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Messia o pazzo? - Capitolo 1/6: Wog contro Thetan Operanti

Di Bent Corydon e Ron Hubbard, Jr. (alias Ronald DeWolf)
© 1987 Lyle Stuart Inc. Secaucus, New Jersey, ISBN 0-8184-0444-2

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2003-2004

 
Nella primavera del 1974 l'Apollo fece rotta su Lisbona, dopo aver soggiornato a Tenerife e in altre isole delle Canarie (i porti di questo arcipelago, situato al largo delle coste meridionali del Marocco, avevano ospitato a turno la nave).

Prima di lasciare la capitale portoghese l'equipaggio dell'Apollo, a cui era stato concesso l'ingresso in quel porto, fu testimone del colpo di stato di sinistra (che la stampa ribattezzò "rivoluzione dei garofani"). I carri armati pattugliavano le vie della città.

Quando la nave fece rotta sull'isola portoghese di Madera tra l'equipaggio iniziò a serpeggiare una certa tensione. L'essere stati ripetutamente espulsi dai porti del Mediterraneo e dell'Atlantico orientale, e l'aver assistito alle ostilità di Lisbona, aveva lasciato la strana sensazione di essere alla deriva.

Le autorità del porto di Funchal, a Madera, concessero comunque all'Apollo il diritto all'ormeggio. Il senso di sollievo si fece palpabile. Come consuetudine l'equipaggio iniziò a scaricare le motociclette, parcheggiandole sul molo a fianco della nave. Hubbard era sempre stato un appassionato di motociclette e in quel periodo ne possedeva due: la sua preferita era una grossa Harley-Davidson.

Il Capitano Bill Robertson, uomo la cui personalità era colorita quanto quella di Hubbard e la cui lealtà verso il Commodoro rasentava il fanatismo, controllò che il cameriere di Hubbard si assicurasse personalmente che le motociclette venissero trattate con la cura del caso. Esse vennero sbarcate per prime e fu loro trovata la posizione migliore sul molo. Mantenute sempre in perfetta efficienza, venivano lavate e lucidate quotidianamente.

Seguendo l'esempio di Hubbard anche il Capitano Bill possedeva una moto, così come molti altri tra i ranghi più alti dell'equipaggio. Mary Sue aveva una piccola utilitaria.

I membri dell'equipaggio avevano davvero poco, e chi possedeva una moto dedicava al mezzo la stessa attenzione che un genitore premuroso avrebbe dedicato al suo unico figlio. Oltre all'orgoglio del possesso, le motociclette davano ai loro proprietari un prezioso senso di indipendenza e libertà dalla disciplina e dai confini della nave. Tutti i giorni si potevano concedere una corsa di un'oretta e ogni due settimane, nella giornata di libertà, potevano di fatto dimenticare l'esistenza della nave per 12 ore filate! (la giornata di libertà era condizionata alle "statistiche alte", vale a dire che veniva concessa solo se si era prodotto in modo conforme ai rigorosi e a volte ridicoli standard secondo cui la produzione settimanale doveva essere superiore a quella della settimana precedente. Se non ci riuscivano potevano dimenticarsi la "vacanza").

A Funchal si seguì la solita routine di tutti gli altri porti. Le moto vennero sbarcate e con il solito scompiglio ed energia si procedette all'acquisto di provviste e allo scarico dell'immondizia.

I compratori vennero mandati in centro per reperire prodotti freschi al prezzo più basso, e l'Apollo iniziò la procedura di rifornimento carburante. Attorno alla banchina si era radunata la solita folla di centinaia di persone - questa volta, però, più numerosa del solito. «Hey Americanos!» gridò qualcuno, seguito da insulti in portoghese.

Poi qualcosa esplose sul ponte principale. Si udì uno schianto di vetri in frantumi e confusione sullo scalandrone, l'invocazione di aiuto del timoniere in seconda. Sul ponte iniziarono a piovere ciottoli (divelti dalla pavimentazione della banchina) e bottiglie. «Ci sono feriti sul ponte di poppa!» gridò qualcuno «mandate aiuti!». «Laggiù ci sono soldati, perché diavolo non ci danno una mano?» brontolò un ufficiale di bordo.

