione una comunicazione tra pari dove tutti, una volta messi di fronte a qualche fatto nuovo o percorso di ricerca utile, dovrebbero modificare, regolare il proprio ragionamento. I narcisisti non riescono a impegnarsi nel dialogo perché in un libero scambio di idee potrebbero risultare nel torto, il che sarebbe impensabile. [Si veda per esempio come un certo milieu richiamato nel link precedente ha reagito alle critiche sollevate dalla curatrice di "Allarme Scientology" e da altre fonti - N.d.T.]


Analfabetismo fisico

Fin dalla sua pubblicazione nel 1997, l'articolo del mio sito che ha prodotto il maggior numero di incontri con dei narcisisti è quello sul Paradosso di Olbers. Il problema si è aggravato al punto da spingermi a pregare i lettori di studiare fisica prima di postare qualsiasi commento, richiesta che però non ha sortito effetti sul flusso di repliche sconsiderate.

Dal punto di vista fisico e scientifico quell'articolo è piuttosto conservatore, infatti non propone nulla di innovativo e afferma soltanto i punti di vista più consolidati sull'argomento. Il problema è che l'articolo richiede una certa dose di ragionamento astratto e di visualizzazione, più di quanto risulti ovvio a prima vista. Esso tratta alcune nozioni cosmologiche e fisiche estranee all'esperienza quotidiana e affronta processi che, di principio, sono infiniti sia in termini di tempo sia in termini di spazio. In altre parole, è un articolo destinato ad attrarre i narcisisti che, assieme a molti altri tratti caratteristici, tendono anche a essere poco istruiti per via di quel loro timore di scoprire che si sbagliano.

Quando una persona normale legge il mio articolo ha davanti due opzioni: segue la logica oppure non la segue. Ma prima di sollevare obiezioni, una persona normale si premura di apprendere ciò che non sa - dopo tutto il problema potrebbe essere nel lettore, non nell'articolo. Per il narcisista, che per definizione è incapace di accettare qualsiasi responsabilità personale, questo è impossibile - il solo motivo per cui non comprende l'articolo e non ne condivide ogni singola parola è perché l'articolo ha dei difetti.

Ora che quell'articolo è online da quasi un decennio, a posteriori mi pento di non aver conservato tutti i commenti particolarmente insensati che obiettavano sui contenuti. Se avessi tenuto tutti quelli che facevano affermazioni completamente false su questioni note a qualsiasi matricola di fisica, avrei ora un 250 post. Ma li ho gettati via senza riflettere sul fatto che avrebbero potuto costituire un vero tesoro per una ricerca.

Un articolo come quello citato lascia sempre spazio a legittime obiezioni e nel corso degli anni ho reagito alle critiche legittime apportandovi diverse modifiche. Inoltre, il mio articolo enfatizza l'espansione dell'universo come fattore principale per spiegare perché il cielo notturno è scuro, senza toccare l'età dell'universo. Sono entrambi fattori legittimi, ma uno è essenziale per la spiegazione mentre l'altro non lo è. Per evitare una spiegazione troppo complessa ho scelto di affrontare il singolo elemento essenziale: l'espansione.

Un recente e piuttosto inutile scambio di mail mi ha fatto tornare in mente la prima ondata di analfabeti scientifici che obiettarono al mio articolo. Nell'esempio recente, l'interlocutore non ne sapeva semplicemente abbastanza di fisica o di termodinamica per muovere qualsiasi tipo di obiezione ragionata ma, trattandosi di un narcisista, la sua ignoranza non lo ha per nulla ostacolato.

Gli ho risposto cercando di chiarire i suoi fraintendimenti e di correggerglieli in modo semplice e diretto. Lui era convinto, e me lo scrisse, che il grosso dell'energia luminosa sfugge verso "lo spazio profondo" e non incontra nient'altro, perciò non può contribuire al riscaldamento universale. Proseguiva dicendo che quando la luce colpisce qualcosa ci si può realisticamente attendere che riscaldi il bersaglio fino al punto che esso emette radiazioni proprie. Disse poi che un corpo, quando scaldato da un altro, risponde emettendo più radiazioni di quante ne riceva.

