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Giornalismo pseudoscientifico

Trascrizione degli interventi di alcuni partecipanti all'incontro seminariale per la presentazione del libro Giornalismo Pseudoscientifico di Piero Angela, Cristina Da Rold e Marco C. Mastrolorenzi tenuto presso l'Auditorium Ennio Morricone dell'Università Tor Vergata, Roma, 4 aprile 2016

Trascrizione a cura di Allarme Scientology

 

Scientology e Dianetics, le dottrine create da L. Ron Hubbard, affermano di essere scientifiche, ma in realtà sono pseudoscientifiche e antiscientifiche, e fanno soprattutto leva sul pensiero magico che in misura più o meno accentuata appartiene a tutti noi.

Capita che una volta lasciato il movimento e rinnegate quelle dottrine, in alcuni ex membri resti però un certo atteggiamento antiscientifico o quanto meno di rifiuto della scienza, e continuino ad abbracciare visioni pseudoscientifiche del mondo senza avere ben compreso che cosa si intende per scienza e per metodo scientifico.

E' da poco uscito per C1V edizioni il volume Giornalismo Pseudoscientifico — Disinformazione e sensazionalismo tra media e web che cerca di analizzare il modo in cui si fa informazione su certe tematiche, e il modo in cui certe informazioni pseudoscientifiche vengono recepite dai lettori meno "allenati" a coglierne le fallacie.

Il volume è stato presentato il 4 aprile 2016 all'Università Tor Vergata di Roma con un incontro tra gli autori, i docenti dell'ateneo e il pubblico che ha dato vita a un interessante dibattito. Propongo alcuni interventi che ho trovato particolarmente interessanti, nella speranza che possano aiutare i lettori di questo sito e invogliarli a meglio comprendere in che cosa consistono metodo scientifico, pensiero critico, costruzione del sapere scientifico e sua importanza.

A seguire gli interventi di:



Prof. Antonio Filippin (min. 19,25): Ringrazio i presenti e porto il saluto del Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e di Storia dell'Arte. Come il rettore ci ha appena fatto vedere, io sono particolarmente contento che l'evento si svolga in questa sede in quanto, nel dipartimento che rappresento, esistono le cattedre di filologia. Compito della filologia, come tutti sanno, è quello di stabilire la verità del testo, da quando la filologia esiste, cioè a partire diciamo da Lorenzo Valla con la sua famosa dissertazione sulla falsità della Donazione di Costantino.

Il compito di ricercare la verità oltre a quello che viene diffuso dai media è oggi particolarmente rilevante in quanto la non verità, la falsificazione, ha strade assai agevolate, soprattutto attraverso l'utilizzo del web; strade economiche, per cui non serve imbastire eserciti di mentitori perché il reclutamento è estremamente capillare, diffuso e semplice. E' un compito difficile, che non va sottovalutato, perché ci troviamo di fronte a una evidente erosione dei valori fondanti della ormai sedicente civiltà occidentale, e alla necessità — molto diffusa — di credere in qualcosa, in qualcosa pur che sia.

Diciamo che l'atteggiamento può essere esemplificato da un fatto storico che è abbastanza noto: voi conoscerete la storia dei famigerati Protocolli degli Anziani di Sion, che è un falso diffuso dalla polizia zarista per screditare gli ebrei e adombrare un progetto di conquista mondiale attraverso una serie di documenti manifestamente falsi.

Dopo che fu riconosciuta la falsità dei Protocolli con il Processo di Berna del 1937, quando in Italia li si ristampò per la terza volta, da parte di Giovanni Preziosi, il prefatore, che si chiamava Julius Evola, si espresse in questo modo:

"Il problema dell'autenticità dei Protocolli è secondario e da sostituirsi con quello ben più serio ed essenziale della loro veridicità. Quand'anche i Protocolli non fossero autentici nel senso più ristretto, è come se essi lo fossero perché 1) i fatti ne dimostrano la verità; 2) perché la loro corrispondenza con le [incomp.] dell'ebraismo tradizionale moderna è incontestabile."

Quindi come vedete c'è un rovesciamento della prospettiva della verità. E cioè il falso può essere vero perché assomiglia alla percezione della realtà.

