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Una famiglia segnata da Scientology
 
Pubblichiamo un articolo di Giordano Giommoni apparso su Il Gazzettino di Venezia (8 Febbraio 1998) a proposito della vicenda di Dino Michieletto, e trascrizione della sentenza di archiviazione (9 Luglio 1999) della querela presentata dal Presidente della Chiesa di Scientology di Padova.
 
A cura di Martini, con una nota di Harry.
 
 
 
 
 
 
Scopre due mesi dopo che l'ex moglie è morta
 
 
Il Gazzettino, anno 112, n. 33.
 
Articolo di Giordano Giommoni. Venezia, Domenica 8 Febbraio 1998.
 
 
L'amaro sfogo di un uomo che ha saputo per caso della dolorosa fine di chi l'aveva abbandonato per seguire Scientology.
 
«I dianetici si comportano così: ogni malattia per loro sarebbe psicosomatica. Se poi non guarisci la colpa è solo tua».
 
 
MESTRE.
 
Scopre casualmente, due mesi dopo, che l'ex moglie è morta di tumore in un letto d'ospedale. Anche questo può essere l'effetto di Scientology, la setta fondata negli Stati Uniti nel 1952 dallo scrittore di fantascienza Ron Hubbard e che negli anni si è diffusa in tutto il mondo.
 
La morte di questa donna, Gabriella Bramucci, di 55 anni, è l'epilogo della storia di una famiglia influenzata negli anni dai dianetici. Padre, madre, tre figli. Un padre, Dino Michieletto, che ha combattuto - inutilmente - nel tentativo di strappare alla setta il resto dei familiari. Rimettendoci denaro e salute, ricevendo in cambio - spiega - minacce in mille modi diversi. Alla fine si è in parte rassegnato: ha continuato a combattere Scientology ma ha anche deciso di crearsi una nuova famiglia. Ora vive con una giovane signora e ha un figlio di pochi anni. «Questo nuovo colpo non ci voleva - dice Michieletto - scoprire, da una donna per strada, che la tua ex moglie è morta da due mesi e che l'hanno cremata, è inumano».
 
In seguito Michieletto si è rivolto ai medici che avevano in cura l'ex moglie (dalla quale, come dice la sentenza, si era separato per colpa di Scientology). La donna era stata ricoverata una prima volta il 21 luglio 1997. Dagli esami era stato riscontrato che il tumore, partito dal seno, si era diffuso fino al fegato. Della gravità della situazione i sanitari avevano avvisato i figli che, pur nel dolore, erano sostenuti dalla particolare filosofia di Scientology che tradurrebbe - dice Michieletto - tutto in una semplice frase: «Tutto ciò che accade è colpa nostra, perché siamo stati cattivi in precedenti vite». Gabriella Bramucci venne dimessa il 31 luglio. Il 6 agosto ritornò in ospedale e il giorno dopo morì. «È morta» - secondo Michieletto - «perché non si è curata. I dianetici possono comportarsi così. Ogni malattia per loro sarebbe psico-somatica; e curata con il sistema del "touch assist". Ti toccano con un dito e ti chiedono se lo senti. Alla tua risposta positiva ti rispondono "grazie". Se non guarisci la causa è solo tua. E così, a 55 anni mia moglie è morta».
 
Ai funerali della donna, che poi è stata cremata, hanno partecipato solo i praticanti di Scientology. Per Michieletto neanche una telefonata dei figli.  [1] Lui - ricorda - è un uomo «da ingannare, distruggere, citare in giudizio»  [2] perché ha fatto troppo male alla setta. E c'è da pensare che il suo "confronto" con Scientology, dopo questa tragedia, continuerà. Rispettando la legge. Si era rassegnato, ora ha ripreso vigore. «Questa cosa mi ha fatto troppo male. So di aver perso i miei figli ma continuerò a lottare ugualmente».
 
Ma a quanto sembra non è solo Michieletto che ha deciso di combattere Scientology. Un'altra morte, stavolta misteriosa, negli Stati Uniti, ha scatenato le ire di molti americani. E ad aprire la strada c'è il potente New York Times che ha preso spunto da questa vicenda per una nuova inchiesta sull'attività dell'organizzazione.  [3] 
 
 
 
Il tribunale respinge la querela presentata da Scientology
 
 
Scientology denuncia Michieletto.
 
