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L'FBI sta indagando su Scientology

Secondo alcuni disertori, sarebbe in corso un'indagine federale per presunta riduzione in schiavitù.

Di ©Joe Childs e Thomas C. Tobin, redattori del St. Petersburg Times, 8 febbraio 2011.

©Traduzione a cura di Simonetta Po per Allarme Scientology, febbraio 2011.

 
Diversi disertori di alto rango della Chiesa di Scientology che due anni fa raccontarono al St. Petersburg Times delle pratiche abusanti e coercitive all'interno del movimento sono stati interrogati da agenti dell'FBI impegnati in un'indagine per riduzione in schiavitù.

Lunedì, cinque ex staff ci hanno confermato che negli ultimi 15 mesi hanno avuto colloqui individuali con i federali in merito alle esperienze vissute nell'ordine religioso della chiesa, la Sea Organization. Gli agenti volevano avere dettagli sulle condizioni lavorative e di vita nella base che Scientology possiede nel deserto californiano, isolata sede della sua dirigenza internazionale. Amy Scobee, Mike Rinder, Tom DeVocht, Jeff Hawkins e Gary Morehead, tutti disertori, hanno riferito di aver descritto ai federali le modalità con cui il personale della Sea Org veniva trattenuto nella proprietà, intimidito, degradato e costretto a lunghi orari di lavoro per una paga irrisoria. I loro racconti sulla vita in Scientology erano apparsi per la prima volta nel 2009 in un'inchiesta del Times 2009 intitolata The Truth Rundown.

La chiesa ha enfaticamente negato che il suo personale venga maltrattato e sostiene che i disertori avevano mentito: David Miscavige non ha mai aggredito fisicamente i manager di cui non apprezzava il lavoro.

La notizia dell'indagine dell'FBI è comparsa lunedì mattina sul sito della rivista The New Yorker. Nel numero in edicola, il giornalista investigativo Lawrence Wright traccia un lunghissimo profilo dell'ex scientologist Paul Haggis, sceneggiatore, regista e vincitore dell'Oscar che ha abbandonato la chiesa nel 2009 per una serie di motivi, tra cui anche le rivelazioni riferite in The Truth Rundown.

Wright riferisce che l'FBI ha interrogato Scobee (ex dirigente), Morehead (ex capo della sicurezza della base internazionale) e DeVocht (ex manager della sede di Clearwater) nell'ambito di un'indagine per riduzione in schiavitù che secondo il giornalista sarebbe ancora in corso.

Lunedì Tommy Davis, portavoce di Scientology, ha affermato che l'articolo del New Yorker «non è altro che un rimaneggiamento di accuse infondate», e che la chiesa «non è al corrente di indagini governative sul suo conto.»

La portavoce Laura Eimiller dell'FBI di Los Angeles non ci ha potuto confermare né smentire l'esistenza dell'inchiesta.

La Scobee, Rinder e DeVocht hanno detto ieri al Times che l'agente speciale Tricia Whitehill, di stanza a Los Angeles, si era recata a Clearwater per interrogarli negli uffici federali di Cleveland Street. Secondo Scobee, l'interrogatorio della Whitehill era durato due giorni, il 3 e 4 dicembre 2009, e le erano state fatte domande su diversi argomenti tra cui esempi di violenza fisica di cui la Scobee era stata testimone e punizioni come il Rehabilitation Project Force o RPF, un distaccamento in cui i membri della Sea Org che trasgrediscono alle regole possono riabilitarsi lavorando, per poi tornare nelle grazie della chiesa.

La Scobee ha descritto gli RPF come campi in cui il personale può languire per anni, allontanato da amici, coniugi e altri familiari e in cui pasti e alloggio sono di scarsa qualità. La donna ha riferito di avere avuto il primo contatto con l'FBI dopo aver inviato all'agenzia delle copie di dichiarazioni giurate e altri documenti che la chiesa aveva fornito al Times e al programma Nightline della ABC News nel 2009. La chiesa aveva presentato quei materiali come prova che Miscavige non aveva mai malmenato nessuno. Ma in quei documenti - tra cui le dichiarazioni giurate di funzionari della chiesa ancora in servizio - si riconosceva che tra l'alta dirigenza erano avvenuti episodi fisicamente violenti.