Quindi il compito è veramente difficile e, come ricordava il Prof. Caputo, la cura è nell'educazione alla scienza, educazione alla scienza che si ha solamente attraverso, come diceva Caputo, l'esperienza. E cioè abituare "l'orecchio e il cuore" delle persone a percepire immediatamente ciò che può essere vero rispetto a ciò che può essere falso.

Il nostro ospite [Piero Angela] è accomunato a me da una passione per il jazz. Se io sottopongo al nostro ospite cento assoli di tromba in cui uno è Harry James e gli altri novantanove sono degli imitatori, l'orecchio addestrato riconosce immediatamente ciò che è vero, e cioè l'assolo di Harry James, rispetto a quello che è falso.

Il nostro compito è quello di educare l'orecchio dei nostri studenti a riconoscere istintivamente ciò che è vero, o verosimile, rispetto a ciò che è falso, e lo è manifestamente. Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.


Prof.sa Carmela Morabito (min. 27,14): Buongiorno [...] Mi sono laureata con Vittorio Somenzi, filosofo della scienza alla Sapienza, che ci allevava a pane e scienza. Riflessioni sulla scienza, Storia della scienza, Critica della scienza, Comunicazione della scienza... Piero Angela. Quindi per una buona parte della mia gioventù volevo essere Piero Angela, poi invece sono diventata Carmela Morabito, ma ho continuato a lavorare su più temi che intersecano gli interessi comuni. Oggi presiedo un corso di laurea magistrale in Comunicazione ma in realtà a parte questo, e più di questo, sono una storica delle neuroscienze. Quindi lavoro sulla scienza dal punto di vista storico ed epistemologico e mi pongo pure il problema di comunicarla, naturalmente.

Legittimata la mia presenza qui, se capisco bene il mio ruolo è quello di partire dal libro per aprire questioni di discussione. Io ne avrei trovate un bel po', certo non posso esagerare rispetto a qualcosa a cui, come si dice in lessico sportivo, è già stata tirata la volata perché abbiamo citato il pensiero critico, e abbiamo anche citato la comunicazione e il senso di riflettere sulla scienza in funzione dello sviluppo stesso della scienza, e della comunicazione.

Allora, ho trovato una serie di spunti dentro questo libro e mi farebbe piacere sentirla [rivolta a P. Angela] direttamente su questo.

Il primo è che c'è spesso un tornare sull'abbinamento tra scienza e democrazia. Questo è un libro che io trovo interessante e anche utile per introdurre alla riflessione sulla scienza, e anche allo sviluppo di un senso critico, e anche allo sviluppo di un sano distacco nei confronti della dialettica interna ai modi in cui oggi comunichiamo.

E' stato citato il web. Effettivamente nel web si allarga a dismisura una sorta di zona grigia dentro la quale la conoscenza della scienza diventa sempre più debole e lo spazio di quella che qui è definita pseudoscienza invece diventa sempre più grande. E allora succede qualcosa di profondamente antidemocratico, cioè da un lato abbiamo lo sviluppo dell'analfabetismo di ritorno, dell'analfabetismo funzionale che sono le precondizioni per cui uno possa prendere per buona qualsiasi bufala, come si dice. E dall'altro però questo meccanismo per cui si tende a delegare sempre di più agli specialisti le questioni importanti. Cioè gli specialisti detengono il sapere scientifico, la zona grigia si muove in maniera molto poco consapevole e le ricadute sociali sono preoccupanti.

Quindi in questo libro si abbina scienza e democrazia e la si abbina soltanto però da un punto di vista, cioè spesso si insiste, ed è giusto e non sarà mai abbastanza, sul fatto che in scienza non esiste la par condicio, è ovvio. Dal mio punto di vista, che poi studio la comunicazione, ancora di più. Non esiste la par condicio perché non stiamo contrapponendo opinioni e neanche pareri, e quindi siamo su un piano molto diverso. E dunque nel libro si dice no, perché la scienza in questo senso non è democratica.

