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Messia o pazzo? - Capitolo 1/16: Il Salvatore vive proprio in fondo alla strada!

Di Bent Corydon e Ron Hubbard, Jr. (alias Ronald DeWolf)
© 1987 Lyle Stuart Inc. Secaucus, New Jersey, ISBN 0-8184-0444-2

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2003-2004

 
Fino a quando non iniziarono ad apparire i primi articoli che lo davano residente a La Quinta, ero del tutto all'oscuro del fatto che Hubbard vivesse giusto in fondo alla strada, a circa 25 minuti d'auto da casa mia. In quel periodo la mia vita era una confusione totale e tutta la famiglia viveva con un'ipoteca che avevo fatto sulla casa.

I miei problemi erano iniziati dopo che "Sorgente" si era trasferito nella contea di Riverside. ... Le irruzioni dei federali - frutto di azioni illegali ispirate da Hubbard - avevano reso evidente che egli aveva commesso un errore grossolano, e il suo ego ne era uscito ammaccato. Così dopo i raid aveva iniziato a bastonare a destra e a manca nel tentativo di trovare capri espiatori. Chiunque e qualsiasi pretesto facevano allo scopo, purché si distogliesse l'attenzione da lui. I gestori di missione vennero visti come soggetti ideali.

Il fatto che vivessi così vicino a lui mi collocò in cima alla lista degli obiettivi da attaccare. In seguito molti altri importanti gestori di missione in California (e più tardi in tutti gli States e in Europa) ricevettero un trattamento simile.

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Quando otto anni prima, alla fine del 1969, eravamo arrivati negli Stati Uniti, mia moglie era incinta di sette mesi del nostro primo figlio. Eravamo entrambi Auditor di Classe VIII, la classe più alta raggiungibile all'epoca, ed eravamo stati assunti per lavorare in una franchise di Tustin, in California, vicino Disneyland. Salvo per la nostra casa in Nuova Zelanda, che avevamo ipotecato per comprarci i biglietti aerei per l'Inghilterra nel 1967, eravamo totalmente al verde. Due anni e mezzo in Inghilterra con il salario di staff di Scientology fa questo alla gente.

Nonostante la miseria e alcune esperienze deludenti con alti funzionari della chiesa, all'epoca eravamo ancora pieni di entusiasmo per Hubbard e la "sua tech", in parte anche grazie al fatto che lui e "la tech" erano stati così ben presentati dalle parole e dall'esperienza del rappresentante chiave di Hubbard: John McMaster.

Nel nostro periodo inglese (1967-1968) McMaster era il personaggio Scientology più importante (dopo Hubbard, naturalmente). Dalla metà alla fine degli anni '60 il suo operato a Saint Hill Manor probabilmente contribuì al successo finanziario di Scientology più di quanto abbia mai fatto chiunque altro.

Appena giunti in Inghilterra Saint Hill era travolta da attività entusiastiche. John McMaster teneva affollatissime conferenze nella cappella. Per me i suoi discorsi erano la prova che egli avesse raggiunto e sperimentato qualcosa di paranormale, esistenziale, o qualsiasi sia la parola inutilmente usata per esprimere qualcosa che sia considerato come una vera "esperienza religiosa".

L'aura di amore di John e le sue altre qualità spirituali sembravano la prova vivente della possibilità di raggiungere gli obiettivi più sognati dagli scientologist. Il fatto che fosse il rappresentante di Hubbard e "il primo vero Clear al mondo" davano credito ai molti proclami scritti di Hubbard. I discorsi e la "presenza" di John ricordavano ad ognuno di noi la "realtà di una natura veramente divina".

Oltre alle varie abilità spirituali individuali, McMaster parlava di un mondo di pace, di creare una nuova civiltà fondata sull'amore e la comprensione.

McMaster mi ha detto in una recente intervista:

Ero così eccitato dalla funzione dell'auditing e dal suo potenziale per aiutare gli individui a diventare più abili e consapevoli che ero disposto a tollerare le colpe di Hubbard, via via che esse mi diventavano evidenti. Continuai così per diverso tempo fino a che non realizzai che le sue intenzioni erano totalmente egoistiche. Mi resi conto che a lui interessavano solo i soldi e il potere personale, e le sue vere intenzioni non erano quelle che dichiarava.

