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Il sogno di tutti: Milosevic in fuga

All'indomani delle elezioni che hanno visto la sconfitta di Milosevic, torna il diario della drammaturga serba più dura contro il regime. Di Biljana Srbljanovic.

Settembre 2000: riprende sul quotidiano La Repubblica, il Diario di Biljana. Raccolta di Allarme Scientology, pagine a cura di Martini.

© La Repubblica.

Belgrado (28 settembre) - Da queste parti, in questi ultimi giorni, tutte le cose importanti accadono di notte. Tutte le sere i cittadini liberi, in tutte le città della Serbia, escono sulle piazze principali per festeggiare il cambiamento di governo. Le manifestazioni di ieri sera sono state le ultime in onore dell'opposizione. Da oggi, da quando le forze democratiche della Serbia hanno finalmente dichiarato la vittoria, tutti noi per la prima volta nell'ultimo decennio stiamo scendendo in strada per salutare il nuovo governo! Il nuovo governo condotto dal nuovo presidente di Jugoslavia, Vojislav Kostunica.

Milosevic, naturalmente, tutto questo non lo vuole riconoscere. E si è rintanato in un vicolo cieco, lasciando i suoi portavoce a borbottare nervose dichiarazioni. Così nell'ultimo bollettino ufficiale hanno dichiarato che Kostunica sta vincendo, con "solo" quattro punti percentuali, e che si deve perciò andare al secondo turno delle elezioni. Come al mercato delle pulci, provano a negoziare con quelli che hanno vinto domenica scorsa. Milosevic e i suoi ultimi collaboratori fedeli stanno guadagnando tempo. Ma l'opposizione, naturalmente, non ha nessuna intenzione di negoziare con quelli che stanno perdendo. E il regime tace, uscendosene qualche volta con dichiarazioni oscure, dicendo che le elezioni non sono ancora finite. Dall'altro lato, proprio perché mancano informazioni vere, in città corrono varie voci: ognuno afferma di essere in possesso dell'informazione giusta e offre la sua versione degli eventi.

Ieri, per esempio, alcuni hanno affermato che una macchina con targa russa diplomatica ha attraversato la città a grande velocità. Alcuni dicono che nella macchina si vedeva un «uomo alto, grosso, con capelli grigi, e con una espressione arrogante sul viso», mentre gli altri dicono che la persona nella macchina era una «signora piccola, con capelli neri, fuori moda, e che aveva gli occhi pieni di lacrime». Però tutti i testimoni sono d'accordo sul fatto che la macchina corresse verso l'aeroporto. E anche se si tratta solo di pettegolezzi, è importante vedere in quale direzione si muovano queste dicerie.

Nessuno, purtroppo, parla più di una "soluzione sanguinosa" della crisi. Tutti adesso si ricordano della caduta del muro di Berlino e della fuga di Honecker in Cile, dove ha vissuto in pace e impunito per qualche anno. Poco male, dicono tutti, perché si sono evitati nuovi scontri, vendette e revanscismo. Oggi perciò tutto il paese prova a indovinare dove Milosevic potrebbe scappare. E nessuno vuole creargli problemi. Dicono: lasciamolo andare, basta solo che non ritorni più.

Nel frattempo, il nuovo governo invita i cittadini a celebrare la vittoria. Suonerà Goran Bregovic, dicono i giornali, la festa inizierà alle otto e durera anche stavolta fino alla mattina. Nonostante questo, ai lavoratori che montavano il palco di fronte al Parlamento, verso le tre di pomeriggio i poliziotti in borghese hanno ordinato di smontare tutto. Anche se poi la riunione è stata regolarmente autorizzata. Una volta la pressione della polizia bastava a spaventare la gente, a non farla uscire dalle case, ma adesso ciò non conta più. La sensazione che la libertà sia così vicina incute alla gente un nuovo coraggio: quello di resistere fino alla fine.