Io però penso che il nesso fra scienza e democrazia esista e sia fortissimo. Cioè non si tratta di non essere democratici perché non mettiamo sullo stesso piano l'opinione e la conoscenza scientifica, questo è epistemologicamente necessario. Ma è democratica nella misura in cui penso per esempio al concetto di cittadinanza scientifica sviluppato da Pietro Greco. La scienza è democratica nella misura in cui democratico dev'essere l'uso del sapere. Democratico dev'essere l'accesso al sapere, ma perché sia un accesso autentico dev'essere consapevole. Torno dunque al pensiero critico da cui sono partita.

Quindi le volevo dire [a Piero Angela]: ci vuole dire di più su scienza e democrazia? Perché in questo modo è frettolosamente presentato il nesso se uno si limita a dire la scienza non è democratica, perché appunto non stiamo in ambito di par condicio, non è che ognuno mette la sua opinione, il suo parere. Questo è un primo punto che le volevo chiedere di [elaborare]. Grazie.


Prof.sa Claudia Hassan, docente di Sociologia della comunicazione giornalistica (min. 33,47): [...] Sempre in quell'anno (2008) gli raccontai [a Piero Angela] un fatto che ha molto a che fare con questo libro e che ha trattato Mastrolorenzi, sui complotti.

Nel 2008, appunto, ricevetti molte telefonate di giornalisti per farmi delle interviste molto brevi o delle dichiarazioni. Non era assolutamente per il mio ultimo libro uscito, per il convegno a cui avevo partecipato... ero finita in una "lista nera".

Questa "lista nera" era la lista composta da professori valdesi, cattolici, ebrei... il primo firmatario della lista era Khaled Fouad Allam, quindi musulmano, e però su questa lista c'era scritto che era una lista di professori ebrei potenti, per creare appunto la lobby ebraica che avrebbe influito sulle coscienze degli studenti per manipolarle e per chissà quali altri motivi.

Il caso è finito sulle prime pagine dei giornali, è stata fatta una denuncia alla polizia postale quindi il sito è stato oscurato. Però io questa lista l'ho vista riapparire in tantissimi altri siti fino ad arrivare a un sito svedese, Radio Islam, quindi lontanissimo, dove la polizia postale italiana ovviamente non può arrivare. Dire appunto, riferendomi all'articolo di Mastrorenzi, di come funziona questa viralità, questa impossibilità di controllare la viralità del web. E quello che è un tabù all'interno della stampa tradizionale non lo è più sul web, e quindi i siti sono assolutamente moltiplicati.

Io ho preso in questa occasione alcuni dati, e i siti negazionisti per esempio, anche qui mi rifaccio molto a quello che ha detto Carmela Morabito sul fatto... voi dicevate la verità, però pensiamo al negazionismo e lì è lo stesso discorso. Anche lì c'è il discorso della scienza nello stesso modo. Vogliamo mettere a confronto un'opinione o non è un'opinione il negare per esempio la Shoah? Quindi vediamo come il discorso democrazia e scienza, la base di assolutamente tutto questo è sicuramente la consapevolezza, il pensiero critico, quindi non li possiamo mettere sullo stesso piano.

Quindi i siti sono aumentati in maniera vertiginosa, raddoppiati negli ultimi due anni addirittura, non solamente i siti ma anche i social network [...]. Questo per dire che Filippin ha parlato dei Protocolli dei Savi di Sion, su questo sito Radio Islam dove io ero finita, si potevano addirittura scaricare i Protocolli dei Savi di Sion e nello stesso tempo, nella prima pagina, c'era scritto che il sito era dedicato al dialogo tra le culture. Quindi vediamo che qui si cade anche in un impiccio piuttosto forte dove persone non consapevoli possono assolutamente cadere.

Ovviamente le soluzioni sono complesse, sono difficili, io direi che sono sicuramente dal punto di vista culturale, dal punto di vista dell'istruzione, della formazione, ma io non trascurerei anche l'aspetto legislativo vero e proprio. Grazie.