La funzione fondamentale dell'auditing è una cosa meravigliosa, ma Hubbard l'ha completamente stravolta. L'idea dell'assistenza circola da un sacco di tempo. Che cos'è il metodo socratico, se non una forma di auditing? [1]

Hubbard mi chiese se ero disposto a pubblicizzare la materia, e lo feci. A quel tempo non sapevo che cosa intendesse veramente farne.

Aveva portato la tecnologia ad un punto in cui aveva una specie di catena di montaggio, come la chiamava lui. Mi disse che stava mettendo tutte le "sfere cuscinetto quadrate" all'inizio della catena di montaggio per trasformarle in "sfere rotonde" dall'altra parte. Quella era la sua idea di "standard tech".

Ma nell'auditing c'è magia. C'è vera magia.

La cosa importante era non abusare di quella magia - cioè sottolineare i bisogni - ma dare vita a quella magia...

Per un certo periodo Hubbard mi affidò implicitamente la tecnologia, faceva affidamento su di me per le informazioni perché, a dispetto di tutte le sue chiacchiere, non sapeva audire.

Non sapeva audire.

Doveva ricorrere a una specie di ipnosi, vale a dire cercare di convincere la persona che stava avendo guadagni. Poi, naturalmente, dopo tre settimane quella persona collassava. Ed Hubbard spiegò questa cosa dicendo che accadeva perché dietro l'angolo c'era una persona soppressiva che le faceva perdere i "guadagni".

Non sapeva audire, così doveva avvalersi di qualcun altro per fare ricerca sull'auditing. E in quel periodo usava me.

Gli davo informazioni e lui scriveva i bollettini. Non poteva dirmi che cosa dovevo fare, perché lui per primo non lo sapeva. Tutti i casi più difficili erano miei; dovevo fare le revisioni, ed è lì che scoprimmo così tante cose.

Avevo una base di apprendimento molto buona, se così vogliamo dire. In parte perché avevo dovuto imparare a lasciare a Saint Hill Manor tutte le cose negative che lui diceva sulla gente che dovevo andare a maneggiare. Avevo centinaia di studenti e preclear, e quando chiudevo la porta del manor dovevo essere assolutamente libero dalle sue idee...

Furono la "vera magia" che io e mia moglie avevamo osservato e sperimentato, e l'esempio di John e di alcuni altri, che nel 1969 ci spinsero ad attraversare l'Atlantico.

Al nostro arrivo negli Stati Uniti lavorammo per un anno alla franchise di Raymond Kemp nella contea di Orange, e riuscimmo a mettere insieme denaro sufficiente per comprare una casa e dare un acconto per un'automobile. Poi ci trasferimmo nella vicina contea di Riverside per fondare la nostra missione.

Non fu facile. Nei tre anni successivi lottammo per restare vivi. Alla fine vendemmo sia la casa di Tustin che quella in Nuova Zelanda, investimmo tutti i soldi nella franchise ed iniziammo ad andare veramente bene. Poi ci mettemmo alla ricerca di una nuova sede e alla fine trovammo questo grande edificio di mattoni (costruito originariamente nel 1909 come YMCA) dove ci trasferimmo alla fine del 1974.

Mi stupisco ancora quando penso a ciò che fummo in grado di fare. Fu un misto di idealismo giovanile, duro lavoro e servizi, assieme a slogan, vendita dura e all'immagine di un dio che viveva su uno yacht e stava facendo ricerche su i "livelli OT superiori". Ero già stato sull'Apollo e parte dello zelo della Sea Org mi aveva molto disturbato.

Le franchise erano estremamente permissive se paragonate al totalitarismo della Sea Org (e Hubbard le tollerava perché erano "pubbliche relazioni" necessarie per attrarre i "wog" in Scientology).

Le franchise consegnavano la parte "inferiore" della "carta dei gradi". Questi "gradi inferiori" assomigliano molto ad una specie di psicoterapia, molto in contrasto con ciò che viene chiamato "gradi superiori", alcuni dei quali sono stati definiti "brutta fantascienza".