L'incaricata dell'epoca per la sicurezza del Commodoro era Louise Botika (pseudonimo), che così racconta:

Venni svegliata dalle urla, qualcuno gridava che la nave era sotto attacco. Corsi su nella sua stanza e lo trovai estremamente arrogante. Prima di tutto ordinò all'equipaggio di scimmiottare qualsiasi cosa la folla stesse urlando. I ragazzi seguirono le sue istruzioni, ma invano. Poi, nel tentativo di respingere la folla, qualcuno tirò fuori gli idranti e rivolse il getto contro gli assalitori.
L'equipaggio sbagliò la pressione dell'acqua con l'unico risultato di irritare ulteriormente la folla. Nei tafferugli Kima Douglas riportò la frattura della mascella. Un'altra ragazza piangeva di dolore, accecata dal sangue che colava da una ferita alla testa.

Louise continua:

LRH afferrò un megafono e corse sul ponte urlando «Comunisti! Comunisti!». Il perché non l'ho mai saputo. Ma di sicuro non funzionò.

Poi tornò dentro per riemergere subito dopo con una macchina fotografica dotata di flash, e iniziò a fotografare il putiferio. La cosa in seguito si dimostrò di qualche utilità.

«Dannazione! Stanno spingendo le moto nel fottuto oceano!» urlò qualcuno. «Non possiamo farci niente. Se scendiamo ci ammazzano. Merda! Hanno buttato giù la moto del Commodoro. Gesù, non posso crederci!».

La folla cercò un paio di volte di sciogliere gli ormeggi della nave. L'equipaggio dell'Apollo si dimostrò valente cercando di nascondere la paura che, in qualche occasione, sfociò nel terrore più puro. Qualcuno addirittura si avventurò giù per lo scalandrone nel temerario tentativo di respingere gli attaccanti che cercavano di sciogliere le funi.

Mike Goldstein:

Ero il vice di Capitano Bill. All'inizio ricevetti l'ordine di riunire ed armare con tubi di ferro un manipolo di difensori e raggrupparli sullo scalandrone per respingere l'arrembaggio. In realtà non ci fu mai un vero tentativo di salire a bordo, così non fummo mai messi alla prova.

La folla urlava «CIA! CIA! CIA!». Quando ci ripenso mi viene da ridere per l'assurdità della cosa. Eccoci lì con la nostra brava "shore story" secondo cui eravamo dipendenti della Operation Transport Corporation, società con affari in tutto il mondo. Non dovevamo mai rivelare a nessuno di essere scientologist, poiché secondo Hubbard la cosa avrebbe potuto provocare degli attacchi. La gente non sapeva che eravamo scientologist - qualcosa che avremmo sicuramente potuto dimostrare. Ma sapeva per certo che NON eravamo uomini d'affari. E su questo non c'erano dubbi! Così la folla pensò che fossimo della CIA ed iniziò a tirarci pietre. Eccoci lì nel posto sbagliato nel momento sbagliato. E con la shore story sbagliata.

Al culmine dell'attacco Pat Broeker ebbe l'idea di giocare un tiro sporco tipo "quella sporca dozzina". Voleva saltar giù dalla nave, raggiungere terra con una lancia e fare qualche bravata per salvare la nave. Ma non lo fece. È divertente pensare che adesso è il re di Scientology [1]. All'epoca lo chiamavamo "007". Era un fanatico di tutte quelle attività illegali di spionaggio e il suo film preferito era Quella sporca dozzina. Trascorreva ore a raccontare ai suoi junior tutto il film dall'inizio alla fine.

Louise continua la sua storia:
La rivolta durò un paio d'ore e alla fine riuscimmo a fare intervenire la milizia, offrendoci di consegnare ciò che i militari pensavano essere il rullino di LRH con le immagini dei disordini. Madera è una delle località turistiche più importanti del Portogallo e non volevano avere cattiva pubblicità. Così LRH fece il magnanimo gesto di esporre alla luce, davanti a loro, il rullino della sua macchina fotografica. In realtà quello originale era già stato tolto e sostituito con un altro.

La milizia aveva sgomberato la banchina e riportato la calma quando il Commodoro all'improvviso urlò: «Abbassatevi!». Tutti ci buttammo a terra in cerca di riparo. Ma non c'erano minacce evidenti. LRH aggiunse «Non ci si può fidare di quel tizio con la pistola!» senza però indicare a chi si stava riferendo.

Tale evidente reazione paranoica contrastava visibilmente con il comportamento imprudente tenuto in precedenza, quando si era esposto alla pioggia di sassi e bottiglie presentandosi impettito sul ponte per urlare dentro il megafono e scattare fotografie.