Questo è solo un breve elenco delle sue affermazioni e se comprendete la fisica vi sarete già fatti la vostra idea. Nel caso non siate studenti di fisica, tutte le affermazioni del mio interlocutore erano sbagliate e in contraddizione con i principi più basilari della fisica. Gli risposi dettagliatamente spiegandogli che tutti i punti da lui sollevati erano sbagliati, gli argomentai i motivi ricorrendo a volte a equazioni e spiegazioni approfondite, tutto per niente. Poiché si trattava di un narcisista, invece di vedere la mia replica come una fonte di informazioni utili si imbestialì, lasciò cadere ogni tentativo di affrontare l'argomento originale e mi accusò di essere un maleducato perché lo avevo corretto in modo così diretto. Fu a quel punto che mi resi conto che si trattava di un narcisista e che cercare di ragionare con lui non aveva alcun senso, così interruppi la corrispondenza. Per lui però era appena iniziata - nei giorni seguenti e ormai in preda della sua furia narcisistica, mi scrisse decine di mail e mi informò che avrebbe creato un sito web per confutare ciò che avevo detto di lui. Ignorò il fatto che non avevo discusso di lui, ma avevo discusso le sue idee. Per un narcisista, però, questa distinzione è ininfluente.

Nel rileggere i suoi post vedo con quanta alacrità aveva abbandonato ogni parvenza di pensiero razionale. Il suo primo post era semplicemente incolto, ma non lasciava trasparire il suo narcisismo - fu il secondo post a confermarlo e desiderai di non aver perso tempo a rispondere al primo.

Come spesso accade con i narcisisti, lui continuò a scrivermi cercando di persuadermi del merito delle sue idee, terrorizzato (o furibondo) all'idea che qualcuno avesse svelato la sua poca conoscenza. Reagii con un filtro che cancellava automaticamente qualsiasi cosa provenisse dal suo indirizzo e-mail e lui cominciò a crearsi indirizzi sempre nuovi per aggirare il mio filtro, una strategia considerata illegale. In anni recenti ho però scoperto che il narcisista non si preoccupa di violare la legge perché è consumato dall'iraconda indignazione che qualcuno - chiunque - possa mettere in dubbio che lui sia un prezioso dono all'umanità, perché è così che si auto percepisce.

Ecco invece come un interlocutore normale ha recentemente riassunto la nostra conversazione sulla fisica: Grazie per aver risposto alle mie domande. Hai spiegato la scienza in un modo così semplice e diretto che mi chiedo se tu non sia un insegnante per vocazione o professione. Avevo accettato l'effetto Doppler come un fatto, assieme alla velocità [costante] della luce, C. Ma non riuscivo a riconciliare visivamente i due. La tua spiegazione... ha messo a fuoco tutto.


Gli esperti di psicologia

Non fate l'errore di pensare che gli psicologi entrino solitamente in campo per condividere le loro personalità straordinariamente equilibrate con il resto dell'umanità. Basandomi sull'osservazione personale e su una certa quantità di evidenze del campo, è molto più probabile che essere uno psicologo clinico sia un po' come stare agli Alcolisti Anonimi - riesci ad aiutare gli altri alcolisti perché ti ritengono credibile in quanto anche tu sei alcolista.

Ciò che ho scoperto quando ho cominciato a scrivere di psicologia, in particolare quando ho scritto che la psicologia clinica non è una scienza, è che quando gli psicologi mi scrivono per discutere le mie tesi c'è la forte probabilità che abbandonino presto ogni parvenza di ragione. Poiché la loro capacità di ragionare ha preso l'ultimo autobus per la campagna, ed ora quella capacità è solo un puntino polveroso su un orizzonte molto vasto, non riescono a capire che discutere emotivamente e rifiutarsi di valutare tutte le evidenze contrarie non fa altro che confermare quanto ho scritto.