"È finita". Questa è l'espressione con quale la gente si saluta oggi, invece di "buongiorno". "Ci vediamo in piazza!" è un modo di salutarsi più cortese che "arrivederci". In questo paese, durante il giorno si lavora e di sera si festeggia. Nessuno dorme più. E chi può dormire, dopo aver passato dieci anni della nostra vita in un brutto sogno? Perchè sembra arrivato il tempo nel quale tutti ci dobbiamo finalmente svegliare.
(Traduzione di Aleksandra Jovicevic)

 
 

Adesso ho il coraggio di strappare quei volti

Belgrado (29 settembre) Devo confessare che ho un nuovo passatempo. Quando diventa sera, mentre tutti si dirigono verso il centro per partecipare alle manifestazioni, io mi muovo tra i palazzi della città e strappo i vecchi manifesti dei candidati di Milosevic. Facevo la stessa cosa anche prima delle elezioni, però non potevo confessarlo pubblicamente, perché rischiavo di finire in prigione.

Mi trovo davanti una faccia prepotente, tutta truccata, con un soriso falso, e con un movimento rapido strappo il manifesto. Il giorno dopo guardo i manifesti che ho distrutto, e il mio cuore si riempie di felicità. Però ancora nascondo questo segreto. Non ho il coraggio di confessarlo. Non ho il coraggio perché non è ancora finita. Milosevic, anche se più silenzioso che mai, in nessun caso vuole ammettere la sua sconfitta. I collaboratori del regime, i membri dei suoi comitati, del suo partito e del suo governo, abbandonano uno dopo l'altro la nave che affonda. Oggi, alcuni hanno annunciato le loro dimissioni. Tra questi, un ministro e un attore molto amato dai bambini, un certo Manda, che una volta era protetto da Milosevic.

Fino a ieri, Manda divertiva i bambini, li ipnotizzava davanti alla tivù, mentre i loro genitori si occupavano di farli sopravvivere, trovando loro abiti e cibo. I manifesti che ritraggono Manda truccato e sorridente, con il suo sorriso da attore di successo, sono le mie vittime preferite. >p>La notte strappo i suoi manifesti, e durante il giorno faccio finta di niente. Però adesso Manda si è vendicato: ha chiesto pubblicamente ai suoi colleghi di partito di comportarsi "in modo onorevole", di ammettere la sconfitta alle elezioni e di smettere di "proteggere i criminali e i ladri". Manda ha anche chiesto ai politici dell'ormai ex-governo di "compotarsi da uomini" e di ritirarsi in modo pacifico. «E perché li hai protetti fino a ieri?», mi chiedo, mentre cerco per le strade i manifesti di Manda ancora intatti.

Nell'euforia nata in questi giorni in Jugoslavia, ogni "fuga" dalle fila di Milosevic viene salutata con fuochi d' artificio. E credo che sia giusto perdonare tutti i peccati compiuti, politici o umani che siano. Quando uno era vicino a Milosevic aveva l'accesso diretto ai soldi e al potere, e adesso, questi ricchi ex-potenti vogliono conservare i soldi che hanno guadagnato negli anni della vergogna. Pensano che basti pentirsi di essere stati vicino al governo. E, come dicevo, questo pentimento mi sembra sufficiente. Gli verrà perdonato tutto, i loro crimini saranno dimenticati. Alcuni di essi diventeranno perfino degli eroi, per essere stati i primi a denunciare il potere dal di dentro, forse un po' troppo tardi per diventare uomini onesti, ma in tempo per diventare nuovi "conformisti".

Cammino per le strade e guardo i manifesti. Devo confessare di aver notato anche quelli dell'opposizione. Perché in questi giorni dell'unione generale contro Milosevic, sono in tanti ad essere entrati improvvisamente nella lotta. Così, stanotte distruggerò anche i loro manifesti. Solo per fare vedere che nessuno è intoccabile. Così, adesso dichiaro solennemente che appena Kostunica sarà nominato presidente, io entrerò a far parte dell'opposizione. Per controllare i futuri padroni del potere. Per ribellarmi. Per realizzare il mio diritto di minoranza. Con una sola differenza: che i loro manifesti potrò strapparli anche durante il giorno e sotto i loro occhi. Nessuno mi arresterà per questo. Mi lasceranno esprimere la mia opinione, a condizione di ripulire l'immondizia che produco. E quello, già lo faccio da sola.

 
 

Com'è dura la vita a casa Milosevic

Belgrado (30 settembre) «Chi é quel misterioso ospite superprotetto a Mosca?» è la domanda che campeggia sulle pagine principali dei quotidiani indipendenti.