La nave venne spostata alla fonda nel centro della baia. Il giorno seguente alcuni sub recuperarono parte delle moto e l'utilitaria di Mary Sue scaraventate in mare, mentre altri membri dell'equipaggio, protetti dalla milizia, si occupavano degli approvvigionamenti.

****
James Hare, auditor dell'Apollo, si era allontanato dalla nave prima dei disordini. Aveva fatto una corsa in moto e una sosta in un bar del paese. Poi, nell'avvicinarsi un po' brillo al porto, aveva visto i disordini e intuito che la sua vita era in pericolo. Rendendosi conto di poter essere identificato come "uno di loro" aveva girato la moto, allontanandosi in fretta verso l'interno dell'isola. Quattro locali l'avevano però individuato e, inforcate a loro volta le moto, avevano iniziato l'inseguimento. La caccia era durata diversi minuti, fino a quando Hare aveva imboccato una curva a forte velocità. «La mia moto odiava quel tipo di cose, e le odiavo anche io» racconta. «D'un tratto diventò tutto buio».

Le luci si riaccesero dopo quattro giorni. Hare si trovava in un letto di hotel. Sul cuscino macchie di sangue rappreso e sulla testa «Un buco di discrete dimensioni». Sollevato nel vedere la sua chitarra (James ha un'ottima reputazione come musicista di flamenco), si rese conto di essere in discreta forma e di non aver riportato ferite gravi nella caduta. Qualcuno aveva avuto pietà di lui e l'aveva trasportato all'hotel, attingendo al suo portafogli per pagarsi il disturbo.

La moto era andata distrutta così James chiamò un taxi per raggiungere il porto, ma solo per scoprire che la nave era salpata. Tornò negli Stati Uniti e i soli contatti che ebbe in seguito con Scientology furono con alcuni suoi incaricati, i quali lo contattarono per avvertirlo che non avrebbero gradito sentirgli fare racconti pubblici sulla sua esperienza. Uno degli episodi a cui si riferivano era l'aver fatto parte della squadra mandata sulle colline di Madera alla ricerca di Quentin Hubbard (il figlio maggiore di LRH e della terza moglie Mary Sue). Il ragazzo era stato rinvenuto in stato di incoscienza per overdose di droga. Secondo James Hare si era trattato di un tentato suicidio (la reazione di Hubbard al comportamento del figlio fu di sbatterlo sul Rehabilitation Project Force. Si veda il Capitolo 8, "Crocifiggiamo il male").

Quentin, ragazzo molto gentile prossimo ai vent'anni, aveva ripetutamente confidato all'amica Cathy Cariatakis: «Vorrei non essere un Hubbard!». Voleva andarsene e diventare un pilota di linea. Invece gli era stato ordinato di addestrarsi e fare apprendistato come Supervisore del Caso.


La nave, lasciata Funchal e gettata l'ancora al largo, si stava preparando ad affrontare la sua più lunga traversata. Si parlava insistentemente di Buenos Aires (in realtà, con l'aiuto del buio, la nave oscurata cambiò rotta puntando sulla costa meridionale del nord America).

Intanto a Lisbona, dopo che l'Apollo aveva salpato l'ancora, la polizia perquisì il suo ufficio di collegamento in città, ma gli agenti di Scientology avevano già distrutto e bruciato tutte le prove delle loro attività.

L'equipaggio ricordò gli eventi di quella giornata a Madera come il "concerto rock" [gioco di parole tra rock: genere musicale e rock: pietra - NdT].

****

Perché l'Apollo venne allontanata da quasi tutti i porti del Mediterraneo e dell'Atlantico orientale, e poi attaccata a Madera?

La versione ufficiale data da Scientology fu la che la World Federation of Mental Health stava tirando i fili di un complotto internazionale: la cospirazione era stata orchestrata utilizzando agenzie come la CIA, l'Interpol, i servizi di spionaggio britannici e i suoi consolati. Tuttavia numerosi ex membri della Sea Org intervistati per questo libro hanno raccontato una storia ben diversa. Essi condividono unanimemente la convinzione che i problemi avessero a che fare con la condotta di Hubbard e dell'equipaggio delle sue navi.

Elena Lorrel:

La storia di quel periodo manca di alcuni capitoli che rimangono completamente sconosciuti anche a molti veterani della Sea Org. Quei capitoli mancanti hanno permesso la creazione e lo sviluppo di molte leggende, e riguardano ciò che le navi stavano realmente facendo, non quanto noi dicevamo agli altri scientologist a terra di stare facendo.