Esempio tipico. Un professore di psicologia replicò al mio articolo "La psicologia è una scienza?" discutendo in modo piuttosto fiacco che la è, ma il modo in cui ha argomentato minava la sua stessa posizione. Leggete qui lo scambio originale (cercare "You are Mistaken").

Questo professore di psicologia replicò facendo ampio ricorso ad argomentazioni ad hominem e ad verecundiam, cioè discutere rispettivamente contro la persona e appellandosi al principio di autorità, entrambi errori logici fatali.

Ma torniamo in argomento. Quella persona era un narcisista dissimulato, posizionato in accademia in modo tale da potersi proteggere per sempre da qualsiasi messa in dubbio delle sue idee (valore del ruolo); aveva scarsa comprensione di come funziona la scienza e mostrava poca conoscenza del tipo di argomentazioni che vengono universalmente riconosciute come errori logici.

Glielo feci presente e nella sua replica descrisse la scienza come una "preferenza", ribadendo diverse volte «se per la discussione preferisce utilizzare il ragionamento scientifico, allora utilizzi i metodi della scienza», come se la scienza fosse un componente opzionale dell'organizzazione della realtà. Evidentemente un postmodernista, oltre che un narcisista.

In un'altra corrispondenza molto simile, un professore di psicologia replicò alla questione se la psicologia è una scienza criticando la scienza. Questo era chiaramente un narcisista, totalmente inconsapevole dell'idea che lasciava in chi lo leggeva e uno di quei narcisisti che continuarono a scrivermi molto dopo la mia decisione di troncare la corrispondenza perché priva di scopo. Alla fine dovetti filtrare anche lui.

Ma nessuno dei due era un esempio di narcisismo grave. Certamente debilitante in entrambi i casi, ma non invalidante. D'altro canto la loro posizione in accademia non ha come prerequisiti quelli di possedere un intelletto affilato e una giusta comprensione del ragionamento scientifico che anzi, potrebbero dimostrarsi controproducenti.


Furia cieca

Ho notato una cosa delle donne: quando intraprendono un'attività considerata tipicamente maschile, molto spesso la svolgono meglio (ma vengono pagate la metà). Il significato di "meglio", però, dipende dalle circostanze: se l'attività considerata maschile è deleteria, nel momento in cui le donne vi si impegnano la svolgono meglio... con questo intendendo in modo ancor più deleterio.

La maggioranza dei narcisisti è costituita da uomini, circa il 75% del totale. Ma anche le donne possono essere narcisiste e, coerentemente con la mia teoria, quando lo sono fanno impallidire la versione maschile.

Alcuni anni fa e prima ancora di sapere che esistesse quel termine, incontrai una narcisista. Ho fatto l'associazione con il passato solo recentemente, quando mi sono dedicato agli studi su quel disturbo. Gli eventi di quella storia scaturirono più che altro dalla mia ingenuità, come qualsiasi altra cosa. All'epoca non ero stato in grado di valutare quanto pericolosi e sconsiderati sono i narcisisti, o quanto potessi restare vittima della mia natura fiduciosa. In ultima analisi, quando quella persona mi scrisse avrei dovuto avere il buon senso di non risponderle, proprio come per l'analfabeta in fisica.

In breve: (e mi scuso con i lettori regolari per quest'ennesimo riferimento a quella storia) una madre mi contattò chiedendomi di fare da mentore a suo figlio (diversi dettagli del racconto sono stati cambiati per proteggere l'identità degli interessati). Io avevo perso interesse per quel tipo di attività e declinai educatamente l'offerta. La madre però non era il tipo da accettare dinieghi. Nonostante le mie obiezioni, la donna continuò a scrivermi per mesi e alla fine si presentò con il figlio in un posto che sapeva io frequentavo, così da costringermi all'incontro. Il ragazzino era molto brillante ma isolato socialmente per motivi che non riuscivo a comprendere, e io avrei dovuto fuggire a gambe levate. Invece accettai di diventargli amico.