Prof. Lorenzo Perilli, (min. 38,40): Sarò molto breve. Ho letto con interesse questo volume. Sono temi su cui di sicuro noi che ci occupiamo un po' di storia della scienza, io mi occupo del pensiero scientifico nel mondo antico soprattutto, e poi degli sviluppi anche successivi, sono temi in cui siamo sempre molto coinvolti direttamente, interessati. Non sono temi nuovi perché, visto che mi occupo del mondo antico, nella prima opera che si occupa di epilessia si cerca di dimostrare che l'epilessia non ha un'origine divina, ma ha un'origine naturale. E' un'opera del V secolo Avanti Cristo attribuita a Ippocrate, quindi il fondamento della medicina moderna, in cui si afferma fin dal principio che non è vero quello che ciarlatani e maghi vanno predicando, cioè che l'epilessia — date queste sue manifestazioni straordinariamente sorprendenti — è di origine divina, è dovuta a un invasamento, ma è dovuta a principi naturali come tutte le altre malattie. E quindi si instaura una polemica diretta tra i medici e quelli che vengono chiamati esplicitamente ciarlatani e maghi che somiglia non poco alle polemiche che sono riportate anche nel libro, e con cui ci troviamo tutt'ora a confrontarci spesso.

Tuttavia io vorrei fare un po' anche una piccola parte di avvocato del diavolo, vale a dire nel libro torna spesso, il nostro vicedirettore di dipartimento lo ha ricordato, torna spesso il concetto di verità, che è un concetto molto difficile, soprattutto se applicato alla scienza.

Uno dei più grandi meriti della scienza è averci insegnato a dividere il naturale dal sovrannaturale e quello di averci insegnato il dubbio, il beneficio del dubbio, la capacità di dubitare, di criticare, il sapere critico per l'appunto che diceva poco fa Rino Caputo, che è tutt'altra cosa rispetto alla ricerca e alla predicazione della verità.

La scienza non predica la verità o non dovrebbe predicare la verità, perché altrimenti diventa un'ideologia pari a quelle da cui ci ha liberato, per fortuna. Ci ha liberato dalla superstizione, dall'ideologia e dall'approccio ideologico. Ma nel momento in cui la scienza stessa si propone portatrice di verità e di una verità assoluta in qualche modo, oltre la quale quindi non è lecito andare o contro la quale non è lecito discutere, questo a me personalmente pone grandi problemi. Io vedo la scienza come un tentativo di criticare, di auto-criticarsi ed essere aperti a qualsiasi tipo di confronto. Noi sappiamo, è inutile entrare in dettagli eccessivamente tecnici, però è una cosa su cui mi piacerebbe sentire il parere anche dei nostri ospiti. Vale a dire quest'anno, o meglio l'anno scorso nel 2015, il premio Nobel per la medicina è andato tra gli altri a una ricercatrice cinese, per la prima volta, You You Tu, che ha sintetizzato il principio della cosiddetta artemisinina, vale a dire una sostanza tratta dall'artemisia, una pianta, per curare la malaria.

Ora, non solo chiunque abbia conoscenze storiche, ma chiunque vada in un villaggio della Nigeria o dell'Africa centrale sa che in quei villaggi l'artemisia è effettivamente usata da tantissimo tempo per porre rimedio alla malaria. Il premio Nobel è dovuto alla sintesi e alle modalità nuove di estrarre, in realtà è un estratto di questa pianta, ma sostanzialmente è un premio Nobel dato alla modernizzazione della medicina tradizionale cinese in qualche modo, perché quello era un rimedio della medicina tradizionale cinese.

Su questo mi piacerebbe sentire un po' i pareri, perché ci sono stati articoli e interventi, anche del nostro Rettore che su questo scrisse su Repubblica subito dopo l'assegnazione del premio Nobel, un articolo in cui sottolineava che tuttavia con tutti i meriti di queste ricerche, la medicina del futuro è medicina di precisione, la medicina della genetica che cambia completamente i paradigmi stessi della ricerca.

La sostanza è, e qui chiudo, noi ci siamo dati come società, si parlava prima di democrazia, ci siamo dati delle regole in base alle quali giudichiamo la ricerca scientifica, che sono regole largamente condivise, se non da tutti evidentemente, ed è giusto che lo Stato e la società si attengano a queste regole e chiedano, pretendano che ci si attenga a queste regole, però sono regole che noi ci siamo dati, e che non escludono, perché la storia questo ci insegna, che potrebbero anche cambiare, presto o tardi, e che quindi forse non siamo arrivati alla fine della ricerca scientifica, non abbiamo raggiunto l'apice, anche perché, e qui torno di nuovo al mondo antico e smetto, in una di quelle stesse opere attribuite a Ippocrate, a un certo punto si diceva anche, nel V secolo Avanti Cristo, la medicina è già stata tutta scoperta, dobbiamo soltanto applicarla, non dobbiamo andare avanti a ricercare altro perché c'è già tutto. Quindi nelle tappe della storia della scienza abbiamo avuto momenti in cui la scienza si è sentita depositaria di un sapere di verità che poi però andando avanti si è affinata, precisata, criticata, messa in dubbio. Su questo mi piacerebbe anche sentire il parere dei nostri ospiti. Grazie.