I gradi inferiori cercano di risolvere abitudini, paure, inibizioni indesiderate e malattie psicosomatiche e - in generale - tendono ad aiutare le persone a vivere una vita migliore. Anche alcuni tra i critici più severi di Scientology (come l'avvocato Michael Flynn) ammettono che questi gradi inferiori possono dare benefici se vengono fatti senza i meccanismi di controllo perversi della Chiesa di Scientology.

Alla fine del 1977 avevamo oltre 100 staff e consegnavamo circa 400 ore di auditing la settimana. Mandavamo un sacco di gente a Flag dove, alla metà del 1978, finimmo per spendere quasi mezzo milione di dollari per "miglioramento dello staff". Spingevo molto sulle statistiche, ma mantenevo un certo distacco sulle molestie quotidiane per ottenerle. All'epoca eravamo la franchise Numero Uno nel mondo. Era difficile mantenere lo scettro, ed era un testa a testa continuo con la franchise di Martin Samuels di Sacramento. Ma si trattava di una rivalità amichevole.

Alla fine del 1977 noi di Riverside avevamo accumulato riserve per 840.000 dollari che dovevano servire a coprire i progetti futuri della nostra idealizzata, fortissima espansione. Ma, come succede nella maggioranza delle org e missioni di Scientology, avevamo anche sprofondato nei debiti un sacco di staff e di public.

Anche se non raggiungemmo mai la severità della "disciplina" presente sull'Apollo, nonostante tutto spingevamo intensamente sullo staff con il messaggio di abnegazione per la causa suprema. I successi del gruppo erano fonte collettiva di enorme orgoglio. Di sicuro non avevamo dubbi sul fatto che stavamo aiutando l'umanità.

Fu in quel periodo che, a mia insaputa, Hubbard si trasferì nella contea di Riverside. E iniziai ad avvertirne il calore.

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Per me era difficile capire l'isteria che si stava generando poiché non avevo idea che Hubbard fosse stato messo in pericolo dalle prove scoperte durante le irruzioni del FBI. E nemmeno ero a conoscenza del fatto che lui temesse la potenziale testimonianza di una graziosa adolescente (Tonja Burden).

Hubbard era sempre più ossessionato dall'idea che le franchise rappresentassero per lui una minaccia. La convinzione era diventata più grande delle enormi risorse in dollari e persone che stavamo generando. Probabilmente la sua paranoia scaturiva dal fatto che non poteva controllarci completamente: eravamo aziende diverse e legalmente autonome.

Se da una parte questa separazione era stata studiata per proteggerlo dalle responsabilità legali (erano infatti le franchise a contattare direttamente il pubblico "grezzo"), dall'altra significava che i gestori di missione avevano una notevole indipendenza di scelta su cosa fare con i seguaci e con le risorse finanziarie. Ora Hubbard temeva che tali risorse potessero essere usate contro di lui. Se a me non era mai nemmeno passato per la mente di poter usare i conti bancari della franchise per pagarmi degli avvocati che gli facessero causa, evidentemente l'idea era balenata nella sua mente.

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John Woodruff era una delle "pistole" che Diana Hubbard aveva usato per "sparare" a Mike Davidson, per dieci anni capo del network delle franchise. Davidson, un inglese colto ed intelligente, aveva dimostrato grande fair play nel proteggerci da quanto ora so essere stato il Management impazzito di Hubbard. Viceversa Diana, la figlia di Hubbard, era nota tra i gestori di franchise per la acritica aderenza alla sua ristretta interpretazione degli "ordini di papà".

Adesso a Woodruff era stato affidato l'incarico di "investigare" su di me. In una conversazione precedente mi aveva sottolineato di essere un dipendente che avrebbe seguito rigidamente gli ordini. Aveva occhi scuri e inquietanti: due dischi vuoti.

Era molto determinato a "trovare dello sporco" su di me per screditarmi agli occhi del mio staff e del "pubblico". Hubbard aveva già deciso di prendersi la mia franchise, ma bisognava creare un minimo di scompiglio tra lo staff e il "pubblico" di Riverside.

Alla metà di maggio del 1978 ricevetti una telefonata da un'aiutante la quale mi disse che Diana mi voleva in Florida per spiegarle come riuscivo a tenere così alte le mie statistiche.