Nell'anno in cui gli feci da mentore riuscii a modificare la visione che aveva di se stesso e dei suoi innegabili talenti. Era davvero brillante, ma anche molto insicuro per motivi che inizialmente non riuscii a comprendere. Lo incoraggiai a vedersi come una persona intelligente il che non fu difficile: era un ragazzino molto talentuoso e affamato di incoraggiamenti, e il suo sviluppo personale spiccò il volo. Ancora non ero riuscivo a capire le motivazioni di sua madre, ma le avrei scoperte presto. La sua personale presa sulla realtà aveva quella caratteristica distintamente narcisista secondo cui tutto è vero oppure tutto è falso, senza mezze misure, e aveva sempre pronta una conveniente autorità inappuntabile che le diceva cosa era cosa, vale a dire che quella donna possedeva una presa sulla realtà molto superficiale e fragile. Le avevano detto che il figlio era sveglio e aveva capito che quando il bambino l'avesse superata in sviluppo intellettuale, lei avrebbe perso il controllo su di lui. L'unica soluzione narcisistica di mamma a quel "problema" fu di insistere che il figlio fosse mentalmente handicappato, cosa che continuava a sostenere nonostante tutta la schiacciante evidenza del contrario.

Con il passare del tempo il figlio cominciò a rendersi conto di avere un posto legittimo tra i bambini dotati e il giorno in cui lo riconobbe del tutto uscì dal guscio in cui lo aveva costretto sua madre. Sempre più frustrata dall'accelerazione dello sviluppo personale del figlio e dal ruolo che io vi avevo avuto, mamma infine escogitò il modo per porre termine alla minaccia che io costituivo al suo controllo: cominciò a inventarsi crimini immaginari di cui mi sarei reso colpevole. Quasi tutte le sue affermazioni furono talmente inconsistenti da non destare preoccupazione, ma quando cominciò a dire che tenere un bambino sulle ginocchia costituiva molestia sessuale, rifiutandosi al contempo di discutere tale convinzione, seppi che era giunto il momento di andarmene. Poiché si trattava di una narcisista, e perciò priva di buon senso o di moderazione/equilibrio personale, mi ero reso conto che avrebbe detto quelle cose a chiunque e ovunque, perciò allontanarmi poteva essere utile per minimizzare il danno che poteva fare a suo figlio. Al bambino diedi una spiegazione falsa (cioè che io e sua madre avevamo insanabili divergenze filosofiche).

Restai in contatto mail con il ragazzino nella speranza di impedire che ricadesse nella depressione clinica che aveva preceduto il mio ingresso sulla scena, ma la madre lo venne a sapere e mi citò in giudizio. Come avevo previsto, abbandonò subito la questione originale delle e-mail e fece una serie di affermazioni meschine che avrebbero potuto impressionare solo chi fosse stato dotato di un quoziente intellettivo inferiore a 70, ma che non sortirono alcun effetto sul navigato giudice che assistette alla sua recita. Sottolineai che le affermazioni di quella madre erano pure fantasie, ma mamma incassò una vittoria: niente più e-mail.

Dopo l'udienza venni a sapere da un conoscente comune che quella donna aveva fatto accuse false simili anche contro altri. Pensai che sarebbe stato meglio averlo saputo prima, quando quella madre cercava disperatamente di farmi incontrare suo figlio, e che quell'informazione sarebbe stata utile durante l'udienza, ma ritenni che in quel momento aveva perso di importanza poiché il giudice le aveva dato torto. Ma mi sbagliavo: sei mesi più tardi quella donna mi citò nuovamente in giudizio con l'accusa di aver fatto ripiombare suo figlio nella depressione clinica, cosa scaturita direttamente dalla sua decisione di escludermi dalla vita del bambino. Nella nuova denuncia ebbe la temerarietà di dire che il suo brillantissimo figlio aveva un "ritardo di sviluppo", definizione che parecchi miei lettori sanno essere un eufemismo per "ritardato".