Ciò che noi stavamo realmente facendo in tutti quei diversi paesi era roba da James Bond.

Alcune delle nostre missioni erano vere azioni di intelligence: ad esempio contro le Nazioni Unite e la World Federation of Mental Health, e anche contro quasi tutti i governi dei paesi che ci ospitarono.

Infiltravamo quei gruppi... voglio dire che trovavamo le persone che stavano cercando di assassinare il re oppure cercavamo di intrometterci tra due tribù in lotta tra loro; cercavamo di sostenere in modo coperto un candidato politico. Tutti i tipi di manipolazione politica, roba che nessuno avrebbe potuto immaginare stessimo facendo, e tutto veniva messo a segno da un piccolo gruppo di persone.

Quasi tutti i membri della Sea Org erano robotici e seguivano rigidamente il modo di pensare di Scientology. Messi sotto pressione e trattati rigidamente avrebbero spiattellato ogni cosa. Quindi c'era solo un piccolo gruppo di noi che, nell'arco di 10 o 12 anni, si sarebbe dovuto occupare di quelle cose. Ci occupammo di scenari che implicavano l'arrivo improvviso al palazzo presidenziale, l'imbroglio delle guardie e cose del genere.

Ciò che provocò realmente il Festival Rock era tipico di ciò che ci mise nei pasticci in quasi ogni porto:

Le cose semplicemente non quadravano!

L'Apollo arrivò in quel porto tranquillo e iniziò improvvisamente a scaricare 47 moto, mentre tre bande diverse presero a suonare! E nello stesso tempo dicevamo di essere una compagnia di management aziendale... una nostra unità di terra era stata mandata subito in città per lavorare su un progetto messo a punto assieme al governo di Lisbona (un nostro tentativo di acquisire influenza). Credo che per la gente di Madera fosse legittimo pensare che li stavamo spiando per conto del governo centrale...

Un altro motivo dei nostri guai era la nostra dannata arroganza, senza il minimo rispetto per gli usi e i costumi dei paesi di cui eravamo ospiti.

LRH stesso più che risolvere i problemi costituiva il maggior problema. Si eccitava moltissimo. Io o Cathy Cariatakis arrivavamo in un paese straniero e cercavamo alleati, e lui si esaltava da morire. Era come un bambino con un gioco nuovo di zecca. Non riusciva a trattenersi. Voleva metter becco ovunque. E quanto lui voleva fare implicava quasi invariabilmente la violazione di un accordo che noi avevamo preso.


Infiltrare "il Nemico"

Elena continua:

LRH inviò una missione "SMERSH" [2] in Svizzera. Venimmo colti con le mani nel sacco dal Ministro della Salute di quel paese. Ricevemmo un mandato di comparizione per presentarci davanti al ministro e al Procuratore Generale. Venimmo presi e circondati dalla polizia. Ci trattennero fino a quando non riuscii in qualche modo a convincerli che ero veramente un membro della World Federation of Mental Health. Gli dissi che c'era stato un battibecco interno all'organizzazione, e noi stavamo agendo di conseguenza. Alla fine se la bevve, lasciò perdere l'idea che fossimo impostori e chiese alle forze dell'ordine di andarsene.

In realtà stavamo cercando di registrarci in Svizzera come World Federation of Mental Health. In quel paese la WFMH non si era mai registrata. Era stata fondata e registrata negli Stati Uniti da Margaret Mead e Brock Chisholm, e tra i fondatori c'era anche qualche altro strizzacervelli della vecchia guardia.

Volevamo ottenere una registrazione in Svizzera per poi sabotare l'intero movimento della salute mentale.

In Svizzera per avere l'iscrizione bisognava prima essere registrati. Avevamo scoperto che loro si erano iscritti senza una precedente registrazione, il che rendeva l'iscrizione illegale. Così cogliemmo al volo la situazione e decidemmo di registrarci al posto loro.

Volevamo che i gruppi di salute mentale di tutto il mondo si unissero a noi. Progettavamo di arrivare allo scopo diffondendo dicerie sui capi in carica della WFMH. Una delle nostre armi chiave era il fatto che avevamo scoperto che i capi stavano sottraendo denaro. Avevamo documenti che lo provavano.

Avevamo avuto questi documenti da due missioni precedenti mandate in Svizzera per saccheggiare un paio di uffici e asportare la documentazione utile. Tra i documenti che la missione aveva portato sulla nave ce n'erano alcuni che rivelavano le tracce del denaro entrante. Mostravano come i soldi venivano scremati da questi dirigenti del WFMH.