Marco Mastrolorenzi, co-autore del libro in presentazione (min. 46,11): Per quanto riguarda quello che si diceva poc'anzi, il concetto di verità in scienza, sono quelle che Bertrand Russell chiamava verità tecniche, cioè sono delle verità vere fino a prova contraria, dove uno studio successivo può integrare, modificare e anche criticare lo studio precedente. E qui entriamo nel concetto di inficiabilità di cui parlava Carl Popper. La scienza è sempre pronta a mettere in discussione i propri studi ed è fatto in questo modo. A volte si ha difficoltà a capire, per i non addetti ai lavori, il concetto di scienza, e comprendere anche la bellezza della scienza in questo senso. Cioè spesso noi per emozioni e passioni non riusciamo a comprendere ciò che la scienza ci dice, perché non ci può soddisfare sempre. Però la scienza, mattoncino dopo mattoncino, ha costruito questo grande edificio del sapere attraverso proprio queste verità tecniche, attraverso anche degli errori, poi è sempre pronta a mettere in discussione i propri errori, i propri studi, e così mano mano a costruire il grande edificio del sapere.

Il concetto di inficiabilità è appunto quello per cui uno studio è inficiabile, a differenza di un dogma. Uno studio che seguirà potrà migliorare il precedente ed è così che si è costruito quello che la scienza ci ha insegnato da Galilei in poi.

Per quanto riguarda invece il concetto di democrazia, non è vero che la scienza non è democratica, è diversamente democratica, come tento di spiegare nella mia parte del libro. Ovvero nel momento in cui, per esempio in un talk show, in una trasmissione televisiva non scientifica, cioè in un talk show che è basato su del varietà, ad un certo punto il discorso gira intorno al cosiddetto paranormale, cioè a ciò che non sarebbe spiegabile dalla fisica. Ed ecco che viene invitato l'esperto, lo scienziato, e si crea un versus scienza. Il problema però nasce quando mettiamo sullo stesso piano l'opinione, spesso non informata, con invece un dato scientifico.

Ecco, il dato scientifico può essere messo in discussione attraverso il metodo, sempre seguendo il metodo scientifico basato sulla osservazione del fenomeno, sulla produzione di ipotesi e sulla conferma delle stesse. Ecco, seguendo questo sistema la scienza è democratica, ma non può essere democratica se di fronte a chi sostiene che la terra è piatta... e dall'altra parte lo scienziato che porta prove. Oppure se un tempo non si sapeva per esempio come funzionavano alcuni fenomeni della fisica, si attribuivano a dei poteri divini o paranormali, ecco che poi la scienza piano piano ce lo ha spiegato.

Spesso avviene che si crea questa illusoria par condicio, che è usata come sappiamo per regolare i dibattiti politici, e anche per regolare le opinioni che circolano in televisione. Però nel momento in cui si portano dei dati scientifici, delle verità tecniche di cui dicevamo prima, verità tecniche che possono essere sostituite, vere fino a prova contraria. Da uno studio successivo che scalza il precedente, o lo modifica, o lo integra, o lo migliora. Quindi non è vero, appunto, che non è democratica. E' democratica ma in modo differente.

E poi il discorso si va ad ampliare sul web, dove spesso io e il direttore di collana qui presente, il Dott. Armando de Vincentiis, ci capita di fare divulgazione scientifica, cioè di divulgare i nostri articoli, i nostri lavori, e spesso ci troviamo di fronte a un pubblico che non è preparato, ma che però critica a priori perché sa che è scientifico, ponendo davanti passioni ed emozioni, rispettabili naturalmente, però bisognerebbe prima comprendere il metodo scientifico. Ecco, in Italia probabilmente siamo arrivati tardi, non è che in altri paesi stiano meglio, però probabilmente siamo arrivati tardi a comprendere l'importanza della scienza.