A quel punto mi resi conto che non sarebbe mai finita. Se non fossi riuscito a metterla a tacere, quella madre avrebbe cercato di ritenermi responsabile di ognuna delle sue molte frustrazioni, magari per anni. Così preparai una memoria in cui spiegavo che il giudizio che la madre dava delle capacità mentali del figlio facevano a pugni con la realtà, che aveva cercato di usare anche con altri la stessa tattica di accuse meschine e che quella serie di eventi erano causati dalla sua personalità gravemente disfunzionale. La donna ricevette in anticipo la mia memoria ed ebbe il tempo di riflettere su ogni confutazione ritenesse giusto fare, ma immagino si fosse resa conto delle conseguenze che eventuali confutazioni avrebbero avuto su di lei (ero arrivato preparato con tutte le prove del caso). Così il giorno dell'udienza accettò la mia posizione senza fare contestazioni, trasformando così le mie affermazioni in stipule (questioni su cui entrambe le parti si trovano d'accordo).

A quel punto il giudice ebbe un quadro preciso di quella donna ma, nel caso vi fosse ancora qualche dubbio, la madre chiese se potevo essere punito anche se non avevo fatto nulla di male. Il giudice rispose con un secchissimo "NO" e chiuse l'udienza con un colpo di martelletto. Quella donna era una narcisista da manuale: totalmente egocentrica, incapace di prevedere le conseguenze delle sue azioni, rapace, lontana dalla realtà, ignara di come gli altri la vedevano e giudicavano, assolutamente incapace di accettare qualunque responsabilità personale.

In quanto al mio passatempo di mentore, avevo dato ingenuamente per scontato che riuscire a incoraggiare dei bambini intelligenti a sviluppare i loro talenti fosse un'attività meritoria. Non avevo preso seriamente in considerazione la possibilità di genitori profondamente disfunzionali, ma ora che so che esistono non permetterò più ai genitori di organizzare incontri del genere. I genitori hanno troppo controllo, spesso sono loro il vero problema e a volte non comprendono se stessi a sufficienza da accettare un risultato eccellente. In ultima analisi, vittimizzano i propri figli.

Quando iniziai a studiare il narcisismo riesaminai quella storia e mi resi conto che per i narcisisti i tribunali sono un campo giochi. I narcisisti sono generalmente degli esperti bugiardi, hanno poco riguardo per le conseguenze del loro mentire e (a differenza che nei telefilm) i tribunali di solito non li puniscono. I giuristi hanno a che fare quotidianamente con i narcisisti e col tempo imparano a separare il grano dalla paglia.

Ma non finisce sempre così. Di recente ho letto una storia accaduta in New Mexico che ha molte similitudini con la mia, ma che è finita in modo diverso. Una certa Colleen Nestler si è presentata davanti a un giudice per accusare David Letterman (sì, quel David Letterman) di averle mandato segnali in codice segreti durante le sue trasmissioni. In una lettera di sei pagine indirizzata alla corte, la Nestler chiedeva per Letterman un ordine restrittivo. Il popolare conduttore doveva tenersi ad almeno tre metri di distanza da lei e doveva «non pensarmi, liberandomi da questo martellamento e queste molestie mentali.»

Divertente, vero? Chiaramente si tratta di una narcisista grave, o peggio, tutta persa nel suo mondo. Ma che cosa ha fatto il giudice? Beh, cari lettori, indovinate un po'... il giudice del caso ha emesso un ordine restrittivo contro Letterman basato sulla richiesta della Nestler, e gli ha ordinato di tenersi alla larga da lei e di non pensarla. Gli avvocati di Letterman sono andati in New Mexico e sono riusciti a fare annullare l'ordine. Io ripenso alla mia storia, che sarebbe potuta finire in modo molto diverso.