Dall'ufficio di Javier Solana, scrivono le agenzie, è arrivata la conferma che «l'ambasciatore di Jugoslavia in Russia l'altro ieri è andato al'aeroporto di Mosca, accompagnato da una scorta della polizia». Proprio lo stesso giorno in cui metà della città affermava che una macchina con targa diplomatica russa aveva percorso tutta la citta fino all'aeroporto di Belgrado. L'ambasciatore Jugoslavo a Mosca, confermano le fonti, andava all'aeroporto ad accogliere certi ospiti provenienti da Belgrado. Assolutamente naturale. Peccato che l'ambasciatore Jugoslavo a Mosca sia il fratello del presidente Milosevic. E che Milosevic si sia fatto vedere alla tivù da solo, senza moglie e figli.

L'agenzia Reuters, ha anche raccontato che a Belgrado gira insistente la voce che Mira Markovic, la moglie di Milosevic, con i figli ha lasciato il paese e che probabilmente si trova nella capitale russa. Questo significa: moglie e figli vanno dal fratello, e papà rimane a casa per continuare a lavorare. Anche questo è abbastanza naturale. Solo che la moglie di Milosevic è la complice di un cupo regno durato dieci anni, e che i figli sono gli abitanti più ricchi della Serbia, con un reddito di un milione di dollari all'anno, che neanche provano a nascondere, e gli "affari di papà a casa" significano la mobilitazione dell'esercito e la polizia contro il popolo al solo scopo di proteggere il furto dei voti.

Però, forse mamma Milosevic è andata a Mosca solo per un po' di shopping. Per comprare il vestito nuovo per l'inaugurazione del nuovo presidente. Per essere bella quando con grande dignità consegnerà il potere. E forse anche i figli sono partiti solo per divertirsi un po'. Quest'ultimo è stato un periodo molto difficile per loro. Il figlio Marco, è riuscito a ventisette anni a finire il liceo. Ha ritardato un po', per dire la verità, perché gli affari che faceva non gli lasciavano troppo tempo per studiare. La figlia Maria, dopo un matrimonio fallito appena un anno fa, ha cambiato la pettinatura tre volte e tutto il "look" al completo senza però riuscire nell'impresa di rimediare un nuovo marito. È difficile per una ragazza sposarsi (questo lo so anche io).

Gli uomini sono fiacchi, nessuno s'interessa di lei. Così, visto il momento difficile la mamma ha fatto bene a portare i figli da zio, per rilassarsi, e stare fuori dal tiro dalle leggi della Ue e dell'America, finché papà non sistema le proprie cose a casa. E anche per papà, a casa, è dura. Oggi è iniziato lo sciopero generale in tutto il paese. Uno per uno tutti aderiscono: le scuole, i teatri, l'università, i negozi, e da lunedì si aspetta un blocco totale del paese. Nessuno lavorerà, finché non saranno confermati i risultati elettorali.

Kostunica ha invitato oggi la comunità internazionale, i cittadini, i politici, i personaggi pubblici e gli artisti a riunirsi nella pressione su Milosevic. Ed anche io, a modo mio, vi passo questo appello. Anche stasera, per questa ragione si riuniscono i cittadini sulle piazze di tutto il paese. Noi non siamo in fuga da nessuna parte, noi non abbiamo un indirizzo di riserva disponibile, stiamo qui, a casa, per lottare per i nostri diritti. E chi vuole scappare, lasciatelo scappare. Ho sentito che in Siberia hanno bellissimi centri per fare shopping. Anche che la collezione di moda per il nuovo millennio è giovanile e classica, però anche calda e utile.

Invece da noi in Serbia, questo autunno, vanno di moda le maglie e le scarpe da ginnastica, per stare a lungo tempo per la strada. Come accessori vanno molto fischietti e campanellini, bandierine e cartelloni. E gli sfollagente, maschere anti gas, le pistole, e i caschi sono demodé. Come prét-à-porter dell'ultimo decennio. Appartengono al periodo oscuro della storia moderna ed è quasi impossibile che possano avere un "revival".
(Trad. Aleksandra Jovicevic)

 
 
 
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