Ancora Vico, per esempio, negli anni '40 del '700 parlava della differenza tra il verum e il factum. E' vero ciò che è vissuto dall'uomo nella storia, mentre la natura spetta a Dio.

Lo stesso Benedetto Croce con l'idealismo poi dirà ... nella sua polemica con Federigo Enriches nel 1911, con un filosofo della scienza, il quale diceva è importante che il sapere umano abbia anche la scienza, e lui [Croce] rispondeva invece dicendo che la scienza è adatta agli ingegni minuti, le scienze sono addirittura l'incarnazione della barbarie mentale. Ecco poi anche se Benedetto Croce aveva intrattenuto un cortese rapporto epistolare con Einstein, però le indicazioni, le esternazioni di Croce, da grande uomo di cultura, ... è un segnale di questo distacco dalla scienza.

Avevo tante altre cose da dire, ma il tempo è breve e vi ringrazio.


Cristina Da Rold, giornalista scientifica, co-autrice del libro (min. 53,40): [...] Il mio compito in questo libro era cercare di raccontare perché quando si tratta della nostra salute è fondamentale saper distinguere un'informazione seria e raccontata in modo preciso, da una non seria, o perché i contenuti stessi non lo sono, o perché magari lo sono ma vengono poi veicolati in maniera non precisa.

A dire il vero ci ho messo un po' per capire come approcciare questa questione, nel senso che l'obiettivo di questo libro non è certo quello di parlarci addosso tra noi che ci occupiamo di questi argomenti a livello giornalistico oppure come scienziati o come docenti, ma riuscire a trovare un punto di contatto con chi non è convinto che ci siano degli ambiti della nostra vita, come la salute, in cui dovremmo prediligere, se non proprio scegliere definitivamente, un rigore, sia per quanto riguarda la medicina, sia per quanto riguarda la comunicazione della scienza, cioè quello che vogliamo leggere a proposito di scienza.

La risposta che mi sono data è che pretendere rigore scientifico non significa, questo poi è il filo rosso del mio contributo, non significa rinunciare, nessuno chiede di rinunciare ad altre sfere che fanno parte di noi. Noi tutti sappiamo che il concetto di benessere, per esempio, è molto più ampio rispetto a una serie di numeri che compaiono in una cartella clinica, è un qualche cosa di molto più complesso, la nostra salute. Questo è un concetto che abbiamo acquisito da tempo, ancora da ... ricordo un ottimo saggio di Gadamer che vi consiglio, "Dove si nasconde la salute", che affronta molto bene questo argomento.

Quindi la risposta che mi sono data era che per trovare un punto di contatto fosse necessario prendere la questione filosofica di petto. Io ho una formazione filosofica quindi mi preme molto questo aspetto, come già citava qualcuno prima di me, l'importanza di far dialogare quelle che sono considerate scienze dure, oppure comunque la scienza, con quelle che vengono chiamate scienze umane. Diciamo che il punto è capire che esistono degli ambiti, e la salute è uno di questi, che vanno affrontati solamente con il rigore scientifico, solamente con il metodo scientifico, e questo dobbiamo pretenderlo. Anche se questo non significa negare che la nostra vita, la nostra esistenza sia fatta in maniera molto più articolata e complessa.

Questa è la mia proposta e spero che ci sarà poi occasione per discuterne. Chiudo qui e vi ringrazio e vi auguro un buon incontro.


Dott. Armando de Vincentiis, Direttore della Collana Scientia et Causa Gruppo C1V edizioni (Min. 1.00.04): Buongiorno a tutti. Prima di introdurre il tema vorrei fare una piccola osservazione. L'esigenza di questo libro è nata da una piccola esperienza in ambito televisivo. Ho partecipato a molti talk show come rappresentante del Cicap, che è il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze. E in quelle occasioni mi sono trovato a discutere su affermazioni di carattere paranormale, di fenomeni insoliti, di miracoli soprattutto, e quindi ho dovuto interagire con gli interlocutori con la presenza magari anche del miracolato. In qualità di Cicap il mio compito era quello di cercare di capire sotto l'aspetto razionale che cosa si potesse celare dietro il fenomeno, e quindi...