Conclusioni

Secondo molti professionisti di salute mentale, il singolo maggior errore che si possa fare quando si ha a che fare con dei narcisisti è sottovalutare quanto possano diventare pericolosi. Una buona percentuale di carcerati è costituita da narcisisti che hanno perso il controllo dei loro impulsi e la sola cosa che divide un narcisista clinico classico dalle sbarre è una miscela fortuita di circostanze. I narcisisti vivono in un perenne stato di rabbia repressa a malapena, sono spesso incredibilmente sconsiderati e sembrano ignari del rischio che il loro comportamento rappresenta per se stessi e gli altri.

Credo che nessuno possa dubitare dell'involontarietà dei suddetti esempi di narcisismo clinico, visto che per il narcisista si rivelano talmente distruttivi che nessuno sceglierebbe volontariamente di tenere un tale comportamento. Nelle accuse della storia di "Furia cieca", quella donna non stava chiaramente pensando alle conseguenze delle sue azioni. Se avesse avuto le intuizioni proprie della persona normale si sarebbe resa conto di aver sistematicamente distrutto la sua credibilità e che adesso i tribunali a cui si è affidata per dar voce ai suoi pubblici strali hanno capito chi è.

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È come il caso dell'analfabeta in fisica, che fin quando continuerà a litigare invece che discutere non sarà semplicemente in grado di farsi una cultura sull'argomento, e la sua refrattarietà a rivedere le proprie convinzioni e credenze continuerà a menomare il suo sviluppo intellettuale. Il che mi porta a una ulteriore riflessione sui narcisisti: essi tendono ad avere una conoscenza superficiale di quasi tutto perché, temendo di apparire stupidi, non riescono a indurre se stessi a fare onestamente delle domande. Il che porta alla profezia che si auto avvera, quella in cui i timori peggiori diventano certezza.

Da un punto di vista adulto tutto questo sembra banale e irrilevante, ma la questione è che i narcisisti non hanno una prospettiva adulta. Mantengono per sempre gli atteggiamenti e gli istinti di un bambino di sei anni. Sono questi innati limiti intellettuali ed emotivi che motivano i professionisti di salute mentale a offrire quasi universalmente questo consiglio: il modo migliore per avere a che fare con i narcisisti è allontanarsi da essi il prima possibile, prima che vi distruggano. È una lezione che non ho ancora finito di imparare.

Riferimenti:

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Note biografiche

Paul Lutus ha un ampio background in scienze e tecnologia. Ha progettato componenti aerospaziali per lo Space Shuttle della NASA e ha creato un modello matematico del sistema solare utilizzato dal Jet Propulsion Laboratory nel corso della missione Viking-Marte. Poi, all'inizio della rivoluzione dei personal computer, Lutus si è dedicato all'informatica. Il suo programma più noto, che ebbe successo a livello internazionale, è "Apple Writer", il programma di elaborazione testi per i primi computer della Apple.

Nel 1983 il Reed College conferì a Lutus il Vollum Award for Distinguished Accomplishment in Science and Technology, l'onorificenza accademica più prestigiosa dell'Oregon. Altri destinatari del riconoscimento sono stati il Premio Nobel Linus Pauling, Bill Gates, Steve Jobs e Linus Torvalds.

Nel 1986 l'Accademia delle Scienze dell'Oregon ha nominato Lutus "Scienziato di Eccellenza dell'Oregon" per i suoi sforzi nella trasformazione dell'insegnamento della matematica nelle scuole pubbliche.

Nel 1988 Lutus ha tagliato i ponti e iniziato ciò che è diventata una circumnavigazione del globo in solitaria su una piccola barca a vela, viaggio durato quattro anni. In anni più recenti si è diviso tra la scrittura di articoli su diversi argomenti e l'esplorazione delle regioni più selvagge dell'Alaska per fotografare gli orsi grizzly.

 
 
 
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