«Stanno ammettendo sotto giuramento che quelle cose succedono veramente e con una certa frequenza», aveva fatto presente la Scobee. «Nessuno di loro chiama la polizia. È necessario un intervento poiché quegli episodi vengono in qualche modo giustificati.»

Poco dopo aver inviato quei documenti, racconta, l'agenzia la contattò per informarla dell'inchiesta in corso su Scientology, richiedendole un incontro. La Scobee si presentò all'ufficio federale di Clearwater dove l'agente Whitehill le raccomandò di non parlare con nessun altro per timore che l'ufficio fosse in qualche modo compromesso con Scientology. L'agente interrogò anche il marito della donna, Mat Pesch, il quale ha lasciato la chiesa nel 2005 dopo avervi lavorato a lungo. Durante l'interrogatorio la Scobee aveva fornito all'FBI un lungo elenco di contatti, persone che a loro volta avevano lasciato la base internazionale, e racconta il suo stupore nell'apprendere che i federali ne avevano già interrogati alcuni.

Alla nostra domanda sul perché ora abbia deciso di parlare dell'indagine nonostante la richiesta dell'FBI di stare zitta, la donna ha risposto: «Non ne ho più notizie da un anno e mi sono stufata. O fanno qualcosa, o non lo fanno».

Rinder, ex portavoce della chiesa, ha detto di avere incontrato la Whitehill a Clearwater. Nel corso dell'interrogatorio durato cinque ore le aveva riferito delle restrizioni poste in essere nel 2006 su 75 dirigenti a cui, nelle sue parole, veniva impedito di lasciare gli uffici in cui lavoravano, due case mobili collegate che i manager avevano soprannominato "il buco". Per mesi Rinder e i suoi colleghi avevano dormito sul pavimento, lavorato fino a notte fonda, potevano uscire solo una volta al giorno per fare la doccia.

A quanto riferisce, le domande della Whitehill si erano incentrate su quelle pratiche lavorative che, secondo la legge, potrebbero costituire riduzione in schiavitù. Rinder aveva raccontato che i membri della Sea Org assegnati alla base internazionale non potevano accedere facilmente ai telefoni, si vedevano confiscare il passaporto e non erano liberi di lasciare la base, controllata da guardie della sicurezza e circondata da un recinto sormontato da filo spinato. L'agente gli aveva chiesto se ritenesse che gli staff fossero stati indotti a credere che se avessero tentato di fuggire avrebbero subito danni, al che aveva risposto: «Naturalmente sì.».

Prima della sua fuga, avvenuta nel 2007 a Londra durante una missione di lavoro, Rinder ha diretto l'Ufficio degli Affari Speciali per due decenni. Poi ha vissuto a Denver e venduto automobili per qualche anno, per trasferirsi nella contea di Pinellas alla fine del 2009. Oggi lavora come consulente e si occupa di pubbliche relazioni. A fine 2010, racconta, ebbe la sensazione che l'indagine dell'FBI avesse perso slancio o, forse, fosse stata archiviata. Ma la Whitehill gli aveva detto più volte che: «stiamo ancora lavorando».

DeVocht è uno dei pochi manager della chiesa che è riuscito a fuggire dalla base internazionale. Ormai stufo di ciò che definisce trattamenti umilianti e degradanti patiti da lui stesso e dai colleghi, nel 2005 scavalcò il cancello principale, camminò per 6 miglia fino alla vicina Hemet, California, e alla fine riuscì a raggiungere la Florida, dove la sua famiglia aveva vissuto prima del suo ingresso nella Sea Org, a 14 anni. Ora vive a Oldsmar e vende mobili. Prima di essere trasferito alla base californiana nei primi anni 2000, DeVocht aveva lavorato come supervisore della struttura della chiesa di Clearwater. Racconta che la Whitehill l'ha interrogato per un'ora e mezza facendogli domande specifiche e informate. «Aveva ovviamente moltissime informazioni», commenta. «Un sacco delle cose che le ho detto andavano a conferma di ciò che aveva già sentito.»