Quando arrivai al Fort Harrison Hotel di Clearwater Nancy Foster, l'aiutante di Diana Hubbard, mi accolse con baci e abbracci, un grande sorriso e il personale saluto di Diana (una bella ragazza sui 20 anni, con una grande massa di capelli rossi che le scendevano fino alla vita). Venni accompagnato al quarto piano ed entrai in una stanza dove un altro aiutante sedeva con un agente del Guardian's Office dallo sguardo severo.

Avvertii un senso di pericolo.

Mi consegnarono una lettera di dimissioni. Volevano che mi dimettessi dal consiglio direttivo della mia franchise e dai suoi conti bancari. Volli conoscerne i motivi.

«Si tratta semplicemente di uno stato d'affari temporaneo per assicurarci che tu sia leale e, se farai i gradini di riaddestramento e auditing che sono stati decisi per te, nel giro di due mesi sarai reinserito nel consiglio direttivo» mi dissero. Continuarono ad assicurarmi che avrei avuto una udienza assolutamente equa e che se avessi fatto il loro programma non avrei corso alcun pericolo. Se non avessi collaborato avrebbero saputo che ero un SP [persona soppressiva], quindi sarebbero state applicate le opportune punizioni. Forzato in questo modo, firmai.

Non vi fu alcuna udienza e, dopo i tre mesi peggiori della mia vita e completate tutte le richieste che mi erano state fatte, chiesi di essere reintegrato nella mia franchise, come da accordi. Venni accompagnato ad un meeting con Woodruff e uno degli aiutanti di Diana.

«Hai imbrogliato su tutti i tuoi corsi!» mentì Woodruff, traendo un ovvio piacere sadico dalla mia evidente sofferenza. «Sei un SP e non gestirai mai più un'altra franchise.»

Tornato a casa scrissi petizioni su petizioni; adesso però sapevo che la mossa contro di me era stata approvata da Mary Sue, ed iniziai a pensare che Hubbard fosse inaccessibile.

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Nei cinque anni precedenti avevo sperimentato in prima persona che cosa significava essere un cult leader, che cosa significava essere l'agente di Hubbard. C'era un aspetto seducente in tutto questo, molto potente. Come rappresentante di Hubbard, i seguaci di Riverside avevano iniziato a considerarmi quasi sovrumano.

La cosa si era insinuata in me un poco alla volta. Chiunque abbia ceduto alla lusinga o all'ego ha vissuto un'esperienza simile, forse in scala minore. Quando si è destinatari di questo tipo di adorazione non è facile rendersi conto che c'è qualcosa di profondamente sbagliato. Il potere che riuscivo a brandire creava una persona che non ero io. Lo sapevo fin da allora, ma non potevo - e probabilmente non volevo - scrollarmela di dosso. Era come il bere per un alcolizzato.

Fino alla rimozione del 1978 avevo sperimentato un briciolo della stessa malattia di cui soffriva Hubbard. Ma grazie al periodo di distacco dalla follia di Hubbard e dei suoi agenti, lasciato a riflettere tranquillamente a casa mia, ero guarito. Beh, non completamente - alcuni dei sintomi di onnipotenza continuavano a protrarsi...

Malgrado tutto continuavo a vedere Scientology come un modo per migliorare il mondo. Per diciassette anni era stata una parte importante della mia vita, e sotto certi aspetti ero ancora un fanatico.

Nell'ottobre del 1979 mi ero inutilmente recato una seconda volta in Inghilterra appellandomi per tornare alla mia franchise. Un giorno bussarono alla porta di casa mia: l'uomo sulla soglia mi mostrò un distintivo. Era lo sceriffo Jensen che voleva sapere se ero Bent Corydon.

Nel corso degli anni il messaggio che Hubbard mi aveva istillato era che questi tizi fossero "il nemico". La presenza di un rappresentante delle forze dell'ordine sulla porta di casa faceva parte di "un complotto per distruggere Scientology". Così gli chiusi la porta in faccia e telefonai immediatamente al GO per fare rapporto sull'episodio. L'agente con cui parlai si complimentò per il modo in cui avevo maneggiato le cose.