[Interruzione del moderatore] ... Cicap, un bell'acronimo. Che significa?

De Vincentiis: Cicap, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, che è stato fondato 25 anni fa da Piero Angela e altri personaggi come Massimo Polidoro e Lorenzo Montali, al quale appartengono anche numerosi personaggi del mondo della cultura e alcuni premi Nobel. E' nato proprio per cercare di capire che cosa potrebbe esserci dietro molte affermazioni di presunti fenomeni paranormali che venivano propagandati in TV senza una reale controparte critica.

Quando mi trovavo quindi in televisione il mio compito era quello anche di cercare qualche informazione preliminare per poter commentare il miracolo portato in quell'occasione. E anche dopo, ovviamente con la curiosità tipica del cicappino, sono andato a cercare quei fenomeni che potessero meglio spiegare la situazione, avendo più tempo.

E per fare una citazione cinematografica, ho scoperto "cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare", ancora più straordinarie dello stesso fenomeno straordinario. E che cos'è successo? Che nel momento in cui andavo a cercare mi rendevo conto che c'erano delle situazioni in cui il rapporto causa-effetto tra un presunto miracolo, tra il recarsi in una zona in cui accadono i miracoli come Lourdes, come San Giovanni Rotondo, era portato in modo quasi scontato senza rendersi conto di tutte le altre variabili che potevano essere presenti in quell'occasione.

E allora si scopre che una persona guarita dalla leucemia ha fatto in realtà sei mesi di chemioterapia. Si scopre che una persona che in televisione racconta di una guarigione mediata da un cancro al cervello, si scopre che quel tipo di cancro ha delle regressioni spontanee anche ben documentate, oppure si scopre che chi aveva delle lesioni al nervo ottico, chi aveva delle lesioni cerebrali, in realtà poi andando a indagare e cercando anche i medici che avevano tenuto in cura queste persone, non c'era nessuna lesione cerebrale e non c'era nessuna malattia.

Però mi sono trovato in una situazione davvero straordinaria. Ero in un talk show, ero in collegamento da Bari e quindi si doveva commentare un miracolo abbastanza straordinario. Io non avevo nemmeno avuto informazioni precedentemente e quindi mi sono trovato a fare delle ipotesi, delle ipotesi plausibili, in quanto scettico, razionalista, cercando di spiegare cosa potesse essere successo, parlando quindi di possibilità di effetto placebo, possibilità di errori diagnostici, difficoltà nello spiegare il reale rapporto causa-effetto, momento del miracolo e altre variabili. E quindi la situazione era veramente straordinaria.

Una situazione straordinaria che ora condividiamo con voi. Vi facciamo vedere qual era il filmato del miracolo che riportarono in quel talk show televisivo.

[filmato al min. 1.03.50]

[Voce narrante del video]: Uno degli episodi più sorprendenti avvenne a Siracusa alla presenza di ben 16000 persone. Una donna salì all'improvviso sul palco con in braccio una bambina che non aveva mai camminato. Padre Matteo [incomp.] la pose sulle sue gambe, la guarda e le dice: che cosa vuoi? Come faceva Gesù quando incontrava gli ammalati. Cosa vuoi che ti faccia. E questa bimba molto serenamente dice "voglio camminare".

Questa bambina incomincia a stare in piedi, come un cavallo di legno che dondola comincia a ondeggiare, dopodiché esattamente come un robot che si muove comincia a fare i primi passi e a fare il giro della pista di atletica, e al termine di questo giro aveva ormai il passo sciolto e camminava perfettamente. Queste sono le immagini del fatto prodigioso accaduto quel giorno.