La Chiesa di Scientology di Padova ha denunciato per diffamazione Dino Michieletto, il presidente dell'Aris (l'associazione di ricerca sulle sette). Oltre che per diffamazione è stato denunciato per calunnia e per il reato previsto dalla legge 205 del 1993 che contiene misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa (legge Mancino).
 
(Il Gazzettino, Venerdì 27 Marzo 1998)
 
 
Il 18 Marzo 1998 il Presidente della Chiesa di Scientology di Padova ha sporto denuncia per diffamazione, calunnia e violazione della legge 205/93  [4] all'autorità giudiziaria verso il cronista e l'intervistato Dino Michieletto.
 
Con sentenza del 9 Luglio 1999, il Tribunale Civile e Penale di Venezia, Sezione Indagini Preliminari, ha rigettato le rimostranze della multinazionale.
 
Il testo della sentenza è scritto a mano: le ultime parole risultano illeggibili. Il lettore interessato può tuttavia richiedere presso di noi una fotocopia dell'atto in formato digitale.
 
 
TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI VENEZIA
 
Sezione Indagini preliminari
 
NN 4950/98 RGIP ordi - 2205/98 Rgm.
 
 
Il Giudice V. Santoro,
 
visti gli atti del presente procedimento relativo a G. G. e M. D.;
 
vista la richiesta di archiviazione depositata dal P.M. in data 1.12.1998;
 
sentiti all'udienza camerale del 15.6.1999 il difensore della persona offesa e i difensori degli indagati;
 
A scioglimento della riserva formulata in esito della predetta udienza camerale, osserva:
 
ritenuto che, quanto al reato di diffamazione a mezzo stampa, vanno integralmente condivise le motivazioni addotte dal P.M. che correttamente concluso per l'improcedibilità dell'azione per difetto di rituale atto di querela (cfr. parte motiva della richiesta di archiviazione 1.12.1998 da intendersi qui per intero riportata); invero, ai sensi dell'art. 13 dello Statuto della Chiesa di S. di Padova, i poteri per la gestione ordinaria e straordinaria della predetta, tra i quali indubbiamente rientra quello relativo alla presentazione di querela contro terzi, spettano all'organo collegiale denominato "consiglio direttivo" e non al Presidente, il quale può dunque considerarsi legittimato alla proposizione di querela solo in caso di conferimento di specifico mandato da parte del predetto organo collegiale;
 
ritenuto che, pertanto, deve considerarsi inammissibile, ai sensi dell'art. 337,3 e ss. l'atto di querela presentato il 18.3.1998; invero, come è stato in più occasioni affermato dalla Suprema Corte, la specifica indicazione della fonte del potere di rappresentanza, richiesta dall'appena citata norma procedurale, costituisce un preciso requisito di ammissibilità della querela in quanto trattasi di disposizione formulata in termini perentori e finalizzata a consentire all'A.G. di concretamente affermare, sin dal momento di presentazione dell'atto, il riscontro circa la legittimazione procedurale della persona attivatasi per la proposizione dell'istanza di punizione (cfr. C. Cass. Sez. II, 28.4.1993, Rebonati; sez. II 11.6.93, Rossotto e sez. VI, 23.9.94 Natali ed altri; nell'ambito della giurisprudenza di merito, vedasi tribunale di Venezia, 22.9.1995, DORIGO, nella parte in cui si sottolinea la rilevanza dell'interesse pubblico sotteso all'esigenza che i requisiti volti ad assicurare la certezza della provenienza della querela siano presenti sin dal momento di presentazione della stessa);
 
ritenuto che, nella fattispecie, non siano ravvisabili gli estremi del reato di calunnia, posto che le dichiarazioni in contestazione si trovano riportate in un mero articolo di giornale e non dunque in un atto specificamente diretto "all'Autorità Giudiziaria o ad un'altra Autorità che a quella abbia l'obbligo di riferire" (art.368 c.p.);
 
ritenuto che, parimenti, va esclusa la configurabilità del reato ex art. 1 l. 205/93 ove si consideri che le dichiarazioni del Michieletto, lungi dall'integrare le condotte specificamente descritte nell'appena citata norma incriminatrice, si risolvono nella formulazione di giudizi critici nei confronti di S., ma tuttavia privi delle connotazioni di intrinseca aggressività descritte dalla menzionata disposizione [illeggibile].
 
 
P. Q. M.
 
 
DISPONE l'archiviazione del procedimento e la restituzione degli atti al P.M.
 