Iniziai a preoccuparmi seriamente perché avevo cominciato a raccogliere una serie di rapporti e documenti nel tentativo di essere vendicato. Pensavo che lo sceriffo fosse in cerca di quelle carte, le quali dopo tutto documentavano azioni che potevano essere ritenute illegali, commesse dai funzionari della chiesa che mi avevano disciplinato. Così qualche giorno dopo mi recai in centro per fotocopiarle, progettando di mandare le copie a Mary Sue Hubbard e nascondere gli originali a casa di mio fratello.

Tornato a casa parcheggiai sul mio vialetto, recintato da un muro su entrambi i lati. Una volta entrato non c'è modo di uscire, se non facendo retromarcia per tornare in strada.

Mentre stavo parcheggiando alzai lo sguardo e vidi lo sceriffo Jensen e due agenti in borghese. Pensai immediatamente che mi stessero sorvegliando per riuscire ad avere i documenti che ora si trovavano sul sedile di fianco a me. Ero nella posizione di danneggiare seriamente la chiesa!

Così innestai repentinamente la retromarcia della mia piccola Ford Capri deciso a puntare sull'autostrada.

Nel raggiungere la sua auto Jensen urlò qualcosa, un altro agente saltò nella propria macchina cercando di impedirmi di uscire.

Mentre facevo retromarcia Jensen si mise di mezzo. Non sentii che cosa stesse urlando, la mia sola preoccupazione era scappare e proteggere i documenti. Jensen balzò nell'aiuola ed estrasse la pistola. Nel cercare di sfuggirgli avevo rischiato di investirlo, dandogli il diritto legale di spararmi. «Fermati o ti farò saltare il cervello!». Avevo la sua pistola a 30 centimetri dalla testa, ma quelle parole, per me, non avevano significato. Volevo solo trovare il modo per scappare e continuavo a dire a me stesso che non potevo permettergli di avere quei documenti.

Decisi di provare una retromarcia sul prato. Aumentai i giri del motore, rimisi la retro e partii a tutta velocità sulla collinetta erbosa. Nel retrovisore vidi gli agenti con le pistole spianate, ma non spararono mentre attraversavo il giardino e prendevo velocità lungo la strada.

Andai a casa di mio fratello per nascondere i documenti e fuggii.

Più tardi chiamai il Guardian's Office; mi assegnarono un legale che mi accompagnò alla prigione di Riverside, dove trascorsi una delle peggiori notti della mia vita. In seguito venne condotta un'indagine sulle condizioni inumane di quel carcere, e non me ne stupii.

Alla fine mio fratello pagò la cauzione e uscimmo in una giornata di splendido sole californiano.

Mi vennero addebitati due capi di imputazione per aggressione armata contro un ufficiale di polizia, e sette capi di imputazione per associazione a delinquere e furto aggravato in relazione a richieste di prestiti bancari fatte da public e staff della mia missione. I prestiti erano stati chiesti per pagare servizi presso di noi. Gli agenti dello sceriffo non erano venuti a casa mia per i documenti, ma per arrestarmi in merito a garanzie non valide in riferimento alle accuse di prestiti fraudolenti. Se non avessi opposto resistenza non avrei avuto problemi.

Risultò che la prima visita, quando avevo rifiutato di identificarmi, era un tentativo di convincermi a fornire prove allo Stato. Sembra che l'Ufficio dello Sceriffo ritenesse che la proprietà di Gilman Hot Springs fosse stata acquistata dalla mafia. Dopo tutto, il nome "Scottish Highland Quietude Club", e i due milioni e mezzo di dollari in contanti, erano qualcosa di insolito. Avevano bisogno di un pretesto per fare un'irruzione, così come temeva Hubbard. Poiché non avevano pretesti, stavano cercando altre vie per ottenere indizi. Le accuse di prestiti fraudolenti servivano allo scopo.

L'Ufficio dello Sceriffo aveva perquisito la Missione della Chiesa di Scientology di Riverside alla fine del 1979 (un anno dopo la mia rimozione). Le accuse avevano a che fare con le richieste di prestiti, e il loro testimone chiave era Todd Carter, membro dello staff di Riverside. Speravano che anche io collaborassi come ulteriore testimone contro la chiesa. Avendo fallito, e malgrado non avessero la ben che minima prova contro di me, mi avevano aggiunto all'elenco degli imputati.