De Vincentiis: Ecco, una bambina inchiodata sulla sedia a rotelle si presenta in questa piazza dove c'è un famoso esorcista, le dice di camminare e la bambina... abbiamo assistito a questo fenomeno. Io, lì, presentato in quel modo, è ovvio che suscitava delle emozioni particolari, c'erano molti commentatori televisivi, c'erano alcuni conduttori noti nell'ambito dello spettacolo, c'erano degli attori, e tutti quanti erano presi dalle emozioni. In quel momento l'unico extraterrestre di turno ero io, perché lì ero a cercare di spiegare scientificamente cosa potesse essere accaduto. E ogni mia affermazione, ogni mia ipotesi di carattere razionale era considerata come qualcosa di veramente assurdo perché non era possibile spiegare un fenomeno del genere. Però ho fatto le mie ipotesi e la questione è finita lì.

Quando poi sono andato a casa, in questa occasione non sono stato io come cicappino a cercare il fenomeno, a cercare il miracolo, è stato il miracolo a cercare me, perché mi sono ritrovato un messaggio su Facebook del padre di questa ragazzina che mi diceva: "Dott. De Vincentiis, probabilmente ci sarà stato qualche miracolo, ma sicuramente non è stato per mia figlia." Dopodiché ho parlato con quella ragazza, oggi adulta, che mi ha spiegato un po' di cose.

Ora ci mettiamo in contatto con Skype direttamente con lei e ci facciamo dire da lei che cosa è successo in realtà. (Min. 1.05.00)

Erika Altabella, buongiorno.

Erika: Buongiorno.

De Vincentiis: Questa è quella ragazzina, quella bambina che abbiamo visto camminare durante quella manifestazione. Allora Erika, ci vuoi dire qualcosa? Perché la prima domanda che ti faccio è che in quel momento il commentatore ha detto che tu eri inchiodata su una sedia a rotelle e a un certo punto ti sei alzata camminando. In realtà che cos'è successo? Eri davvero inchiodata sulla sedia a rotelle?

Erika: Assolutamente no. Io non sono mai stata inchiodata su una sedia a rotelle eccetto i momenti post-operatori, però fino a quel momento camminavo con le mie gambe. Quindi non è assolutamente vero. Infatti quando mi sono rivista in quel video, in un primo momento ho provato comunque tenerezza perché mi sono vista io da bambina, mi ricordo quella voglia di farcela, credevo veramente che fosse possibile [incomp.] perché comunque quando si è piccoli si crede un po' a tutto, e quindi ho creduto veramente di potercela fare. Ma così non è stato perché non è avvenuto assolutamente nessun miracolo. Tutti i progressi che ho fatto fino ad oggi li devo comunque alla scienza medica, agli assistenti e agli [sforzi ?] dei miei genitori.

De Vincentiis: Quindi la domanda che ti faccio. Tu in quel momento, mentre camminavi in quel modo, hai sempre camminato in quel modo?

Erika: Sì, sì. Ho sempre camminato in quel modo fino al giorno prima. Lo dicono anche i miei genitori che ovviamente si ricordano meglio di me, perché io ero proprio piccola. Ma mi ricordo anch'io.

De Vincentiis: E un'ultimissima cosa. Tu hai cercato poi di contattare la trasmissione, hai mandato un'email, hai cercato di spiegare cos'è successo. E hai avuto qualche riscontro?

Erika: Assolutamente no, non ho avuto alcun riscontro, né da parte dei responsabili della trasmissione, né da parte di Paolo Brosio che era lì presente. L'unico a rispondermi è stato proprio lei Dott. De Vincentiis, che io ringrazio per avermi dato l'opportunità di esprimere la mia verità e di dire veramente come sono andate le cose.

De Vincentiis: Va bene, ti ringrazio per questa tua testimonianza, Erika.

Erika: Grazie a voi, buona giornata.

De Vincentiis: Quindi io penso che non ci sia la necessità di aggiungere altro commento. Questa è stata un'evidenza straordinaria di come le fonti vengono percepite come dettate dalle emozioni, nel senso che si ritiene vero ciò che noi vogliamo sia vero in determinate occasioni. In quel momento, in quella situazione, in quel talk show era assolutamente straordinario immaginare che questo fenomeno potesse essere reale, e quindi qualsiasi affermazione contraria era letta come soltanto l'espressione di un povero scettico di turno che doveva essere lì soltanto a fare il suo dovere.

Non c'è nient'altro da aggiungere quindi credo che questa sia una testimonianza abbastanza reale di come ci sono certe modalità di fare un certo pseudo-giornalismo. Grazie.

 
 
 
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