Quindi andammo per registrarci ma ci dissero «Non potete farlo. Esiste già un ente con quel nome». E noi dicemmo «No, fareste meglio a controllare i vostri archivi e scoprirete che loro non sono registrati». Ci risposero «Beh, sono iscritti qui» e replicammo «Ma non sono registrati». Dissero «Lo sono in Delaware» e rispondemmo «Sì, ma qui sono solo iscritti, non registrati».

Così quando questa cosa venne fuori (che la loro registrazione era incompleta) le autorità svizzere passarono la faccenda al Ministero della Salute. Sapevano che avevamo ragione noi, ma non volevano pugnalare alle spalle la WFMH. Quindi si rivolsero al Ministro della salute per una decisione.

Nell'attesa preparammo della carta intestata con il marchio della WFMH, aprimmo un ufficio e appendemmo alle pareti grandi manifesti con il nome della Federazione della Salute Mentale. Continuavamo a mandare avanti il programma. Inviammo lettere a tutte le più importanti aziende farmaceutiche del mondo dicendo che eravamo molto favorevoli all'eutanasia (in questo caso "morte misericordiosa" su larga scala, un eufemismo per liberare la società dagli "indesiderabili") e chiedendo sussidi per portare la questione davanti alle Nazioni Unite.

Pensavamo che se le aziende farmaceutiche fossero state tanto squallide da appoggiare la nostra richiesta ci avrebbero inviato del denaro, e se fossero state abbastanza sveglie si sarebbero rese conto che alla WFMH erano dei dannati figli di puttana malvagi che stavano spingendo l'eutanasia. In entrambi i casi noi avremmo vinto. Avremmo fatto apparire la WFMH come un branco di individui squallidi, oppure avremmo finito per intascare una bella somma di denaro per il nostro capitale operativo.

Questo progetto fu soltanto uno dei tanti precursori della successiva "Operazione Biancaneve" condotta da Scientology contro agenzie statunitensi e inglesi.


Una tragedia greca

Elena:

... LRH si trasferì a bordo della Royal Scotsman (presto ribattezzata Apollo) nel 1968 a Corfù, Grecia. L'Apollo diventò così l'ammiraglia.

Andavamo molto d'accordo con la giunta militare che governava il paese. Cathy Cariatakis, la cui lingua madre è il greco, si era data da fare per instaurare relazioni cordiali con il Colonnello a capo della giunta. I rapporti erano così amichevoli che un membro del regime prese parte alla cerimonia di battesimo delle tre navi: Apollo, Athena e Diana.

Le cose procedevano a meraviglia e LRH era estasiato all'idea di creare una nostra base sull'isola di Corfù. Progettava di fondare in loco una Saint Hill Organization e una Advanced Organization, le quali si sarebbero chiamate "Università di Filosofia". Poi ebbe quest'idea di scrivere un articolo sulla Democrazia, visto che la Grecia aveva dato i natali alla democrazia moderna.

Era molto orgoglioso del suo articolo e ordinò a Cathy Cariatakis di tradurlo in greco e di farlo pubblicare sui più importanti quotidiani del paese. E lei lo fece.

Esistono diverse versioni sui motivi che fecero precipitare le cose con il governo greco, guastandosi al punto che Hubbard, le sue navi e ai loro equipaggi ricevettero l'ordine di andarsene immediatamente. Secondo la versione più credibile la giunta militare (la cui sopravvivenza dipendeva molto dal riuscire a tenere a bada la voglia del paese di un ritorno alla democrazia) non avesse apprezzato le idee espresse nell'articolo di Hubbard [3].

L'ordine di lasciare la Grecia del marzo 1969 fu la seconda espulsione formale, ed essa avrebbe infine condotto al "concerto rock" di Madera.


Complotti per assassinare il re del Marocco

Elena:

Il successivo paese importante che perdemmo fu il Marocco...

Per il Vecchio essere stati cacciati dalla Grecia fu l'ultima goccia. Era già stato cacciato da Hull in Inghilterra e quando avevamo cercato di entrare nel porto di Gibilterra non ci avevano concesso l'autorizzazione. Subito dopo c'erano stati i guai della Royal Scotsman in Spagna.

Così il Vecchio decise di disconnettere dalla terra ferma e restare in mare fino a quando fossero durate le scorte di emergenza, e di fare il punto sul nostro scenario. Incrociammo al largo del Marocco per circa due mesi.