Come Rinder, anche DeVocht racconta di aver descritto le condizioni nel "buco", il recinto perimetrale sormontato da filo spinato e il servizio di sicurezza. La Whitehill gli aveva chiesto se le barriere e le guardie servissero per tener dentro il personale o per impedire ad estranei di entrare. «Per tenerlo dentro», era stata la sua risposta.

Jeff Hawkins, ex staff della base internazionale che si era occupato di importanti campagne commerciali, è stato interrogato dalla Whitehill e da un'altra agente di nome Valerie Venegas a Portland, Oregon, all'inizio dell'anno scorso. «Fu una giornata veramente piena», spiega, aggiungendo di aver loro riferito, tra le altre cose, anche gli episodi di violenza fisica di Miscavige e la vita nel RPF. Secondo lui, le agenti sembravano «molto informate» sulle condizioni nella chiesa.

Anche Morehead, l'ex capo della sicurezza, ha incontrato le agenti a Portland. Le loro domande riguardavano l'esercitazione che l'uomo aveva aiutato a mettere a punto per recuperare gli staff che "avevano fatto blow" - che se ne erano andati senza autorizzazione. Altre domande riguardavano il personale femminile che, stando a sue precedenti dichiarazioni, aveva subito pressioni per abortire.

In base alle leggi federali e statali, la riduzione in schiavitù non implica necessariamente la forza fisica. Per esercitare il proprio controllo, i trafficanti possono far leva sull'emotività, sull'intimidazione o su questioni finanziarie. Sul sito dell'FBI si legge che esistono molti indicatori di traffico umano, tra cui:

  • abusi fisici, emotivi e verbali, o sottomissione.
  • I pasti individuali vengono controllati da qualcun altro.
  • La persona non può parlare per conto suo.
  • Mancanza di controllo sui propri orari, denaro, documenti identificativi o di viaggio.
  • Lavorare e vivere nello stesso luogo.
  • Debiti dovuti al datore di lavoro/capo, o pensare che lasciare il lavoro sia impossibile.

    Lo scorso agosto la chiesa ha vinto un importante caso relativo alla riduzione in schiavitù. Un giudice federale di Los Angeles, infatti, ha respinto due cause presentate dagli ex staff della Sea Org Claire e Marc Headley, coniugi di Burbank.

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    Gli Headley, ora entrambi sulla trentina, erano entrati nella Sea Org da adolescenti. Entrambi erano stati assegnati alla base nel deserto dove si erano conosciuti e poi sposati, come accade spesso tra quelle centinaia di dipendenti. Erano fuggiti separatamente nel 2005, inseguiti dalle squadre della sicurezza della chiesa, ma erano riusciti nell'intento.

    Nel gennaio del 2009 gli Headley avevano presentato due cause distinte in cui sostenevano di essere state vittime di lavoro forzato. La causa di Claire Headley parlava anche di due aborti fatti su pressioni della chiesa; in caso di rifiuto avrebbe perso il lavoro nella Sea Org, che tra i suoi membri scoraggia la procreazione. La chiesa nega di avere fatto pressioni, sostenendo che la donna decise autonomamente di abortire.

    Il giudice rigettò le cause sentenziando che gli Headley erano impegnati in compiti religiosi e che la Sea Org è un ordine religioso, per cui il loro caso ricadeva nella "eccezione di ministero" generalmente concessa ai gruppi religiosi quando si tratta di cause di lavoro. L'eccezione, disse il giudice, impediva al tribunale di approfondire il funzionamento interno della chiesa al fine di accertare le accuse degli Headley.

    Da noi raggiunta telefonicamente lunedì, Claire Headley ha detto che lei e il marito non gradivano discutere di eventuali incontri con gli investigatori dell'FBI.

     
     
     
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