 
Venezia, 9 Luglio 1999.
 
Il giudice per le indagini preliminari, Dott. Vincenzo Santoro.
 
 
Note
 
[1] Il rifiuto della comunicazione da parte dello Scientologist verso amici e familiari deriva dall'applicazione della cosiddetta "disconnessione". Vediamo come la multinazionale presenta ufficialmente questa pratica nella sua pubblicazione più importante (Che Cos'è Scientology?, edizione in lingua italiana, New Era Publications International, 1993-1998, pagina 537, "Risposte a domande comuni - Che cos'è la 'disconnessione'?"):
 
«Uno Scientologist può trovarsi in difficoltà nel proprio auditing o addestramento se è in contatto con qualcuno che è soppressivo o antagonista nei confronti di Scientology e dei suoi principi. Tutti i miglioramenti spirituali conquistati con Scientology possono andare perduti se egli viene oppresso da una persona antagonista. Per superare questa situazione, egli può "risolvere" l'antagonismo dell'altra persona fornendole informazioni vere su Scientology oppure, come ultima risorsa, quando tutti i tentativi per risolvere la situazione sono falliti, egli "disconnette" da tale persona cessando di comunicare con lei.»
 
Provenendo dal principale volume di propaganda impiegato dall'organizzazione per accreditarsi presso il grande pubblico, quella riportata appare una descrizione morbida della pratica della "disconnessione" in uso in Scientology. Un "soppressivo" o "persona soppressiva" (in gergo; da "Suppressive Person") è, come si evince dalla copiosa produzione di Hubbard in materia, chiunque esprima riserve o critiche verso Scientology (vedi ad esempio la nota direttiva di L. Ron Hubbard Atti Soppressivi - Soppressione di Scientology e degli Scientologi, HCO Policy Letter del 23 Dicembre 1965, rivista e ripubblicata il 10 Settembre 1983). Lo scientologista che si trovi «sotto l'influenza di un soppressivo», viene dichiarato P.T.S. ("Fonte Potenziale di Guai" - da Potential Trouble Source).
 
Il ragionamento è ovvio: Scientology si auto-definisce il bene supremo, la verità assoluta; di conseguenza, quanti esprimono pareri contrari a ritrovati e condotte del gruppo, vengono etichettati dal fondatore Hubbard come "malvagi", "criminali", "esseri degradati", "persone soppressive". «Non si trovano persone critiche verso Scientology che non abbiano un passato criminale», insegnava agli affiliati, «più e più volte ne abbiamo avuto la prova» (HCOB del 27 Agosto 1987, originariamente pubblicato come articolo in Ability 199, nel 1967, citato in Mario Di Fiorino, L’illusione comunitaria, Moretti e Vitali, Bergamo, 1998, p. 102).
 
Ci domandiamo come si possa conciliare l'esercizio della "disconnessione" con quanto viene affermato nell'opera citata appena poche pagine prima:
 
«Scientology considera la famiglia come il pilastro fondamentale di qualunque società e il matrimonio quale componente essenziale di una vita familiare stabile. Le persone spesso scoprono che, dopo aver iniziato a praticare Scientology, rafforzano in modo straordinario le proprie relazioni con il coniuge e con gli altri membri della famiglia. Ciò è dovuto al fatto che Scientology insegna all'individuo a comunicare con gli altri più liberamente, aumenta la sua capacità di amare il prossimo e lo pone in una migliore comunicazione con famigliari e amici. I sondaggi evidenziano che, dopo aver preso parte ai servizi di Scientology, le persone sono più propense a sposarsi o a rimanere sposate e ad avere bambini.»
 
Poco più avanti leggiamo:
 
«La Chiesa [di Scientology] incoraggia e aiuta i suoi membri a creare eccellenti relazioni familiari, indipendentemente dal fatto che i propri parenti siano o meno Scientologist. Infatti, le relazioni tra uno Scientologist e il resto della famiglia migliorano continuamente non appena egli inizia a mettere in pratica Scientology.»
 
[2] Vedi qui per una raccolta di direttive del fondatore L. Ron Hubbard.
 
[3] Per un'ampia panoramica sul Caso Lisa Mc Pherson, vedi qui.
 
[4] La Legge Mancino (25 Giugno 1993, n. 205) - misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Per approfondire l'impiego di questa legge da parte di Scientology, vedi qui.
 
 
 
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