Fu durante questa "crociera di disconnessione" che LRH ebbe un attacco di cuore in plancia...

Durante quella crociera lavorammo un sacco alla nave e alla fine fummo costretti ad entrare per approvvigionamenti nel porto di Safi in Marocco.

Richard Wringley, l'addetto alle Pubbliche Relazioni della nave, a Safi scese a terra per incontrare il Pascià (sindaco) locale. Questi lo invitò a tornare di nuovo e Richard si fece accompagnare da me. Feci amicizia sia con lui che con sua moglie.

LRH e MSH [Mary Sue] avevano comprato una villa in un bellissimo complesso nei pressi di Tangeri. Nel corso dell'anno seguente vi vissero relativamente indisturbati mentre la nave incrociava prevalentemente l'Atlantico orientale tra i porti di Marocco, Portogallo e Spagna, e le Canarie.

Nel 1972 vivevano ancora alla villa, mentre la nave era in carenaggio asciutto a Lisbona.

Qualche tempo dopo essersi trasferiti a Tangeri, Richard Wringley inviò a LRH una proposta scritta in cui gli suggeriva di autorizzarlo a trovare un modo per ottenere udienza dal re e tirare Hassan II dalla nostra parte, in modo che LRH e il suo equipaggio potessero trovare in Marocco un paradiso tranquillo senza ulteriori timori di espulsione.

Era un'offerta che LRH non poteva rifiutare. Così Richard e Liz Gablehouse furono autorizzati a condurre la missione. Nello specifico dovevano prendere contatti con il Palazzo, preferibilmente con lo stesso re. Non solo LRH aveva inviato un'autorizzazione scritta, ma aveva aggiunto un appunto in cui dichiarava che Richard avrebbe avuto "sostegno illimitato" (qualsiasi somma di denaro) e poteva scegliersi un compagno di missione.

Richard e Liz trascorsero un sacco di tempo frequentando bar e incontrando persone, fino a quando fecero amicizia con una ragazza francese di nome Bidea il cui marito era membro della famiglia reale. Nonostante questo collegamento non approdarono però a nulla, e a Richard venne affidata la missione di intrattenere rapporti amichevoli con i diplomatici dell'Africa Nera, nello specifico della Costa d'Avorio (un altro paese indubbiamente preso di mira).

A quel punto Bidea confidò a Liz di essere stata poco collaborativa perché non si fidava di Richard. Da quel momento in poi la missione iniziò a fare progressi. Liz venne presentata alle persone più vicine al re e in seguito un rappresentante del Palazzo la invitò a una festa.

LRH, molto eccitato, disse che «Bidea è la nostra chiave per il Marocco»; aprimmo un ufficio a Rabat e lo affidammo a Bidea e al marito.

Dopo la festa il colonnello Allam (amico personale di Bidea) iniziò a ronzare intorno a me e ad un'altra missionaria dell'Apollo. Bidea ci disse di tenerci alla larga da lui perché era un militare. L'apertura del colonnello Allam venne riferita a LRH, che teneva d'occhio molto da vicino l'intero progetto e che ordinò di coltivare i rapporti con Allam. Liz protestò dicendo che la cosa avrebbe violato le istruzioni di non immischiarsi con i militari, ma inutilmente. LRH era molto eccitato dalla svolta degli eventi e non avrebbe prestato attenzione a nulla che non fosse l'obbedienza ai suoi ordini.

Il colonnello Allam venne incoraggiato ad invitare ad una festa alcuni membri dell'equipaggio. A quella festa parlò del generale Oufkir, un berbero. Disse che il re si teneva vicino Oufkir perché gli tornava utile per mantenere la pace tra berberi e arabi (il re è arabo, mentre una grossa parte della popolazione marocchina è berbera. I berberi sono un gruppo di tribù non arabe che parlano una lingua autonoma).

In seguito con Liz e un altro membro dell'equipaggio partecipammo ad un'altra festa del colonnello Allam. Era presente anche il generale Oufkir, appena tornato dall'America e accompagnato da questa oca giuliva che aveva lavorato nell'ufficio consolare di New York. Avevano portato un puledro per il figlio del re, regalo del governo degli Stati Uniti.