In seguito lo sceriffo Jensen mi confidò che non erano assolutamente interessati allo staff di Riverside, stavano solo cercando indizi per arrivare più in alto.

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Esistono numerose prove che mi indicano come il pezzo di carne che Hubbard voleva lanciare ai mastini per impedire che l'inchiesta arrivasse più in alto (a Gilman, vicino al nascondiglio di Hubbard, dove esistevano veri motivi di preoccupazione).

All'epoca il mio avvocato era convinto che si trattasse di questo. Una mattina mi telefonò urlando: «che cazzo sta succedendo?» (è il tipo di donna che deve essere davvero molto turbata per usare un linguaggio del genere). Risultò che Terry Colvin del Press Enterprise l'aveva chiamata per chiederle se il suo cliente Bent Corydon avrebbe presentato una richiesta di colpevolezza. Il giornalista le disse di aver ricevuto la visita di Heber Jentzsch, presidente della chiesa. Jentzsch gli aveva detto che ero colpevole di tutte le accuse che mi erano state addebitate, e che la chiesa avrebbe collaborato con il pubblico ministero e con la stampa per farmi condannare.

Malgrado questo, l'udienza preliminare respinse le accuse originali di associazione a delinquere e furto aggravato. Il giudice redarguì il pubblico ministero per il caso insussistente.

Prima di essere rimosso dalla franchise del 1978, il mio avvocato mi aveva assicurato che le richieste di prestiti erano del tutto legali. Non ero a conoscenza della portata della "pelliccia" di quelle richieste. "Impellicciare" significa gonfiare cifre come il reddito personale e lasciare invariati o diminuire i debiti, al fine di ottenere un prestito (pratica che, a quanto mi si dice, è abbastanza diffusa negli Stati Uniti). A Riverside i consulenti finanziari suggerivano ai nostri addetti alle vendite ("registrar") di quali cifre c'era bisogno per farsi approvare i prestiti, sapendo perfettamente che l'informazione sarebbe stata usata per falsificare la specifica richiesta. Poiché i nostri staff e public si erano fatti un'ottima reputazione di pagatori, i consulenti finanziari erano ansiosi di fare approvare prestiti per incassare le commissioni. Il giudice decise che, poiché le banche non si erano basate sulle informazioni false, non c'era stata truffa.

Ma io avevo spinto sulle statistiche, attività che, nella migliore delle ipotesi, è amorale. Tuttavia non avevo infranto la legge.

Così, mentre venivo assolto dalle accuse di associazione a delinquere e truffa sui prestiti, rimaneva il grosso problema per il comportamento, ispiratomi dal mio culto, che avevo tenuto sul vialetto di casa. Finii per patteggiare un'accusa minore, venni condannato a 1.000 dollari di multa e a due anni con la condizionale, in seguito ridotti a un solo anno. Successivamente la mia fedina penale venne completamente ripulita.

Anche se può sembrare difficile da credere, dall'esperienza appresi qualcosa di positivo. Nel corso del procedimento legale lessi un sacco di giurisprudenza, ed essa mi aiutò a raggiungere una maggiore comprensione di ciò che Hubbard aveva sprezzantemente etichettato come "giustizia wog". E questo fu un fattore molto importante per riuscire a liberarmi dalle sue manipolazioni.

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Sono diventato buon amico dello sceriffo Jensen (che scherzosamente mi chiama "Killer Bent"). Apprezzo il fatto che quel giorno non mi abbia sparato. Il mio avvocato mi ha detto che se quegli eventi fossero accaduti nella contea di Los Angeles mi sarei ritrovato con un buco in fronte. Così ho chiesto a Jensen come mai non avesse fatto fuoco. Certe cose mi incuriosiscono.

Mi ha risposto «per lo sguardo che avevi negli occhi». «Che cosa hai visto nei miei occhi?» avevo bisogno di saperlo. «Eri spaventato a morte».

Ringrazio il cielo per lo sguardo nei miei occhi!


Note:

1. Forse Hubbard aveva questo in mente la volta in cui si riferì a Socrate definendolo "squirrel", insistendo che aveva semplicemente «fatto squirrel del buddismo». Naturalmente Hubbard sosteneva di essere Buddha.

 
 
 
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