Io e Calhoun (il mio accompagnatore) facemmo finta di essere due stupidi turisti americani e questa oca giuliva, dopo aver bevuto un paio di bicchieri, iniziò a parlare a ruota libera. Ci disse che il generale Oufkir era stato a Port Holiberm; sapevo che si trattava di un centro d'addestramento della CIA perché da ragazzina vivevo nei pressi. Ci disse che vi si era recato in segreto per incontrarsi con alcuni funzionari. Il re non doveva saperlo. Pensai che Oufkir doveva essere stato assoldato dalla CIA per operare per loro conto.

In seguito Liz e alcuni membri dell'equipaggio furono invitati come ospiti personali alla annuale parata militare a cui presenziavano i capi militari e del governo. Si trattava di una manifestazione in cui venivano esibiti gli armamenti più recenti. Nel corso di un'esibizione aerea un jet scese in picchiata e abbatté alcune tende. Come risultò più tardi si era trattato di una messinscena per assassinare il sovrano.

I generali, seduti al fianco degli scientologist, vennero trascinati con le armi davanti alle telecamere e fatti confessare che si trattava di un complotto per uccidere il re. Vennero fucilati sul posto.

In seguito LRH inviò Peter Warren e Amos Jessup a Rabat per vedere di farsi approvare un progetto di verifiche di sicurezza [4]; il progetto avrebbe dovuto aiutare i lealisti a scoprire chi stesse tirando i fili del complotto contro il re. LRH lo intendeva come un appoggio al sovrano, voleva usare questo progetto delle verifiche di sicurezza come mezzo per avvicinarsi a lui - LRH pensava che il re temesse per la propria vita e avrebbe mostrato riconoscenza a chi lo avesse aiutato nelle questioni di sicurezza. La proposta consisteva nello scoprire chi fosse coinvolto nel colpo di stato sottoponendo tutti gli ufficiali dell'Esercito marocchino a verifiche di sicurezza.

Amos Jessup e Peter Warren riuscirono effettivamente ad avvicinare il generale Oufkir (consigliere fidato, amico del re e capo dell'esercito) con un progetto che LRH aveva messo a punto per addestrare i militari all'uso dell'E-Meter e delle verifiche di sicurezza. Oufkir rispose: «Molto interessante. Vi farò sapere».

Frattanto il re era stato trasferito al sicuro (in Francia), mentre il suo staff di lealisti organizzava l'operazione di pulizia dei restanti cospiratori ribelli.

Nel frattempo un subalterno del generale approvò il progetto delle verifiche di sicurezza. Il quartier generale di Hubbard inviò una sua squadra per insegnare ai militari selezionati come usare l'E-Meter nei controlli.

****
Il progetto di Hubbard era iniziato da un paio di settimane quando il re rientrò dalla Francia. Tre aerei F-5 Freedom Fighters di fabbricazione americana, in forza all'aviazione marocchina, affiancarono il Boeing 727 di Hassan in avvicinamento all'aeroporto di Rabat, aprendo improvvisamente il fuoco contro l'aereo reale. In due diversi passaggi danneggiarono la cabina di pilotaggio, tranciarono i collegamenti idraulici, mandarono in frantumi la strumentazione e distrussero il portello posteriore.

Hassan corse in cabina e, tenendo una pistola alla testa del pilota, si mise in contatto radio con gli aerei attaccanti. Mascherando la propria voce e presentandosi come l'ingegnere di bordo, disse: «Ce Majèst est mort. Cesez la fusillade!» («Sua Maestà è morto, cessate il fuoco»). Riferì che anche i due piloti erano morti. L'aereo riuscì ad atterrare senza ulteriori danni.

Poco minuti dopo il generale Oufkir fece una telefonata dalla torre di controllo dell'aeroporto. Non si conosce il contenuto della conversazione. Il re e tre dei suoi quattro figli erano riusciti ad allontanarsi a tutta velocità su una piccola Renault 16 nera, diretti alla residenza reale estiva, quando un jet dell'Aviazione marocchina fece quattro passaggi sulla pista d'atterraggio distruggendo automobili, disperdendo la guardia d'onore, ammazzando otto persone e ferendone altre 47. Il re era riuscito a fuggire illeso.

Il mattino seguente venne annunciato che, otto ore dopo l'attacco all'aereo del sovrano, Oufkir si era sparato alla testa nel palazzo reale. Secondo il Palazzo Oufkir era l'ideatore del colpo di stato. L'aereo reale sarebbe dovuto essere abbattuto sul mare, simulando un incidente. Presumibilmente la telefonata di Oufkir dalla torre di controllo ordinava ai jet di attaccare a volo radente il re, scampato all'agguato in volo.

Dopo questi eventi Hubbard spinse con maggior forza il progetto delle verifiche di sicurezza. Ora sicuramente il governo marocchino si sarebbe reso conto della pressante necessità di utilizzare qualsiasi metodo per fare piazza pulita dei cospiratori.

Ai militari del corso veniva intanto insegnato a darsi a vicenda le verifiche di sicurezza, e i resoconti delle sedute venivano consegnati al supervisore del corso. Un giorno da uno di questi fogli di lavoro risultò che i militari che avevano approvato il progetto erano essi stessi coinvolti nel tentato colpo di stato.

Elena Lorrel:

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Sapere il perché avessero approvato il progetto è un vero rompicapo. L'unica cosa a cui posso pensare è che temessero che potessimo avvicinare qualcuno veramente leale al re, e che quel qualcuno potesse trovare interessante l'idea. Così il progetto sarebbe sfuggito dalle mani di Oufkir. In quel modo, almeno, sarebbe stato sotto il suo controllo. Ma non credo che il generale si aspettasse davvero dei risultati. Non si aspettava che il marcio sarebbe venuto alla luce. Ma si sbagliava!

Beh, inutile dire che il progetto venne interrotto e ricevemmo l'ordine di lasciare il Marocco nel giro di dodici ore.

In seguito tutti quelli che avevano avuto rapporti con il generale Oufkir vennero imbarcati, e la nave su cui si trovavano affondò durante la guerra dei sei giorni tra Israele ed Egitto. "In qualche modo" si era trovata nel "posto sbagliato". Morirono tutti, compreso il colonnello Allam che avevamo conosciuto così bene.


Note:

1. Per molto tempo si pensò che Pat Broeker fosse l'erede designato di L. Ron Hubbard. L'uomo era il suo braccio destro e, assieme alla moglie Annie, lo seguì ed accudì durante gli ultimi anni di vita nel buen retiro di San Luis Opispo. Ma si erano fatti i conti senza David Miscavige, che di fatto prese il potere nel 1980 e lo mantiene a tutt'oggi. Dopo la morte di Hubbard non si sono più avute notizie sulla sorte dei coniugi Broeker, che sicuramente non figurano tra i vertici delle varie entità che fanno capo alla Chiesa di Scientology e non sono più stati visti da nessuno dei numerosi fuoriusciti che li avevano conosciuti. Le speculazioni sul loro destino ovviamente abbondano [Martini].

2. Fin dalla rivoluzione bolscevica del 1917 è esistita una divisione dell'intelligence sovietico il cui compito era dare la caccia, ricattare, rapire o uccidere chiunque si opponesse al regime comunista, in particolare ai detrattori o agli oppositori russi espatriati. Anche non russi particolarmente antagonisti ai sovietici venivano selezionati per le azioni della Smersh, parola che significa "Morte alle spie" (Smiert Spionam). Si dice che questo slogan fosse stato creato da Joseph Vissarionovich Stalin e sicuramente rifletteva il suo carattere violento.

La Smersh era la nona divisione del KGB, dedicata alle Azioni di Terrore e Diversive, in cui lavoravano ed era guidata dai killer comunisti più fanatici. Viene citata nel romanzo Dalla Russia con Amore di Ian Fleming: «Sotto il profilo dell'inventiva e dello stile, con "Dalla Russia con amore" Fleming aveva dato il meglio delle sue possibilità, al punto di far precedere il libro da una nota atta a puntualizzare il realismo della storia: - "Non è molto importante saperlo, ma la maggior parte dei retroscena di questa storia sono esatti; la Smersh, contrazione di Smiert Spionam - Morte alle spie -, esiste veramente ed è ancora oggi la Sezione più segreta del governo sovietico. Al principio del 1956, quando questo libro fu scritto, le forze effettive della Smersh, in patria e all'estero, ammontavano circa a quarantamila uomini. Il capo dell'organizzazione era il generale Grubozaboyschikiv; nel libro lo descrivo come era in effetti» - Si veda Ciakmania [Martini]

3. Sembra che anche Hubbard in realtà poco apprezzasse gli ideali della democrazia. Nel 1965 aveva scritto:

E non mi pare proprio che misure popolari, abnegazioni e democrazia abbiano fatto qualcosa per l'Uomo se non spingerlo ancora di più nel fango... la democrazia ci ha regalato l'inflazione e le tasse sul reddito.

4. Si tratta essenzialmente di un interrogatorio all'E-Meter.

 
 
 
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